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L´ecologia dell´uomo e la cultura dello scarto

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

14
GIU
2013
Il titolo che ho scelto per la riflessione che vorrei condividere con voi questa settimana è la sintesi del pensiero di due giganti, testimoni del nostro tempo: Benedetto XVI e Francesco.
La straordinaria avventura che stiamo vivendo in questi anni, alimentata dal privilegio unico di camminare insieme a due pontefici viventi, è una imponente esplorazione antropologica intrapresa da questi due archeologi dello spirito che stanno dissotterrando l’Etica dell’Uomo sepolta dalle sabbie sedimentate in più di cento anni di ideologie totalitarie, dal comunismo al nazismo alla dittatura della finanza. Durante il suo pontificato, Sua Santità Benedetto XVI ha tracciato la nuova visione androcentrica del Creato, riformulando i princìpi della Genesi, in virtù della quale i nuovi Adamo ed Eva del ventunesimo secolo si riapproprino del Giardino dell’Eden non come vandalici conquistatori ma come gelosi custodi della sua preservazione. Con una efficace immagine l’ha definita appunto “l’Ecologia dell’Uomo”. L’illuminismo prima, il materialismo socialista poi e gli apologeti della globalizzazione infine hanno cristallizzato per secoli l’idea di un Pianeta asservito alla forza della “ragione”, separandola nettamente dalla forza della “spiritualità”, che inevitabilmente ha accentuato le disparità e le diseguaglianze sociali privilegiando la tracotanza del potere economico, detenuto da pochi, sulla solidarietà nei confronti dei deboli, i più. Si è perseverato per secoli appunto in una devastante opera di “inquinamento” dei valori etici e morali della specie umana che ha portato a mortificare e sacrificare, in nome del “progresso”, il comune patrimonio ambientale nel folle disegno di piegare gli ecosistemi al profitto. Nel solco tracciato dal Suo predecessore, Sua Santità Francesco ha approfondito l’anamnesi di questa umanità malata, diagnosticando la patologia che la affligge ed individuando nella “Cultura dello scarto” il virus letale che la sta inesorabilmente minando. La Cultura dello scarto è il pensiero unico dominante nella nostra opulenta civiltà e colpisce indiscriminatamente sia l’individuo che i gruppi sociali, sia le organizzazioni nazionali che le organizzazioni sovranazionali. Ognuno di noi ne è afflitto, in misura maggiore o minore, e lo verifichiamo inconsapevolmente ogni volta che apriamo i nostri frigoriferi o le nostre dispense, come pure i nostri armadi o le nostre scarpiere: spesso sono stipati oltre ogni limite, ben oltre le nostre esigenze ed i nostri effettivi bisogni, si che le eccedenze siamo costretti a “scartarle”, nella migliore delle ipotesi riciclando e nella peggiore distruggendo. È provato inoppugnabilmente che gli scarti alimentari prodotti in occidente , da soli, potrebbero risolvere definitivamente il dramma della malnutrizione che affligge i due terzi del mondo. Ma non si tratta solo di un problema alimentare, la Cultura dello scarto riguarda purtroppo anche gli individui al pari dei prodotti, ed è a questo dramma che Francesco guarda con compassione e dolore. Nella nostra società se sei una persona anziana sei considerato uno scarto; se per somma disgrazia perdi il tuo posto di lavoro sei uno vuoto a perdere; se sei un giovane, in quanto privo di esperienze pratiche, sei uno scarto; se sei un portatore di disabilità fisiche o psichiche sei uno scarto; se sei nato al sud del mondo sei inevitabilmente uno scarto; addirittura se sei fuori dai canoni estetici imposti sei uno scarto. Ecco allora che riportare al centro del nostro impegno comune, come individui e come corpo sociale, l’Ecologia dell’uomo è la terapia per combattere la pandemia in atto. Attenzione però ai farmaci che useremo perché gli effetti collaterali potrebbero essere peggiori del male che vogliamo debellare. Come ci esortano i due Pontefici, dovremo rivolgerci piuttosto a rimedi omeopatici: rispetto dell’Uomo e della Natura, solidarietà tra gli individui, oculata gestione delle risorse umane e naturali, riconoscimento del valore della diversità, primato del bene comune sull’egoismo del singolo, onesta gestione della cosa pubblica.
Utopia? Spes ultima dea!
 


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