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AGRICOLTURA, AMBIENTE, API/IL SENSO DEL LUOGO

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

22
OTT
2018

Vivere i territori, sviluppare nuove attività e sinergie, tutelare le risorse naturali rappresentano nell’insieme beni materiali e immateriali capaci di vivificare e ridare un senso al luogo. Le aree agricole, i Comuni adiacenti a grandi centri urbani si trovano a far fronte a forme di spopolamento, quasi come quartieri dormitorio, dove le persone sono costrette per lavorare e vivere la quotidianità a ricercare servizi e spazi di vita altrove. Trasformare bisogni diffusi di socialità in una domanda strutturata favorisce la costruzione di forme di vivibilità, produzione, consumo, relazione, capaci di creare non solo nuovo sviluppo, ma anche diverse forme dell’abitare e del vivere. Ricostruire il rapporto tra uomo e territorio sarà l’obiettivo del domani perché si tratta di valorizzare soprattutto quei beni che cadono sotto i nostri sensi. Documenti della Commissione Europea chiariscono che l’azzeramento del consumo di suolo significa evitare l’impermeabilizzazione di aree agricole e di aree aperte compensando, dove possibile, attraverso la rinaturalizzazione di aree di estensione uguale o superiore capaci di fornire servizi ecosistemici. Il dibattito in corso da diversi anni sul consumo di suolo ci pone una riflessione importante sulla sua tutela e utilizzo. Essa non può essere dissociata dall’esigenza di dover riprogettare i nostri territori. La percezione umana, le identità culturali e territoriali, il paesaggio, la fornitura di servizi concorrono all’offerta di qualità sociale evitando la formazione di aree isolate/emarginate che devono condurci a favorire lo sviluppo di aree a crescita controllata, che tengano conto della tutela delle aree naturali e agrarie. Questo modello di sviluppo, secondo anche studi internazionali, porta a costi economici di realizzazione e di fornitura di servizi significativamente inferiori. Il ritorno a un diffuso senso precipuo della cultura rurale garantisce l’affermazione di quelle forme di socialità, riproducibilità, reciprocità di valori ed esperienze, insieme di riti conviviali e consuetudini sociali. Il rinascere di una sensibilità verso la cultura rurale ci invita a ripensare la distribuzione dei servizi favorendo quelle esperienze che avvicinano le persone alla terra e al fabbisogno di ruralità, raccolto nelle forme attuali di fattorie sociali, orti urbani, fattorie didattiche, mercati contadini capaci di “bonificare” i territori e favorire relazioni. In questa visione di sviluppo possiamo essere pronti a voltare pagina verso un’agricoltura intesa come strumento di vita e asse portante di nuova qualità sociale, un welfare di comunità che consuma cibo civile affermando sempre più che le innovazioni possibili esistono e sono nascoste nelle nostre tradizioni e identità culturali.



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