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LA DIETA

Pubblicato da: Categoria: IL RACCONTO

1
GIU
2017

Aldo Oderoni era un rappresentante di commercio in attesa di trovare lavoro. Sua moglie Flavia, invece, per mandare avanti la famiglia si era adattata a lavorare come cameriera nel turno notturnoin un bar tavola calda, aperto ventiquattr’ore su ventiquattro.
Una sera che se ne stava da solo a casa a bere, Aldo decise di andare a mangiare qualcosa nel locale dove lavorava la moglie, e già che c’era vedere se riusciva a scroccare qualcosa.
Quando arrivò, si sedette al bancone e si mise a esaminare il menu.
«Che ci fai tu qui?» gli chiese Flavia appena lo vide, poi si girò verso lo sportello della cucina, e passò delle ordinazioni.
«Tutto bene a casa, e i ragazzi?» Gli chiese ancora, tornando a girarsi verso di lui.
«Si tutto bene. Dormivano e allora sono uscito per prendere una boccata d’aria». Le rispose il marito.
«Vuoi mangiare qualcosa? Che vuoi ordinare?» Gli domandò Flavia.
«Dunque, vorrei delle coscette di pollo con patatine fritte e una birra». Le rispose lui.
Flavia trascrisse sul suo blocchetto l’ordinazione e poi si girò per passarla in cucina.
«Non c’è mica modo di… hai capito?» Le chiese Aldo, strizzandole l’occhio e facendole un cenno inequivocabile con la mano.
«No. Assolutamente no». Le rispose lei stizzita, poi si voltò e si allontanò da lui.
Aldo si accomodò sullo sgabello e, in attesa del pollo e delle patatine, cominciò a sorseggiare la birra. Due tizi sulla cinquantina, uno in completo grigio, con il nodo della cravatta allentato e il colletto della camicia aperto, l’altro in jeans e maglietta, si sedettero accanto a lui e ordinarono due birre. Appena Flavia, dopo aver preso le ordinazioni, si girò e si allontanò da loro, uno dei due disse all’altro:
«Niente male quella lì. Non è più giovanissimae ha sicuramente qualche chilo di troppo, ma ha proprio un bel fisico». L’altro rise e gli rispose che ne aveva viste di meglio.
«Che c’entra… anch’io ne ho viste di meglio. Ma c’è a chi piace la donna in carne, e poi guarda che fianchi, e a quest’ora poi…». Gli rispose il primo e ripeté…
«E a quest’ora mi andrebbe bene anche lei».
«Be’, a me no». Rispose l’altro.
Flavia tornò al bancone e lasciò il vassoio con il pollo ele patatine al marito e poi gli chiese se voleva ancora qualcos’altro.
«Ti porto un’altra birra?»
Aldo le fece un cenno d’assenso,si avvicinò il vassoio, e cominciò a mangiare. La moglie tornò poco dopo con un’altrabirra e servì anche i due tizi che erano seduti al suo fianco. Poi prese una coppettae si voltò per prendere la spatola e riempirla di gelato. Abbassandosi sul congelatore, la gonna nera si tese sui fianchi e scoprì le gambe, mettendo in mostra anche il pezzo scuro delle calze, le sue cosce rugose e pallide, e una rete di venuzze che si irradiavano come una ragnatela.
I due tizi seduti accanto ad Aldo si scambiarono un’occhiata. Uno di loro sollevò le sopracciglia e sorrise, l’altro fece un ghigno e, senza staccare gli occhi di dosso a Flavia, prese il boccale di birra e se lo portò alla bocca.
Quando la donna si girò, Aldo dette un’occhiata ai due tipi che non smettevano di guardarla e allora si alzò e, lasciando il piatto a metà,si diresse verso l’uscita. Sentì la moglie che lo stava chiamando, ma lui tirò dritto.
Arrivato a casa, andò a dare un’occhiata ai ragazzi che stavano dormendo, poi si spostò in camera da letto e si spogliò. Tirò su le coperte, chiuse gli occhi e si lasciò andare a pensare,mentre un misto di gelosia e compiacimento gli si sparse per tutto il corpo. Tornò ad aprire gli occhi, quindi si girò su un fianco e cercò di dormire.
La mattina, dopo aver preparato la colazione e mandato i figli a scuola, Flavia tornò nella stanza da letto e, visto che il marito era già sveglio, tirò su le tapparelle.
«Guardati un po’ allo specchio». Le disse Aldo.
«Che c’è? Cosa vuoi dire, con questo?» Gli chiese lei.
«Ho solo detto di guardarti allo specchio». Ripeté lui.
«E cosa dovrei vedere?» Chiese indispettita Flavia.
Però, detto questo, si girò e si guardò nello specchio dell’armadio, e con le mani si ravviò i capelli.
«Allora, cosa c’è che non va?» Tornò a chiedere Flavia.
«Allora… guardati. Lo sai che detesto criticarti, ma secondo me faresti bene a metterti un po’ a dieta. Te lo dico sul serio. Stai ingrassando e ti farebbe bene perdere qualche chilo.
«Ma che dici?» Tornò a chiedergli Flavia, ma intanto si alzò la camicia da notte fin sopra l’ombelico, dette la schiena allo specchio e si guardò da sopra le spalle. Si palpeggiò una natica con una mano e poi la lasciò ricadere e scosse la testa.
«Forse hai ragione, sai. Dovrei veramente perdere qualche chilo, ma sarà dura». Concluse lei,lasciando scivolare la camicia da notte lungo i fianchi. Poi guardò il marito e si mise a parlare di diete, ma dovendo costatare che non si potevano permettere di andare da un dietologo, presero a parlare di diete fai da te,a base di frutta e verdura, senza pane cereali e dolci.Ma alla fine, vedendo che alla moglie non andava bene niente, spazientito la interruppe:
«E va bene, allora lascia stare». Concluse, Aldo.
«No no, tu hai ragione, e vedrai che mi inventerò davvero qualcosa ». Gli rispose lei.
«Che ne dici di un po’ di palestra, di fare un po’ di moto? Ti aiuterebbe». Le suggerì.
«Di movimento ne faccio fin troppo giù al locale». Gli rispose lei. Ma alla fine si convinse e gli disse che ci avrebbe pensato seriamente,per dimagrire almeno un po’.
Quando si alzò, Aldo prese la macchina e andò in un grande magazzino e comprò una bilancia. Squadrò bene la commessa che gli stava battendo lo scontrino e poi tornò a casa. Fece spogliare la moglie e la fece salire sulla bilancia e nel costatare il peso aggrottò la fronte. Con la punta di un dito seguì una vena varicosa che si irradiava lungo tutta la coscia e si mise a pensare.
«Ma che fai?» Chiese lei, sentendosi toccare.
«Niente». Rispose Aldo, ritirandosi come un bambino scoperto a rubare la marmellata, poi riguardò il quadrante della bilancia e scrisse il peso su un foglio.
Il giorno dopo, per dei colloqui di lavoro, rimase fuori tutta la giornata. Il principale di una ditta di componenti industriali, un omone balbuziente, gli fece fare il giro di tutto il magazzino, gli fece un sacco di domande e alla fine lo congedò dicendogli che gli avrebbe fatto sapere. Aldo,che quella frase se l’era sentita ripetere tante volte, sorrise e se ne andò.
Quando tornò a casa,trovò il televisore a tutto volume ei ragazzi che neanche alzarono la testa quando passò loro davanti. In cucina trovò la moglie già in uniforme: gonna nera, camicia bianca,papillon, gilet a quadretti, e le chiese come mai stesse già uscendo.
«Si,esco in anticipo, vado a lavorare prima. Mi raccomando i ragazzi. Se devi uscire accertati che stiano già dormendo». Gli rispose lei, ma intanto Aldo si era accorto che la moglie stava nascondendo qualcosa dietro la schiena.
«Scommetto che stai mangiando…» Le disse, cercando di girarci intorno per vedere cosa stesse nascondendo.
«È stato più forte di me». Gli rispose lei, quasi scusandosi e mostrandogli il paneche teneva in mano. Aldo non le disse nulla e se ne andò in camera, chiuse la porta e si sdraiò sul letto. Il televisore a tutto volume gli stava dando fastidio ma lasciò fare; si mise le mani dietro la nuca e cominciò a fissare il soffitto.
Due mattine dopo, Flavia lo chiamò in bagno.
«Guarda…» Gli disse, e luiguardò l’ago della bilancia. Aprì un cassetto e ne tirò fuori il foglietto di carta, poi guardò ancora la bilancia.
«Quasi tre etti». Annunciò lei.
«È già qualcosa». Le rispose lui, trascrivendo il peso sul foglietto.
Ogni giorno leggeva tutti gli annunci economici. Passava dall’ufficio collocamento. Ogni tre o quattro giorni prendeva la macchina e andava in giro per colloqui di lavoro e quando tornava a casa, contava le mance della moglie. Lisciava le banconote e sistemava le monete,dividendo i centesimi dagli euro, e intanto ogni mattina costringeva Flaviaa mettersi sulla bilancia. In tre settimane aveva perso poco più di un chilo e mezzo. Sei settimane dopo ne aveva persi più diquattro e i vestiti cominciarono ad andarle larghi, tanto che dovette portare la divisa della tavola calda dalla sarta per farla stringere.
«Sul lavoro le colleghe cominciano a fare dei commenti. Mi dicono che sono pallida, che non sembro più io, che sto perdendo troppo peso». Gli disse una mattina Flora, mentre lui la stava pesando.
«Lasciale dire. Che si facciano gli affari loro. Non darle retta. Non sono mica tuo marito, loro. Non è con loro che devi vivere, né rendere conto».
«Ma è con loro che devo lavorare. E sentirmi criticare m’infastidisce». Aggiunse lei.
Ogni mattina la seguiva in bagno e restava in attesa finché lei non si spogliava esi decideva a salire sulla bilancia. Poi trascriveva con la matita il peso sul foglio che intanto si era riempito di date e cifre. Leggeva l’indicazione dell’ago della bilancia e poi annuiva o arricciava il naso, secondo i casi.
Ora Flavia passava più tempo a letto, si sentiva sempre stanca. Dopo che i bambini erano andati a scuola, si rimetteva sotto le coperte e anche nei pomeriggi, prima di andare al lavoro, schiacciava un pisolino. Aldo la lasciava riposare e le dava una mano nelle faccende domestiche.
Pensava lui a fare la spesa. Eintantocontinuava a cercare lavoro.
Una sera, messo a letto i figli, aspettò che si addormentassero, spense il televisore e poi decise di uscire per andare a bere qualcosa. Fece il giro di un paio di bar e poi tirò lungo fino alla tavola calda, dove lavorava la moglie. Si sedette al balcone, e quando lei lo vide e gli chiese dei ragazzi, lui le rispose con il loro solito gesto convenzionale, come a dire, tutto a posto.Quella sera però se la prese comoda prima di ordinare. Continuò a osservare la moglie, mentre lei si spostava su e giù e dietro il bancone. Alla fine si decise e ordinò le solite coscette di pollo con patatine fritte. Lei passò l’ordinazione in cucina, gli portò una birra e poi continuò a servire gli altri clienti.
«Chi è quella lì?». Chiese Aldo a un'altra cameriera, indicando la moglie con un cenno del capo.
«È una collega. Si chiama Flavia». Rispose la ragazza.
Mangiò il suo pollo e sorseggiò lentamente la birra. Era sabato e i clienti continuavano ad alternarsi al bancone e, anche se c’era l’altra cameriera che le dava una mano, quasi tuttivenivano serviti dalla moglie. Aldo la osservava, e intanto ascoltava i commenti degli altri clienti.
Per due volte dovette lasciare il suo posto di osservazione, una volta per andare in bagno e un’altra per andare a prendere il portafoglio che aveva dimenticato in macchina, e tutte due le volte si chiese se nel frattempo si fosse perso qualche cosa. La seconda volta, tornato al bancone, il suo piatto e la sua birra erano spariti e il suo posto era stato occupato da un altro. Si guardò intorno e poi andò a sistemarsi in fondo, accanto a un signore più anziano di lui, che indossava un abito scuro e leggeva il giornale.
«Che altro vuoi?» Gli chiese la moglie, quando lo rivide di nuovo seduto al bancone.
«Dammi un’altra birra, per favore». Le rispose lui.
Quando Flavia tornò con lalattina, il signore seduto accanto al maritoabbassò il giornale e alzò la testa, le lanciò uno sguardo e poi si rimise a leggere. Aldo lo osservò con la coda dell’occhio e sperò che dicesse qualcosa.Ma l’uomo, finito di mangiare,spinse il piatto da una parte, girò la pagina del giornale e si rimise a leggere.
Flavia si avvicinò di nuovo,tolse il piatto sporco al signore e gli versòdell’altro vino.
«Che ne dice di quella lì, eh?» Chiese Aldo all’uomo, accennando con la testa Flavia, che intanto si era allontanata.
«Non le pare un fisico eccezionale?» Aggiunse, visto che non riceveva risposta.
L’uomo alzò lo sguardo dal giornale. Guardò Aldo, guardò Flavia, e poi si rimise a leggere.
«Allora? Che ne pensa? Le chiedo: è o non è uno schianto quella lì? Che ne dice lei, eh?»
Insistette Aldo.Ma l’uomo, senza girarsi, si limitò a strattonare il giornale.
Quando Flavia si avvicinò di nuovo, Aldo dette di gomito al vicino e disse:
«Le voglio dire una cosa. Stia attento. La guardi bene da dietro e aspetti». Poi ad alta voce chiese alla moglie di portargli un gelato. Lei, che gli stava passando davanti, si fermò un istante e tirò un sospiro. Poi si volse, prese una coppetta e si chinò sopra il freezer per prendere il gelato.
Aldo guardò l’uomo, e quando la gonna della moglie cominciò a risalire lungo le gambe, gli dette di gomito e gli strizzò l’occhio.
Ma l’uomo non stava guardando sua moglie, in quel momento stava incrociando lo sguardo di un’altra cameriera. Poi lentamente si alzò, si mise il giornale piegato sotto il braccio, infilò una mano in tasca, si avvicinò alla ragazza e le chiese qualcosa.
L’altra cameriera lo stette ad ascoltare, e poi andò dritta da Flavia.
«Ma chi è quello lì. Lo conosci tu?» Le chiese.
«Quale?» Domando Flavia, voltandosi verso di lei, con la coppetta del gelato ancora in mano.
«Quello là, quello appoggiato al bancone». Le chiese la collega, indicando Aldo con un cenno del capo, e poi aggiunse:
«Chi è quell’imbecille, buffone e volgare?»
Flavia sfoderò il suo miglior sorriso, e continuò a sorridere. Continuò finché si accorse che quel sorriso forzato le stava deformando il viso e poi scosse la testa. Maintanto l’altra cameriera stava lì e aspettava la risposta. Aldonel frattempo tirò da tasca delle monete e qualche spiccioloe poi lasciò tutto sul bancone, si alzò in piedi e sembrava in attesa della risposta della moglie. Si guardò in giro e gli sembrò che tutti stessero osservando lui.
«È un rappresentante di commercio, disoccupato. Un poveraccio». Rispose infine Flavia, rizzandosi in piedi.
Poi aprì la pattumiera, ci buttò dentro la coppetta del gelato e andò a battere il conto della consumazione del marito.
 



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