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Antonio Tripepi /«Quello sì che era un super Martina»

Pubblicato da: Categoria: SPORT

25
OTT
2013
Ripercorriamo i quasi quarant’anni di attività calcistica del grande sportivo in un’emozionante intervista a uno dei più carismatici cuori biancoazzurri della storia del Martina calcio
Passione calcistica e amore incondizionato per il Martina. In queste poche, ma incisive parole si può riassumere la gloriosa carriera calcistica di Antonio Tripepi, martinese d’adozione ma nativo della provincia di Reggio Calabria, uomo capace di scrivere memorabili pagine di storia sportiva, tanto nelle vesti di carismatico calciatore quanto in quelle di esperto allenatore. Un uomo di calcio d’altri tempi, dai saldi valori morali e sportivi, che ha fatto della dedizione per il mondo pallonaro un vero e proprio stile di vita, dimostrando negli anni anche una marcata sensibilità nei rapporti umani e soprattutto in quelli della sfera privata. Negli occhi del “Trip” traspare l’amore più puro e incontaminato per la passione di una vita, rivelandosi attraverso le sue spinte parole modello esemplare di vita e di sport per l’immaginario collettivo.
Una carriera calcistica lunga e particolarmente intensa la sua, mister. Può ripercorrerne le tappe più significative?
«E’ sempre un piacere per me ricordare i momenti salienti del mio percorso sportivo. Ho iniziato a tirare i primi calci al pallone nella squadra del mio rione a Reggio Calabria quando ero ancora un ragazzino. Erano altri tempi quelli. I bambini iniziavano a rincorrere un pallone nei campetti in terra battuta di periferia, non potendo disporre di strutture migliori come avviene nei nostri giorni e non potendo far parte di scuole calcio come quelle odierne. Ma nonostante tutto la passione spingeva i ragazzi degli anni ’60 a inseguire il sogno di diventare calciatori professionisti. Il mio primo vero approccio con il calcio giocato coincide con il mio approdo nel Messina calcio, dove nella stagione 72-73 ho debuttato nel mondo dei professionisti all’età di soli 18 anni. Dopo una serie di campionati professionistici, vissuti da protagonista, nella serie cadetta e nei campionati di C1 e C2,a cavallo tra gli anni 70 e 80, indossando le maglie di Modena, Padova, Ragusa, Paganese, Campobasso e Cosenza (collezionando nelle varie annate la totalità di 366 partite e di 17 reti), l’arrivo a Martina nella stagione 84-85 segnò una svolta definitiva nella mia carriera, svolta che coincise con una convinta scelta di cuore. Col Martina calcio ho disputato 4 campionati di C2, 1 di C1 e 2 fra i dilettanti e con la maglia biancoazzurra ho deciso di dare il mio addio al calcio giocato all’età di 41 anni».
Nel corso della sua lunga e gloriosa carriera di calciatore professionista ha avuto la fortuna di calcare importanti palcoscenici calcistici di livello nazionale. Ricorda i più grandi calciatori contro cui ha avuto la fortuna di giocare?
«La partita che non potrò mai scordare per il fascino espresso dai giocatori che ne erano protagonisti in campo è senza dubbio un Cosenza-Udinese di Coppa Italia della stagione 83-84. In quell’incontro ebbi l’onore di poter contrastare calciatori del calibro di Zico, autentico fuoriclasse e uno dei più grandi sempre, e di un fresco laureato campione del mondo quale Causio. Roba non da poco. Quello fu uno degli apici più alti della mia vicenda calcistica».
Qual è stato il ricordo più emozionante della sua esperienza calcistica?
«Sono stati numerosi i momenti intrisi di spiccato ardore calcistico nel corso della mia carriera, sia di calciatore che di allenatore in prima e in seconda. Tengo impressi nella mente i ricordi di svariati e clamorosi successi, spesso sudati, ma alla fine conquistati meritatamente. Ma se potessi scegliere un momento particolarmente significativo della mia vita di calciatore, certamente metterei al primo posto di questa speciale classifica dei maggiori successi la vittoria del campionato di C2 nella stagione 85-86, con la conseguente promozione in C1. Facevo parte di una compagine fortissima, che vantava tra le sue fila numerosi talenti tutti locali come Presicci, Pettinicchio e Di Comite (tanto per citare qualche nome). Un mix perfetto di seri professionisti allentati da un mister esperto quale Ambrogio Pelagalli. Era un super Martina».
Tra le oltre 500 partite ufficiali disputate con le varie maglie della sua carriera, quale ricorda con maggior piacere?
«Era la stagione 86-87, quella della C1 conquistata l’anno precedente con Pelagalli. Fu un Martina-Foggia disputatosi tra le mura amiche del Tursi. La partita finì sul punteggio di 3-1 per il Martina. Quella vittoria ebbe un sapore particolare per me e per tutta la squadra. Avevo fatto gol ed avevamo battuto il primo Foggia di Zeman, che di lì a poco avrebbe raggiunto l’ambito palcoscenico della serie A. Quella resterà sicuramente una delle partite più memorabili dell’intera storia della società biancoazzurra».
Passiamo alle note dolenti. Il momento più triste della sua carriera?
«Dopo la morte di mio padre, il momento del mio addio al calcio giocato è stato uno dei più difficili da affrontare di tutta la mia vita. Trovarmi catapultato fuori da quel mondo che per anni è stato parte integrante della mia esistenza, non fu una cosa tanto facile da accettare, soprattutto per uno che aveva impiegato notevole dedizione ed esemplare impegno nell’esercizio della professione di calciatore. Ma anche grazie all’amore della mie due famiglie, quella vera e quella biancoazzurra, sono riuscito a smaltire col tempo la delusione verso quelli scarpini ormai appesi al chiodo».
In quale direzione è cambiato, secondo lei, il “Dio Calcio” dai suoi esordi ai nostri giorni, data la sua quasi quarantennale esperienza in questo complicato mondo?
«Durante il corso della mia carriera ho assistito a una lenta ma profonda evoluzione del calcio. Oltre al cambiamento dal punto di vista tecnico, ciò che caratterizza il calcio dei nostri giorni è la sua evoluzione nel senso della commercializzazione e del clamore mediatico. La passione pura verso lo sport più bello del mondo ha lasciato col tempo campo aperto alla manipolazione da parte del mondo capitalistico, lasciando solo ai più nostalgici quello spirito di amore incontaminato verso il mondo pallonaro. A fare da padroni incontrastati in questo mondo dalle molteplici facce sono ormai gli interessi economici derivati dall’impiego di sponsor e dei grandi mezzi di comunicazione di massa. A mio avviso non resta che accettare questa attuale condizione, vedendo questo cambiamento del calcio come il motore per rendere più spettacolare questo sport nell’immaginario collettivo. Il calcio ormai è un fenomeno mediatico ed un forte polo economico».
Qual è secondo lei la causa principale per cui i ragazzi delle nostre parti non riescono ad emergere nel tortuoso mondo del calcio? Che consiglio si sente di dare ai potenziali talenti del nostro calcio?
«Ai ragazzi di oggi (parlo a riguardo di quelli che muovono i loro primi passi in questo mondo nel territorio di Martina e provincia) non è data purtroppo una solida basa su cui poter coltivare e far maturare il loro talento. Sul territorio di Martina mancano le strutture adatte a consentire ai ragazzi di allenarsi regolarmente. Si crede, e soprattutto si investe poco o quasi niente sui settori giovanili benché sappiamo, sul famoso esempio della “cantera” blugrana, possano rivelarsi le principali fonti di grandi successi di squadra. Un consiglio spassionato che do ai ragazzi è quello di continuare sempre la strada dello studio e nello stesso tempo di credere nelle loro capacità, forti della speranza di diventare un giorno dei calciatori professionisti».
Sogni nel cassetto e progetti futuri?
«Vivo stabilmente a Martina Franca con la mia famiglia da trent’anni. La mia vita è qui ormai, i miei affetti più cari li ho qui, come del resto i ricordi più indelebili. Dal mio arrivo a Martina nell’85 ho trovato una piazza fantastica che mi accolto a braccia aperte, facendomi divenire suo figlio adottivo a tutti gli effetti. Chiaro esempio di come il calcio, spesso, possa incidere notevolmente sul cammino esistenziale di un individuo. Martina mi ha dato tanto e io ho dato e continuo a dare tanto alla città e ai colori della sua squadra di calcio. Il mio sogno nel cassetto, a quasi sessant’anni, sarebbe quello di seguire le orme dell’uomo più influente nell’ambito calcistico martinese, Mario Laudisa, modello esemplare per diverse generazioni di amanti del pallone, che nel corso della sua vita ha ricoperto i più svariati ruoli all’interno della società biancoazzurra, dal calciatore-capitano, ad allenatore e accompagnatore. Credo profondamente nella realizzazione di questo desiderio, affinché il mio nome possa restare impresso negli annali storici del calcio martinese».
 



Commenti:

ANGELO PETRAROLO 18/FEB/2015

Caro mister,sono angelo petrarolodi san vito dei normanni(br)le invio con piacere un caloroso saluto ele auguro tanta fortuna;sonorimasto legato dai ricordi della sua esperienza a san vito che ritengo positiva al 100x100,peccato per come e'finita. il mio augurio e' quellodi rivederlo di nuovo sulla panchina biancoverde. un saluto di cuore anche alla sua famiglia.un abbraccio!!

Denisi 3/DIC/2014

Ciao sono piero Denisi Éro sempre con gino costa é lopez ...

MIMMO 4/DIC/2013

Giocavamo assieme negli anni 66

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