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LA MESSA CANTATA

Pubblicato da: Categoria: IL RACCONTO

17
NOV
2016
Non ricordo se era Pasqua o Natale, il freddo era pungente e in chiesa ci andai per tradizione,con mia moglie e familiari. Andare a messa cantata delle nove e trenta di quella festività, con organo, voci bianche, cori, incenso, ceri e una schiera di chierichetti, eraun’usanza di famigliache si tramandava ormai da anni.
All’ora convenuta ci facemmo trovare davanti al sacrato e con genitori, suoceri, zii e parenti vari,in fila indiana e con falso raccoglimento,entrammo tutti in chiesa. Mia madre arrivata al centro della navata s’infilò in un banco, mio padre la seguì ed io e mia moglie ci accomodammo dietro di loro.
Dopo poco nel nostro stesso banco venne a sistemarsi una coppia con la figliolettaed io ebbi un sobbalzo. La signora era la mia prima fidanzatina, Patrizia. La prima ragazzacui avessi dato un bacio, un bacio vero intendo. La prima cui abbia detto delle parole dolci. 
A quarant’anni, aveva perso quella bellezza giovanile che mi aveva fatto innamorare. Prima dellanascita della figlia aveva subito aborti spontanei che le avevano provocato stress edebilitazioni fisicheeora ne portava i segni, ma era sempre lei, bella, altera e sorridente.
Mentre i banchi della chiesa venivanoa mano a mano occupati io, seduto tra mia moglie e Patrizia, non sapevo da che parte guardare. Per fortuna,poco dopo,mentre l'organo si mise a suonare,da una porta laterale entrò l’officiante accompagnato dai chierichetti e mia moglie, dandomi di gomito si alzò,ed io la imitai.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi…
Da ragazza Patrizia era bellissima, capelli neri, lunghi e lisci, occhi chiari e due gambe lunghe come la provvidenza, che non finivano mai.
Frequentavamo lo stesso liceo e la stessa classe e i pomeriggici vedevamo a casa di un’altra amica e studiavamo assieme per prepararci agli esami. Io ci andavo con il motorino e così,al ritorno, qualche volta,la riaccompagnavo. Insicuro e timido com’ero a casa dell’amica mi limitavo a studiare,o al massimo a dirle qualcosa di carino e quando la riaccompagnavo, anche se avrei voluto fermarmi con la scusa di un gelatoeparlarle, non sono mai riuscito a vincere la timidezza che mi ha sempre perseguitato, e così mi dovevo accontentare di quei pochi minuti d’intimità che la strada e il motorino ci concedevano.
… Confesso a Dio Onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri parole e opere e omissioni…
Poi un giorno, all’uscita della scuola, la nostra amica ci disse che si era stancata di rimanere tappata in casa tutti i pomeriggiper studiare. Stava arrivando la primavera e aveva voglia di uscire, passeggiare, vedere amici, gente. 
«Allora, che dici Mauro? Continuiamo noi da soli a studiare? Magari vieni tu a casa mia».
Mi chiese Patrizia, mentre la nostra amica si stava allontanando. Io naturalmente accettai subito e con gioia, così da quel giornotutti i pomeriggi mi recavo a casa sua.
… Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa….
Abitava in un quartiere signorile, in una bella casa luminosa edio, abbandonati i libri sul massiccio tavolodi mogano,trascorrevoquelle orein beatitudine e cercando, spesso senza riuscirci, di concentrarmi sulla lezione del giorno. Era duraavendola accanto:il suo profumo, la sua voce, le sue mani che spesso mi sfioravano, tutto contribuiva a distrarmi. Maun giornola madre, entrandocon la solita cioccolata calda, si mise a ridere e mi fece arrossire. 
… Signore pietà. Cristo pietà…
Il momento della cioccolata calda erail rituale delle cinque,che noi aspettavamo con mal celata ansia,per smettere qualche minuto di studiare e intanto parlare d’altro, tranne che di noi,naturalmente.
Gloria a Dio nell’alto dei cieli. E pace in terra agli uomini di buona volontà…
La forza per dichiararmi me la diede, forse involontariamente o forse no, proprio la madredi Patrizia, un giorno che entròcon il vassoio in mano e ci trovò così vicini, con le nostre teste che si sfioravanoe ci disse che sembravamo due fidanzatini innamorati.
… Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; accogli la nostra supplica. Tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi... 
Io mi distaccai immediatamente e mentre il mio viso stava diventando di un colore rosso vermiglio, Patrizia scoppiòin una fragorosa risata.
«Mi spiace. Ti ha messo in imbarazzo...vero?»
Mi chiese, appena restammo di nuovo soli.
«In imbarazzo? Sì. No. Cioè... ma forse è venuto il momento che te lo dica. Che ti dica quello che penso. Cioè quello che volevo dirti da tanto tempo,e cioè quello che... che...»
Mentre io cercavo nella memoria le parole che mi ero preparato e tante volte ripassato, Patrizia fissò il suo sguardo su di me, allungò un braccio e mise una mano sulla mia bocca:
«Non dire nulla. Non dirmi niente. Lo so quello che pensi e quello che vorresti dire».
Poi lasciò cadere la matita sul tavolo e si accostò, tolse la mano dalla bocca, chiuse gli occhi e accostò le labbra alle mie.
Che emozione. Che momento indimenticabile, meraviglioso. Eda quel giorno anche lo studio ne ebbe un vantaggio, perché nei tre anni successivi fummo sempre promossi e alla fine ci diplomammo con il massimo dei voti.
… Ravviva la nostra fede perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio…
Dopo le superioriperò, tutto cambiò. Lei si trasferì in un’altra citta per frequentare l’università ed io feci altrettanto. Prima sembravache tutto stesse continuandonormalmente, ma poi cominciarono ad affiorare i primi problemi, i primi screzi, i primi malumori, e così il nostro amoreandò progressivamente raffreddandosi e infine, tra telefonate sempre più brevi e messaggi sempre più stringati, si esaurì completamente.
… Credo in un solo Dio… Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra…Per noi e la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo…
Finita l’università e tornati alpaese,ricominciammo a frequentare gli stessi amici eritentammo anche un riavvicinamento, ma l’alchimia che un tempo ci aveva fatto sognare e stare così bene assieme, non riuscì a ripetere il miracolo e la nostra storia, questa volta molto breve, naufragò definitivamente nell'indifferenza reciproca. Per un certo periodo restammo comunque amici, o forse fingemmo di esserlo rimasti. Ci salutavamo ancora, ci scambiavamo gli auguri, continuavamo a dirci tutto di noi, ma intanto sentivamo e sapevamo che non era più come prima,e alla fine arrivammo a ignorarci del tutto.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre…
Non ho bisogno di nessuno, non m’interessa, mi dicevo con l’orgoglio di chi come me ama la solitudine,ma lo dicevo soprattutto perché non volevo ammettere che mi mancava,e se lo pensavo, era solo perché in quel momento mi pesava,essere da solo.
… Spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli, e disse: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi… 
Non la amavo più, o forse lo credevosolamente,e avevo anche deciso di lasciare da parte i bei ricordi ma intanto,quando ci incontravamoper meera sempre un inaspettato e improvviso ritorno di fiamma.Breve, istantaneo, magari della durata di un battito di ciglia, ma era sempre un’emozione fortissima, unita al rammarico di averla persa per sempre.
… Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me.
Evidentemente e purtroppo, devo ammetterlo, il rammarico era solo da parte mia, perché quando ci incontravamo o mi passava accanto, lei sembrava non vedermi e, alzando tra noi un muro di silenzio, un silenzio da fondale marino, mi ignorava volutamente. Non uno sguardo, non un saluto, non una parola.
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. 
Dopo sei mesi della nostra ultima e definitiva separazione,lei si fidanzò con un ufficiale della marina militare e lo sposò nel giro di un anno.Fu una cerimonia in pompa magna, con la chiesa che sembrava trasformata in una caserma, per quante divise e spade luccicanti c'erano. Ilviaggio di nozzelo trascorserosu una nave da crociera perché il marito, marinaio sino al midollo, non riusciva concepire un viaggio diverso da quello fatto per mare. Quandopoi lui fu trasferito a Berlino, come addetto militare,all’ambasciata italiana di quel Paese, lei lo seguìe per molto tempo non seppi più niente di lei.
… Il Signore sia con Voi… In alto i nostri cuori …
Tornavanodi rado in paese e solo perché avevano ancora i genitori che vi risiedevano, ma com’erano cambiati. Quando sivedevanoin gironon sembravano nemmeno più dei compaesani. Erano dei forestieri, due estranei che passando tra la gente e sentendosi osservati, lievitavano o facevano la ruota come dei pavoni. Lei, indossando coordinati e accessori costosissimi,era sempre elegantissima e lui,altezzoso come sempre, spesso uscivacon l’uniformetutta gallonatae con le innumerevoli decorazioni sul petto che dimostravano, per gli addetti ai lavori, la sua progressione di carriera nei ranghi della marina militare.Calato in testa poi, portava il berretto con la doppia treccia doratache faceva risaltare il grado di ammiraglio,ecamminando sembrava che stesse passando in rassegna un repartoschierato.
… Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
Ora erano li, accanto a me, nello stesso banco, fermi, fissi, con il mento in avanti, la fronte alta e lo sguardo rivolto verso l’altare maggiore, ma senza dare l’impressione di seguire la funzione religiosa. Ritti e immobili com’erano, davano piuttosto l’impressione di essere due statue di cera,in posa per farsi ammirare. 
...È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a Te, Padre Santo, per Gesù Cristo, tuo dilettissimo Figlio.
E sebbene ricordassi che da ragazzi Patrizia mi diceva di essere una convinta animalista, ora indossava con disinvolturauna costosissima pelliccia di visone conun enorme cappuccio adagiato sulla schiena e i risvolti delle maniche che arrivavano sino ai gomiti. Lui, il marito, stranamente quel giorno in abiti borghesi, indossava un semplice loden verde, che però gli faceva perdere tutto il fascino che invece la divisa gli conferiva.
...Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore…
A un certo punto Patrizia si girò verso di me, mi tese la mano e mi disse qualcosa. 
Io gliela presi e la strinsi forte tra le mie e,mentre le sorridevo e la salutavo cordialmente, sentii che anche lei contraccambiava la mia stretta.
…. Prendetene e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi…Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati….
Provai un piacere immenso quando si girò verso di me e mi strinse le mani, ma mi dovetti ricredere subito, perché dopo si girò verso le persone che stavano dietro di lei e fece altrettanto: sorrise e strinse la manoanche a loro.
… Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli…
A un certo punto, dovevo essere sovrappensiero, sentii il gomito di mia moglie che mi penetrava nel fiancoe la guardai interdetto.
La messa è finita. Andate in pace.
Poi sottovoce mi disse che la messa era finita e che potevamo andare.
Intanto Patrizia e suo marito si erano già avviati. Non un saluto. Non un cenno. Non un sorriso. Avanzavanosospinti dal fiume di fedeli che si stava accalcando verso l'uscita. Io e mia moglie facemmo altrettanto e ci mescolammo a quella marea di gente che, incontrandosi con altre persone,continuava a scambiarsi ridicoli sorrisi e altrettanti slavati e frettolosiauguri. 
Arrivati davanti al portale,mi ritrovai di nuovo a fianco Patriziae vedendo che le era scivolato a terra un guanto, mi chinai e lo raccolsi.
«Scusa. Ti è caduto questo».Le dissi, porgendole il guanto.
«Grazie Mauro. Sei sempre molto caro e gentile. Come lo sei sempre stato».
Mi rispose, prendendoil guanto dalle mie mani,e rimettendosi sotto braccio del marito, per poi tornarea confondersi tra la folla.
«Chi è quella lì».Chiese mia moglie,mentre fermi sul sacrato della chiesa,attendevamo la schiera deinostri parenti.
«Non lo so».Le risposi. Inaspettatamente e senza spiegarmi il perché.
«Ma se ti ha chiamato per nome e ti ha anche detto che sei stato molto caro e gentile, come sempre».
«Io, quando le ho restituito il guanto, ho sentito chedicevasolo grazie».
Le risposi,e subito mi allontanai per andare verso mia madre che in quel momentostava uscendo dalla chiesa in compagnia di mio padre e della badante ucraina, che in un italiano traballante le stava dicendo qualcosa.


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