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PSICHE/PREGIUDIZI

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

15
OTT
2018

Esistono persone immuni? È possibile non averne? Questa settimana alle prese con una verità scomoda

Razzismo, omofobia, xenofobia… l’elenco sarebbe molto più lungo, ma, per esigenze di spazio, ci limitiamo (per ora!) a citare alcune tra le espressioni più evidenti del pregiudizio e della discriminazione, a volte manifestate in maniera lampante, altre volte in maniera quasi impercettibile. Di certo questo spiacevole discorso investe anche altre categorie: si veda il caso dei malati psichici, dei diversamente abili, delle persone obese, dei disoccupati, di coloro che presentano, in un modo o nell’altro, un aspetto difforme rispetto ai canoni maggioritari. Ma, se vogliamo, anche i più “fortunati” risultano a loro volta oggetto di pregiudizio. Quindi abbiamo dei pregiudizi nei confronti dei benestanti, dei belli, ma anche nei confronti delle persone che consideriamo semplicemente più intelligenti di noi. Insomma, sembra che il pregiudizio risulti, nel bene e nel male, connaturato al nostro stesso modo di pensare. Pregiudizio, infatti, significa giudizio preliminare, ossia giudizio non formulato su base logica e fattuale. Solitamente esso attinge dal cosiddetto senso comune: vasto repertorio di contenuti dove le voci scaturite dal vivo confronto tra i gruppi sociali si consolidano nel tempo, per poi sedimentarsi nelle coscienze e divenire, appunto, pregiudizio. Detto in altre parole, quando per ignoranza non si sa cosa pensare si prende spunto da quello che si è sentito dire.
Il pregiudizio costituisce, quindi, una falsa conoscenza con la quale cerchiamo di colmare l’ignoranza di un dato argomento. E siccome nessuno di noi padroneggia in toto lo scibile umano, siamo tutti, senza eccezione alcuna, potenziali portatori sani di pregiudizio. Ognuno di noi, per naturale ignoranza, è tendenzialmente portato a essere, nel bene o nel male, abbastanza approssimativo rispetto ad alcune realtà sociali. Ciò, però, non toglie che questa deriva, direi, fisiologica possa essere arginata attraverso l’adozione di un atteggiamento intellettuale più onesto, cauto e scientifico. Innanzitutto occorre prendere atto dei propri inevitabili limiti conoscitivi; quindi del rischio concreto di poter formulare – il più delle volte inavvertitamente – dei giudizi non sempre appropriati. In secondo luogo bisogna prestare particolare attenzione a quelle credenze che diamo per ovvie e consolidate, in quanto proprio in esse possono serpeggiare i pregiudizi meno riconoscibili e, pertanto, più insidiosi: quelli che non sono stati ancora individuati e confutati dall’opera sensibilizzatrice dell’attivismo civico. Occorre, quindi, essere sempre cauti e mai supponenti, formulare delle ipotesi di lavoro e cercare di verificarle scientificamente attraverso la ricerca, preparandosi ad accettare qualsiasi cosa venga fuori. Ciò implica che si debba adottare un po’ tutti un approccio più scientifico nei riguardi dei fenomeni sociali e non solo. Perché l’ignoranza, quella vera e assoluta, non è una condizione, ma un atteggiamento.



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