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Angela Barbanente/«Tarantini, riscattatevi»

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

2
AGO
2013
Un incontro per discutere della nuova legge in materia di Beni culturali diventa un momento di riflessione per una città che sta cambiando la propria identità. E se la cultura dà buoni frutti, adoperiamoci a piantarne i semi
Anna Rita Lemma, consigliera regionale, ha organizzato nei giorni scorsi un confronto pubblico sulla nuova Legge Regionale in materia di Beni culturali, presso il Chiostro dell’Istituto Musicale “G. Paisiello”. Diverse le associazioni e cooperative culturali e archeologiche chiamate a intervenire, per esporre i risultati raggiunti e le difficoltà economiche che ostacolano l’operatività del quotidiano. A espletare le caratteristiche della Legge e a rispondere a tutti i quesiti posti negli interventi, l’assessore regionale Angela Barbanente. Le azioni previste dalla suddetta Legge, sono finalizzate al potenziamento e al miglioramento della fruizione dei beni culturali, seguendo i principi della sussidiarietà e della collaborazione. E’ nella fase progettuale che avviene il coinvolgimento dei soggetti tra la Regione che promuove, la Provincia che coordina e i Comuni che, avvalendosi di professionisti, hanno il compito di pianificare i Piani Strategici. Interessante è l’aspetto che riguarda la città di Taranto, cioè in quale maniera questa Legge, possa agevolare la Capitale della Magna Grecia. L’assessore Barbanente ha espresso le sue posizioni. 
Quanto questa Legge potrà agevolare una città come Taranto, che presenta molte emergenze archeologiche?
«Io direi che per una città come Taranto questa Legge presenta una serie di opportunità; intanto bisogna sottolineare che Taranto sta costruendo una nuova identità legata alla propria storia, alla propria cultura e alle proprie risorse naturali. Tra la ripartizione di competenze tra Regione, Provincia e Comune, quest’ultimo ha il compito di essere custode primario del proprio territorio, con lo scopo di rafforzare l’identità e il senso di appartenenza della comunità. Altro aspetto molto importante è che Taranto si deve legare al proprio territorio, se vuole rinascere è necessario che cambi radicalmente la propria immagine, dalla città della siderurgia alla città culturale; Taranto ha quindi bisogno di porsi in connessione con la propria terra, il territorio delle gravine o l’area archeologica di Manduria o di Leporano, per esempio. Questa legge prevede una programmazione integrata territoriale, che pone Taranto come città leader, essendo la seconda città più importante della nostra Regione. La proposta di riscatto potrebbe giungere dal basso; questa potrebbe riguardare tante altre opportunità che riguardano il sistema delle biblioteche e degli archivi dei musei. Taranto è una città universitaria e ha la necessità di rafforzare la rete di biblioteche. A tal proposito la Regione ha messo a disposizione 9 milioni di euro e altri ancora ne elargirà, per digitalizzare il patrimonio bibliotecario e mettere in rete le biblioteche regionali. La cultura deve coinvolgere soprattutto i giovani, che rappresentano la premessa essenziale per lo sviluppo in una società, intesa come società della conoscenza».
Cambiando relativamente argomento: Taranto come Capitale della Cultura 2019 è un’impresa difficile, ma se ci fosse sinergia anche con Brindisi e Lecce, visto che Bari ha già ceduto il passo a Taranto,  sarebbe forse più facile?
«Non sarebbe comunque la prima Regione che si propone come sistema, il Veneto l’ha già fatto per esempio. Secondo me è importante il traguardo, ma lo è ancora di più  il percorso». 
Sarà realizzabile il progetto secondo lei?
«Penso che bisogna soprattutto crederci nelle cose e Taranto, che è una città di straordinaria importanza, deve farlo. Finalmente la Puglia, l’area salentina in particolare, è stata scoperta  da un vasto pubblico italiano e internazionale; prima il gran tour prevedeva Roma, Napoli e direttamente la Sicilia, emarginando la Puglia. Oggi abbiamo il dovere di lavorare per non deludere chi ci ha riscoperto, considerando  la candidatura a Capitale della Cultura nel 2019  come un obiettivo, che anche solo per questo vale la pena di essere perseguito».
Tra gli interventi, quello più peculiare è stato dell’ammiraglio Ricci del Castello Aragonese, che fiero dei risultati raggiunti con l’aumento di anno in anno dei visitatori nazionali, e per i lavori di restauro, così precisi da riportare le strutture quasi alle originarie caratteristiche, grazie al costante lavoro dei sottufficiali e di sei archeologi retribuiti attraverso delle Borse di studio, ha lamentato la mancanza di fondi per proseguire le attività, quantomeno per remunerare il personale esterno. 
 


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