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Bondi/Quel pasticciaccio brutto

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

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LUG
2013
Il mistero delle dichiarazioni del commissario ex a.d. Ilva. E intanto l’aria è irrespirabile, le istituzioni assenti, la piazza in vacanza
 
Ci fosse una vicenda, una sola, in Italia, che appaia subito chiara, comprensibile, senza alcuna possibilità di interpretazione! Perché mai, ci chiediamo, un manager così stimato (almeno da chi continua a ingaggiarlo per risolvere le più intricate situazioni economico-finanziarie di aziende fallite o vicine al default) come Enrico Bondi, sicuramente persona di buona intelligenza e capacità, va  mettere il collo nell'incavo della ghigliottina mediatica, e non solo mediatica, con affermazioni che sanno davvero dell'incredibile? Sarà che, avvertendo il peso insostenibile dell'incarico ricevuto, vorrebbe gettare la spugna ma alla fine preferisce essere cacciato via? Troppo banale; troppo semplice. Deve esserci dell'altro. Del resto siamo di fronte a una situazione talmente complessa che cercare di individuare il bandolo della matassa è davvero compito arduo; ci vorrebbe proprio Bond, ma James Bond! In tutta la vicenda delle dichiarazioni rese pubbliche da alcuni quotidiani c'è qualcosa di misterioso. A cominciare proprio dal fatto che tutto, ancora una volta, parta da scoop giornalistici. La relazione che l'a.d. ha inviato a Vendola sarebbe datata 27 giugno. Perché resa di pubblico dominio solo qualche giorno fa? Sarebbe interessante saperlo. E qui intervengono i soliti dubbi su una certa inerzia/copertura di chi ha il compito-dovere di controllare. Ma, alla fine, che ha detto Bondi (smentendo subito dopo)? La legge regionale 21/2012 ha introdotto la Valutazione di Impatto Sanitario (VDS l'ennesima sigla che dovremo mettere a mente). Definita una prima VDS l'azienda ha avuto un mese di tempo per proporre delle controdeduzioni. Bondi, dimessosi da a.d. Ilva il 27 maggio ha commissionato una perizia di parte (da cui risulterebbe che la causa principale dei tumori a Taranto sarebbe il fumo delle sigarette e il cattivo stile di vita!) nelle sue vesti di rappresentante dell'azienda e ha trasmesso invece gli esiti in veste di commissario. Un bel pasticcio tutto all'italiana insomma. Diciamocela tutta, ce l'andiamo sempre a cercare.  Ma perché non nominare un altro soggetto? Perché creare sempre e comunque situazioni ambigue? L'errore sta a monte; Bondi non andava nominato commissario. Oggi il minimo che si possa fare è mandarlo a casa. Nel mentre tutta la attenzione dei media, della opinione pubblica, della politica è dedicata a questo ennesimo caso, Taranto continua a convivere con tutti i suoi problemi, anzi con qualcuno di nuovo: la puzza. Si dovrebbe dire cattivo odore, ma non renderebbe l'idea. La puzza è puzza e quando si tratta di quel tipico "odore" di uova marce che ti toccano lo stomaco e magari ti fanno finire perfino in ospedale, come è capitato negli ultimi giorni a molti cittadini di Taranto, non possiamo definirla diversamente. L'Eni dice di non avere responsabilità a riguardo; l'Arpa Puglia pensa l'esatto contrario, e intanto calano paurosamente le presenze turistiche in città (quelle poche che già si contavano). L'Ilva dal canto suo continua a navigare a vista; attendiamo il prossimo piano d'azione, che sarà oggetto, ovviamente, di valutazioni, controvalutazioni, opposizioni e ricorsi, e, nel frattempo, si va avanti come sempre. Naturale poi che qualcuno si spazientisca e cacci via in malo modo il sindaco Stefàno da un convegno organizzato dalla università proprio sulle fonti odorigene. Per carità il sindaco non può essere l'unico caprio espiatorio, ma il tempo dei convegni, delle letterine, degli appelli è finito. Stefàno, se davvero vuole passare alla storia per aver fatto qualcosa di buono per Taranto, si metta a capo di tutta la città e guidi una vera rivolta popolare. In modo civile, pacifico, per esempio con la disubbidienza fiscale, con una serrata generale, con qualunque altro gesto clamoroso che parta innanzitutto dall'unire la città. Il più grave errore finora commesso da molti è stato proprio quello di dividere il fronte anti inquinamento. Si provi invece a unire le forze, e poi vediamo cosa avrà ancora da dire Bondi o chi per lui.
 


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