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Francesco Ricci/Il chirurgo con il dobok

Pubblicato da: Categoria: SPORT

20
SET
2013
Sacrifici dopo sacrifici: così l’atleta martinese classe ’92 è riuscito a distinguersi nel mondo dello sport, non trascurando il proprio percorso di studi. Orgoglioso dei traguardi raggiunti: «Tengo segreta la ricetta del mio successo»
Scalare le classifiche e arrivare in cima non è semplice. Allenamenti intensivi ed assidui, numerosi sacrifici e ambizione sono le parole chiave di ogni sportivo che si rispetti. E sono di sicuro questi i principi che hanno aiutato Francesco Ricci nel suo cammino da atleta. Classe 1992, categoria dei meno 78 chilogrammi, Ricci è un atleta d'élite per quanto riguarda il Taekwondo in Italia, con numerosi titoli appuntati al suo Dobok (la tuta da combattimento sportiva). Il Taekwondo è un'arte marziale coreana che si basa sull'utilizzo dei calci, ed è l'arte marziale più praticata al mondo. E Ricci calcia parecchio lontano, con alle spalle titoli nazionali, regionali e una medaglia di bronzo agli europei. Il martinese ora è riconosciuto a livello nazionale, e viene ironicamente soprannominato nel suo ambiente "il chirurgo" a causa dei suoi colpi peculiari e precisi. Una tecnica formidabile, affinata in anni di allenamenti ed esperienza. 
Francesco, a che età i primi passi e come ti sei ritrovato a praticare il taekwondo?
«La passione per lo sport la coltivo sin da piccolo, mentre quella per il taekwondo invece è nata all'età di 15 anni. Tutto è cominciato dall'esigenza di imparare a difendermi da un’eventuale aggressione. Col tempo questa necessità si è trasformata, diventando passione. Ho cominciato a impormi obiettivi sempre più importanti».
Ci sono degli ostacoli che hai dovuto "calciare via" dalla tua strada?
«Per quanto possa suonare scontato, la vita è il peggiore ostacolo. Nel mio caso ho dovuto incassare i suoi duri colpi, imparando a diffidare di persone capaci solo di prometterti  la luna. Ora mi fido solo del mio maestro, dei miei parenti e dei miei amici più stretti, nelle questioni rilevanti la mia carriera».
Una rapida ascesa al successo e numerosi titoli stanno costellando la tua carriera. Quali sono i trofei e gli incontri più importanti per te?
«Solitamente ricordo meglio le gare che ho perso rispetto a quelle che ho vinto, ma non posso negare che la medaglia vinta in Austria, valida per il ranking mondiale, sia stata la vittoria migliore sinora. Torneo disputato una settimana dopo aver affrontato un esame universitario non poco impegnativo».
Come riesci a far convivere lo studio e l'assiduo allenamento agonistico?
«Sport e studio universitario sono un binomio che, se gestito con sapienza, può aumentare il rendimento sia dello studio che dello sport. La mente indubbiamente è l’arma migliore che ho e lo studio può solo migliorarla».
Quanto tempo dedichi allo sport? E qual è la ricetta del successo?
«In periodi di preparazione atletica arrivo anche a 5 ore al giorno. Riguardo alla ricetta per il successo penso che sia meglio tenerla segreta». 
Cosa consigli a chi vuol riuscire ad emergere come sportivo?
«Mettetevi sempre in gioco, riconoscete i vostri limiti: solo così potrete superarli al meglio».
 


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