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Basta solo un "touch"!

Pubblicato da: Categoria: SPORT

18
MAG
2012

 

Il Touch Rugby è uno sport per tutti, grandi e piccini, uomini e donne, all’insegna dell’amicizia e dello star bene insieme. A parlarcene la professoressa Anna Netti, e una “quasi” campionessa, Valentina Antonucci
 
Il TOUCH RUGBY nasce in Australia più di 50 anni fa, come gioco sociale nei parchi e come allenamento del rugby a 13; è uno sport di squadra, in cui il placcaggio del rugby è sostituito da un semplice tocco dell'avversario. E’ necessaria l’intelligenza tattica e agilità piuttosto che la forza fisica; non ci sono contatti duri tra i giocatori, c’è solo un tocco, da cui TOUCH appunto. In Italia, per le sedi di Milano e Taranto, l'organo ufficiale  è il T.R.I (Touch Rugby Italia) e la L.I.T.R. (Lega Italiana Touch Rugby) per le altre sedi, che forniscono, alle squadre partecipanti, materiale didattico e il supporto di tecnici qualificati, da affiancare agli insegnanti. Ma veniamo a noi; a Taranto, il Touch Rugby si è diffuso nel 2007 grazie a Emanuele Novellino, che nel 2009 , per poter partecipare al 1° campionato nazionale di Touch e organizzarlo proprio nella nostra città, ha fondato l’A.D.S.(Associazione Dilettantistica Sportiva) “Delfini Erranti”; l’impegno di tutti i membri, ha fatto sì che avvenisse la convocazione in nazionale di alcuni nostri giocatori sia nel 2008 che nel 2010, con l'assegnazione del trofeo "Touch Spirit". Contemporaneamente all’attività nazionale, l’ A.D.S. ha svolto delle lezioni gratuite in alcuni degli istituti scolastici cittadini, ottenendo un maggior riscontro dalla prof Anna Netti del “Cabrini”, che ha permesso al suo Istituto di essere quest’anno, tra i soli quattro  in tutta Italia, insieme a Roma, Cosenza e Benevento, di partecipare ad un progetto ministeriale sul Touch: Progetto Scuola L.I.T.R. 
 
Professoressa Netti, che ruolo ha nella squadra?
«Quello di coinvolgere quanti più alunni è possibile; è chiaro che ho interesse che siano tutti della mia scuola, ma essendo la referente di questo sport da 3 anni, mi sono recata anche presso le altre scuole per propagandarlo. Non ho fatto l’allenatrice perché quando si fece il corso per il brevetto da allenatore di Touch, non son potuta andare, in quanto si svolgeva a Verona. Formiamo un trio eccezionale, con Emanuele Novellino e Antonio D’Alfonso, rispettivamente allenatore e dirigente  di Delfini Erranti, nonché aiuto-allenatore. Il mio ruolo è anche quello di stare un po’ in panchina con i ragazzi, o nello spogliatoio, parlando molto spesso dei loro problemi, confrontandoci e consigliandoli; essendo sia ragazzi che ragazze , non è una situazione sempre facile da gestire, trovandosi nella fase adolescenziale, quella dei 14-15 anni. I ragazzi si sono appassionati, a tal punto che molti di loro si sono inseriti nella società madre, cioè i Delfini Erranti, e ringrazio il presidente Francesco Calìa,che  mi ha dato l’opportunità di aver scelto me come insegnante, e il Cabrini come scuola rappresentativa della squadra di Touch Rugby di Taranto.»
 
Come si è sviluppato questo sport a Taranto?
«La prima volta che ho visto l’allenamento di Emanuele, anni fa, non mi ha colpito, soprattutto nel vedere molta gente adulta; ma ora  si è capovolta la situazione, c’è la forte presenza di questi ragazzi presi dall’entusiasmo. Ciò che ci penalizza, è la mancanza di sponsor che stiamo cercando, perché sostanzialmente ci autofinanziamo e il costo principale è nelle trasferte, e cioè nel viaggio in sé per sé, perché arrivati a destinazione, sono le squadre avversarie che ci ospitano. Purtroppo il Touch, a differenza di altri sport come il calcio e la pallavolo, non essendo riconosciuto, non ha molta visibilità a livello nazionale, e il progetto scuola L.I.T.R., è un’ottima iniziativa per diffonderlo. Tre anni fa, quando ho accettato di aderirvi, mi son trovata di fronte ragazzi adolescenti, che si sentivano dei falliti nello sport, perché a 15 anni se non sei forte negli sport “di vetrina”, come li definisco io, ti fanno sentire un fallito. Il Touch ha avuto la capacità di spronarli: per esempio Valentina Antonucci di I D, è stata indicata per un’eventuale nazionale. Si tratta di  uno sport molto sano, non esiste il “dover vincere” a tutti i costi, ragion per cui si respirano valori dell’amicizia, dello stare insieme, della solidarietà e della famiglia. Nella nostra squadra ci sono due genitori e due figli, non esiste limite di età, né di sesso, anzi è preferibile parità sessuale durante una partita. Non è uno sport pericoloso, e ci sono tantissimi ragazzi che hanno gli occhiali, l’apparecchio ai denti; non accade come durante una partita di calcio, nel corso della quale è facile farsi male, il massimo che succede è prendere una storta!»
 
Progetti futuri?
«Il prossimo appuntamento sarà la tappa del campionato centromeridionale allo stadio Iacovone, dove ci sarà Roma, Benevento, Catanzaro, e Delfini Erranti, tra il 10 e il 15 giugno.»
 
Abbiamo ascoltato anche la futura giocatrice in nazionale, studentessa  del Cabrini, Valentina Antonucci. 
Valentina, come ti sei avvicinata al Touch Rugby?
«Un giorno la professoressa Netti, è venuta in classe chiedendo chi volesse provare questo nuovo sport e recarsi in palestra: io per saltare 2 ore di lezione di economia, sono andata e mi è piaciuto subito, e da lì ho continuato, andando ad allenarmi anche il sabato al camposcuola.»
 
Quindi pensi di continuare?
«Sì sì, mi piacciono tutti gli sport, ma mi sento molto portata per questo.»
 
E cosa ti ha trasmesso rispetto agli altri?
«È uno sport che emoziona molto, e che mi ha regalato un’amicizia importante.»
 
Come si svolge una partita?
«La palla non si passa in avanti, e il giocatore in possesso di palla che viene toccato dall'avversario deve fermarsi e far passare il pallone a terra in mezzo alle proprie gambe (RollBall); il suo compagno di squadra più vicino deve riuscire a raccogliere il pallone e passarlo. Ogni squadra ha sei tentativi a disposizione per segnare una meta, che vale un punto. Una volta toccato, il giocatore non può passare o buttare via il pallone, ma se contravviene a questa regola deve essere effettuato un cambio di palla. Ogni squadra è composta massimo da 14 giocatori, ma quelli in campo devono essere 6, potendo effettuare un cambio in qualsiasi momento. I tempi, decidendo al momento, possono essere 2 da 10 minuti l’uno, oppure uno intero di 20 minuti. Da ricordare il terzo tempo in cui tutti insieme, entrambe le squadre cioè, escono a cenare per festeggiare. Un cosa particolare di questo gioco è il prestarsi i giocatori tra squadre avversarie in caso di minoranza di una delle 2 e indossando quindi un’altra maglia; è bello questo scambio culturale, di amicizia, il mischiarsi con gli altri e lo stare bene insieme.» 
 



Commenti:

Anna Netti 20/MAG/2012

Non avevo dubbi sulle capacità della mia figlioccia.....tanti auguri Fabiana e che tu possa realizzare il tuo sogno!!!

Emanuele 19/MAG/2012

Bellissimo articolo

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