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Annamaria l'inadeguata

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

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LUG
2013

 

E' ormai guerra aperta tra gli Avvocati italiani e il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Anche i legali iscritti all'ordine di Taranto, non si sottraggono al confronto/scontro spingendosi in avanti chiedendo, con un comunicato stampa, le dimissioni del Ministro. 
 
"L’Ordine degli avvocati di Taranto aderisce all’astensione proclamata dall’Organismo
unitario dell’Avvocatura dal 8 al 16 luglio, con il quale si critica duramente il cosiddetto
"decreto del fare", per quanto riguarda gli interventi relativi alla giustizia. Anche gli
avvocati tarantini incroceranno le braccia per il ritorno della media conciliazione
obbligatoria, reintrodotta a colpi di decreto legge e per il rifiuto del governo di
accogliere le proposte dell’avvocatura per velocizzare la giustizia civile. Con
l’astensione, gli avvocati chiedono che vengano recepite le proposte dell'avvocatura e
inserite in un maxi-emendamento nell'iter di conversione della legge.
L’Ordine degli avvocati di Taranto, con una delibera, ha espresso solidarietà all’Ordine
degli avvocati di Napoli ed al suo presidente Francesco Caia per le affermazioni del
ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri di martedì.
Per le gravi affermazioni del Guardasigilli, l’Ordine degli avvocati di Taranto chiede le
immediate dimissioni del ministro.
“La ragione – spiega il presidente dell’Ordine Angelo Esposito – risiede nel disprezzo
manifestato dal ministro nei confronti di un ceto professionale che ha fatto la storia di
questo Paese e che vanta fra le sue fila la gran parte dei componenti dell’Assemblea
Costituente del ’46 e che oggi si vede svillaneggiato da un ministro che arricchisce i
ranghi dei rappresentanti di un dicastero che al contrario di quanto accade, dovrebbero
essere competenti o quantomeno a conoscenza delle dinamiche del mondo giudiziario”.
“Il ministro – prosegue Esposito – più di qualunque altro suo predecessore, ha mostrato
un palese fastidio e disprezzo non solo terminologico nei confronti del ceto forense che
quindi ne chiede, come condizione indispensabile per la ripresa dei normali rapporti di
collaborazione e dialogo con la politica, le immediate dimissioni motivate dalla sua
palese inadeguatezza.”
 


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