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PSICHE/IL GENIO

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

27
NOV
2018

Cos'è un genio? Una domanda che, per vie traverse, solleva importanti questioni sull'impostazione dei nostri programmi didattici

Il genio, come dice la parola stessa, genera, crea. Certo, nulla nasce dal nulla e nessuno inventa qualcosa di sana pianta. Ma questo non toglie che si possa sempre dare nuova forma a vecchi contenuti. Quindi cambiare il modo di raccontare, di dipingere, di fare cinema o ‒ perché no? ‒ di spiegare i fenomeni naturali. Fatto sta che tale cambiamento difficilmente procede, come ci fan credere, per salti quantici: difficilmente si passa di punto in bianco da uno stile all'altro o, in campo scientifico, da un paradigma a quello successivo. Perché quella che ai profani sembra una scoperta rivoluzionaria risulta di fatto una semplice tappa del nostro lungo processo evolutivo, al quale hanno contribuito, e contribuiscono tutt'oggi, miriadi di piccoli scerpa, assai poco considerati dalla narrazione scolastica, che, per ovvie esigenze di sintesi, tende a semplificare la complessità della storia, ridotta così a un artificioso avvicendamento di fasi significative e personaggi esemplari. Difatti, i processi storici segmentati in epoche perdono, nella percezione degli studenti, la loro continuità di fondo e, quel che più ci importa, i personaggi campionati assumono, sempre nella prospettiva di chi apprende, un particolare rilievo, che li rende percettivamente più salienti, facendoli sembrare molto più di quello che non fossero in realtà. Ciò, di conseguenza, inculca nei giovani la convinzione che la storia sia fatta da grandi persone. Anzi, volendo essere ancora più radicali, ciò inculca nei giovani un mito: l'esistenza stessa delle grandi persone! Un tempo si pensava che tutto questo, sia in campo artistico che scientifico, incentivasse l'emulazione e che l'emulazione stessa fosse di per sé un fatto edificante. Oggi, in tempi (suppongo) più maturi, abbiamo finalmente capito che siffatti personaggi così mitizzati possono benissimo sedimentarsi nelle coscienze come figure tanto ideali quanto potenzialmente frustranti, perché impegnano gli emuli nel perseguimento di una meta irreale e (quindi) irraggiungibile, che lascia, nei più sensibili, un costante senso di mancata realizzazione personale. Perciò, la storia in senso stretto, ma anche la storia delle scienze e delle arti, deve liberarsi di quest'ultimo retaggio mitologico e raccontare, al di là dei personaggi, le persone, per quello che furono effettivamente, evitando di ricorrere all'agiografia e alla censura. Si deve, inoltre, meglio collocarle nel continuum storico, affinché si comprenda come costoro, insieme a tanti altri ancora, altro non furono che figli della loro epoca, di cui (al limite) ben ne colsero lo spirito. Ed evidenziare sempre la natura collaborativa e collettiva degli umani progressi in ogni campo, dove l'eventuale notorietà del singolo non sempre corrisponde tutta al merito e non sempre, purtroppo, comporta il successo in vita. Quindi promuovere non l’emulazione ma la ricerca di un proprio percorso personale. Sostituire così il mito del grande uomo, artefatto della narrazione scolastica, con la realtà dell'uomo giusto, abile, con tanti altri, nel districarsi tra i limiti e le possibilità del suo tempo.

 



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