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Culture alimentari: tradizione e globalizzazione

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

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LUG
2018

Spesso siamo portati a concepire la globalizzazione come capo espiatorio della perdita di cultura gastronomica, invece la diffusione di modelli alimentari globalizzati ha rafforzato la ricerca della diversità e della qualità, accompagnata dalla riscoperta o reinvenzione di tradizioni locali legate agli alimenti. Il cibo è un fondamentale strumento di identità culturale e le civiltà cresciute attorno al Mediterraneo hanno vissuto da sempre lo scambio economico, legato ad esso come opportunità di integrazione, mescolanza, contaminazione delle tradizioni culinarie attraverso il migrare di uomini, prodotti e culture. Il bacino mediterraneo è stato, più di altri territori, influenzato a livello gastronomico dalle tradizioni culinarie e rurali dovute soprattuto alla vicinanza dei Paesi e alla facilitazione degli scambi. “L’identità mediterranea nasce dalla storia più che dalla geografia” scrive Massimo Montanari, storico. E’ necessario allargare il discorso sul cibo affinché gli si possa attribuire un valore culturale perché il cibo è cultura. Il sistema alimentare, così come i saperi alimentari, rappresenta una costruzione complessa legata a processi culturali che i popoli del Mediterraneo hanno saputo condividere, modificare, creare nel tempo. Se fosse nuovamente il cibo l’elemento di integrazione capace di offrire un percorso utile di confronto delle diverse culture?  In fondo i mercati sono delineati da continue relazioni interpersonali dove spesso le tradizioni di ciascun Paese, per poter essere rafforzate, hanno necessità di essere rivitalizzate per affermare e difenderne i caratteri peculiari. Legare il cibo esclusivamente alla conservazione di determinati prodotti rischia di far perdere il senso della storia, della cultura, del bisogno sociale che ruota attorno all’alimentazione. La capacità di conservare le tradizioni in un mercato globale racchiude la forza di saper confondersi con le diverse culture, come da sempre i Paesi del Mediterraneo cercano di dimostrarlo. Lo scambio di culture alimentari, e non solo merci, rafforza l’agricoltura esercitando pratiche civili e di innovazione sociale fondate sulla reciprocità e sulla capacità di saper alimentarsi. L’atto del mangiare possiede, più della parola, significati profondi capaci di veicolare pratiche e culture. Il cibo sa essere mediatore culturale aprendo attraverso la cucina ogni sorta di invenzione, contaminazione, integrazione, favorendo, in una visione globale sempre più multietnica, pratiche di inclusione sociale. Il consumo di cibo rappresenta l’elemento che più di altri può unirci, un veicolo per diffondere il concetto che l’alimentazione sostenibile e il piacere di cibo siano un diritto di tutti, assolutamente da condividere.



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