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Rubygate/Se sette anni vi sembran pochi

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

28
GIU
2013
«Le sentenze non si commentano». Il presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto così a chi, a margine della presentazione di un libro a Montecitorio, chiedeva un commento alla sentenza sul caso Ruby che ha condannato Silvio Berlusconi a sette anni. «Ho detto mille volte e lo ripeto oggi che le sentenze non si commentano». Lo ha detto il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri rispondendo a una domanda dei giornalisti. «Ieri è stata una giornata molto triste per il Paese. Le sentenze non si commentano, non spetta a me entrare nel merito del processo e della condanna, tanto più perché non conosciamo ancora le motivazioni». Lo dice Nicola Latorre, senatore del Partito Democratico. Le agenzie sono piene di simili dichiarazioni. La domanda è: ma chi ha detto che le sentenze non si commentano? Non vi è traccia di un simile dogma nei dieci comandamenti, né, più laicamente, nei 138 articoli della nostra Costituzione. Ma c'è di più: tutti si sforzano di affermare questo principio ma nei fatti nessuno vi si attiene. Quando Nichi Vendola dichiara: «Berlusconi abbandoni la vita politica». «Sono tra quelli che vuole battersi con armi politiche e che non auspico la rovina giudiziaria di un avversario. Tuttavia siamo dinanzi ad una sentenza di assoluta gravità che getta un’ombra sull’attuale situazione politica e penso che in nessuna parte del mondo sarebbe possibile per nessun leader politico con una sentenza scritta con quell’inchiostro, permanere nella vita pubblica», cosa fa se non commentare una sentenza, peraltro di primo grado? Forse sulla questione c'è un po’ troppa ipocrisia. Come più in generale sull'intero sistema giudiziario. Possiamo affermare senza tema di smentita che il giudice Ingroia, ormai ex dopo le dimissioni, sia politicamente orientato? Possiamo ipotizzare che Dipietro avesse già le sue idee politiche ancor prima di lasciare la toga? Possiamo per analogia pensare che vi siano molti altri giudici che hanno una loro coscienza politica, spesso militante?  Nulla di male per carità, ma perché  nascondersi dietro un dito? l'indipendenza è un principio, ma come tale deve tramutarsi in atti concreti. E nulla va generalizzato. Come distinguere in un uomo/donna l'istituzione e la persona? In un sistema sano, dopo venti anni di contrapposizione, anche dura, tra la procura di Milano e l'ex premier, nel solo interesse della Giustizia, si sarebbe dovuto individuare la strada per venire fuori da una situazione che oggettivamente nel tempo è diventata patologica. Quindi non si tratta di commentare una sentenza ma di prendere atto di un sistema che presenza qualche evidente vulnus, cui porre rimedio. Nel frattempo se Vendola fa il suo commento sulla sentenza Ruby, con un giudizio netto, che non lascia spazio ad alcuna interpretazione, sull'altro fronte si sprecano invece i commenti contrari. Raffaele Fitto, ex Ministro degli Affari regionali, parla di «Sentenza pazzesca già scritta da prima che iniziasse il processo da un vero e proprio plotone di esecuzione che è andato addirittura oltre le richieste dell’accusa, peraltro rappresentata oggi in aula per l’occasione dal Capo della Procura in persona». «Il presunto concusso - prosegue -, che non si ritiene tale, sarebbe stato addirittura costretto e la presunta sfruttata, che nega di essere tale, non è mai stata neanche ascoltata».  Altra valutazione quella dell'On.le Gianfranco Chiarelli: «Non possiamo certo esprimere stupore e meraviglia rispetto alla sentenza di condanna del presidente Silvio Berlusconi; neppure di fronte all'aumento della pena rispetto alle stesse richieste del p.m. Una sentenza già scritta che, come in altri casi, appare prescindere dall'accertamento della verità. Berlusconi è, per alcuni magistrati, "colpevole a prescindere". Per fortuna la maggioranza si distingue per correttezza e indipendenza dalla politica. Siamo sicuri quindi che nei successivi gradi di giudizio la verità verrà a galla. Resta il vulnus di un sistema giudiziario che richiede una profonda revisione, attraverso una riforma che assicuri maggiore equilibrio ed efficienza all'intero sistema». Per il PDL locale ha scritto il vice coordinatore vicario Renato Perrini: «L'ultima sentenza del tribunale di Milano ai danni del presidente Berlusconi si commenta da sola. Tutti i processi a carico del leader del PdL sono caratterizzati da tempi straordinariamente rapidi e da sentenze severissime, quanto chiaramente precostruite. Berlusconi condannato per concussione in assenza di un concusso! Condannato per prostituzione minorile in assenza di qualunque minima prova e con le dichiarazioni contrarie della diretta interessata! Ma Berlusconi per i giudici di Milano è colpevole sempre.  E' evidente che si punti ad eliminare dalla scena politica chi continua a raccogliere milioni di consensi. C'è sicuramente una questione di rapporti tra poteri dello Stato da affrontare. Anche l'ultimo pronunciamento della Consulta, che sancisce il primato della attività giudiziaria rispetto a quella del governo, rappresenta un segnale di uno stato di cose che è ormai patologico. Io preferirei che si profondessero le stesse energie nel dibattito sociale per affrontare la vera emergenza del Paese, che è il lavoro».  Dura la reazione della deputata pugliese Elvira Savino: «Il campo della politica - continua - è ormai invaso da poteri che con la politica non hanno niente a che fare e che la vorrebbero condizionare a loro piacimento. Eliminare dalla competizione, con stratagemmi e scorrettezze di ogni tipo, un leader che ad ogni tornata elettorale ha preso milioni di voti è un atto meschino, ma gli avversari che da ciò vogliono trarre un vantaggio politico sono addirittura peggiori».  Sulla stessa frequenza i commenti della maggior parte dei politici del centro destra;  sull'altro fronte, Vendola a parte, ci si trincera invece dietro il "no comment", una sorta di regola non scritta che nei fatti è solo un paravento… e  ci fermiamo… al vento.
 


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