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Cibo e dignità

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

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LUG
2018

Arginare l’impoverimento dei valori contadini significa porre fine a un fenomeno diventato sistema molto diffuso, che si fonda sullo sfruttamento della manodopera a basso costo

Le identità culturali, collegate al mondo rurale, racchiudono storie ed esperienze capaci di raccontare vite contadine legate da sentimenti diversi, accomunate dalla richiesta di dignità e  riconoscenza. La relazione tra lo sfruttamento dei lavoratori e dei braccianti agricoli è direttamente proporzionale al lavoro e al mercato, uniti dal legame tra la migliore produzione, in termini di qualità e valore economico, e la libertà dallo sfruttamento. Le imposizioni del mercato, soprattutto derivanti della grande distribuzione, si basano su aste al ribasso, svalutando il valore della qualità del prodotto e del lavoro. Le diverse modalità di intercettare cibo presentano oggi elementi valoriali permettendo al consumatore di scegliere qualità e modalità produttive. Negli ultimi cinquanta anni il cibo ha perso valore diventando merce, quantità; i bassi costi hanno favorito la scomparsa di molte comunità di contadini, molte realtà e molta biodiversità. Agromafie e caporalato, economie mafiose illegali diffuse colpiscono il settore alimentare ed i lavoratori agricoli. Alla luce dei diversi report e approfondimenti è necessario l’inizio di una fase dove difendere le dignità umane permette alla base produttiva del cibo di acquisire legalità ed eticità verso la salvaguardia della dignità del mondo rurale e della biodiversità. L’evoluzione del mondo contadino è diviso tra paesi che soffrono la fame e la mal nutrizione e quelli che vivono di iperalimentazione e cattive diete. La differenza è che la cattiva alimentazione non la si cerca, la fame e lo sfruttamento invece sono una vergogna planetaria collegata ad una politica di violenza e sopraffazione. Estirpare la fame, la malnutrizione e lo sfruttamento devono rappresentare azioni concrete volte a cancellare tutte quelle forme indecenti di lavoro para-schiavistico. La liberazione dallo sfruttamento non può essere sradicata da un concetto culturale. Il diritto e la democrazia della conoscenza fanno sì che i saperi tradizionali, custoditi da artigiani e gente umile, abbiano la stessa dignità scientifica del sapere accademico. La diffusione e l’accesso al sapere rappresentano l’obiettivo futuro per creare reti di conoscenze capaci di affrontare le disuguaglianze e lo sfruttamento. La sfida che abbiamo davanti vuole affermare che la libertà e dignità personale sono racchiuse nella necessità di avere opportunità di conoscenza e che il sapere contadino è a sua volta pari al sapere scientifico. Se restiamo nei concetti che la scientificità è garantita esclusivamente dalle accademie, non potremo mai apprezzare e valorizzare le buone pratiche, frutto dell’esperienza contadina, una dignità scientifica costruita anche dall’esperienza. E’ arrivato il momento di dare spazio esclusivamente a esperienze virtuose che operano nel pieno del rispetto delle persone, dell’ambiente, del lavoro, del sapere, recuperando realtà rurali sane, biodiversità, umanità e sana alimentazione.

 



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