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PECCATI DI GOLA/Tra Taranto e Manhattan

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

6
SET
2013
L’America è da sempre meta di sogni e di grandi speranze. Sogni che per Fabio Camardi, giovane stattese, sono diventati realtà, grazie al suo impegno, all’aiuto di amici fidati e a quel buon piatto di fave e cicorie
 
Immaginate Tom Cruise, affascinante come al solito, mentre seduto a un tavolino appartato nella sala di un ristorante, mangia voracemente un’impepata di cozze. No, non è un sogno, né la scena di un film che sta girando in Italia, bensì quello che è accaduto una sera di poche settimane fa a Manhattan, in un locale che profuma di Puglia. Stiamo parlando della trattoria Mercato, un ristorantino italiano che lo stattese Fabio Camardi ha aperto nella Grande Mela e che sta spopolando ottenendo un enorme successo. Merito delle grandi doti imprenditoriali di Fabio, senza dubbio; delle sue intuizioni azzeccate, degli anni di gavetta massacrante, trascorsa nelle discoteche di Taranto e della Sardegna. Merito dell’aiuto di sua moglie So Young e di suo cugino Fabrizio, i quali hanno creduto in lui quando nessuno gli avrebbe dato un solo dollaro. Ma soprattutto merito di mamma Francesca, che ha insegnato allo chef Emanuel i migliori piatti della tradizione pugliese. 
Mangiare fave e cicorie a New York, dunque, si può. E tra un po’ gli americani potranno rimpinzarsi anche di orecchiette. Leggere per credere.
 
Fabio, raccontaci un po’ di te: sei originario di Statte, dunque sei cresciuto nella nostra Puglia. 
«Esatto, sono nato a Taranto, anzi la famiglia di mio padre è originaria proprio della città vecchia. Mia madre invece è di Statte e ho sempre vissuto lì, in quel paesino in cui si conoscevano tutti, carico di tradizioni che ancora oggi hanno radici forti e stabili anche se tendono a essere dimenticate, a favore di fatti più recenti che fanno ricordare il paese per questioni non molto nobili, ecco. Io, tuttavia, posso garantire che è davvero un bel paesino, nonostante la vicinanza del mostro che da decenni ci inquina nel corpo e nello spirito». 
 
Cosa hai fatto prima di trasferirti a New York?
«Ho lasciato Taranto agli inizi del Duemila, dopo aver accumulato esperienza alle dipendenze del mio caro amico Marcello Rosas, con il quale ho lavorato per circa sette anni nei vari club e nelle discoteche di tutta la provincia in qualità di barman. Una gavetta che  mi ha portato a essere  fiduciario della zona ionica per l'A.I.B.E.S., l’Associazione Italiana Barman e Sostenitori. Dopo tutti quegli anni al Vitamina club, una discoteca famosissima degli anni Novanta, sono approdato, nel vero senso della parola, in Sardegna dove ho trascorso tre stupendi anni lavorando per Flavio Briatore, fino a diventare capo barman del Bar Portico di Porto Cervo. Lì ho avuto occasione di miscelare cocktails per il principe Aga Khan, Murdoch, il Sultano del Brunei, Ahmed Yamani, Cindy Crawford, Putin e tantissimi altri».
 
Hai accumulato moltissima esperienza, non c’è che dire. Ma perché hai scelto di lasciare l’Italia?
«Beh, sai ero stanco di Maria De Filippi e dei suoi stupidi reality, specchio di una società e di uno stile di vita in cui faticavo a riconoscermi. L’idea di arrivare al successo in quel modo, di ottenere tutto senza il minimo sforzo, non mi è mai andata giù. Era una mentalità che mi stava stretta, e quindi ho deciso di fare il passo che avevo in mente ormai da anni: andare in America!».
 
Com’è stato l’impatto con la Grande Mela?
«Quando sono arrivato a New York non realizzavo che Manhattan fosse un’isola! Dopo un anno e mezzo, e tanti sacrifici, ho aperto il mio primo ristorante. Avevo bisogno di cambiare un po’, ero stanco di lavorare di notte a preparare cocktails nei pub e nelle discoteche. Volevo un po’ di stabilità, ecco. Tuttavia, la vera svolta è arrivata nel 2010, quando con l’aiuto di mio cugino Fabrizio Mattiacci e della mia attuale moglie So Young, ho aperto la trattoria Mercato».
 
A New York, dunque, non hai trovato solo il lavoro dei tuoi sogni, ma anche l’amore…
«Assolutamente! Ho sposato So Young, una ragazza sudcoreana e ho avuto due splendidi bambini: Antonio, di un anno, e Marcello che ha poco più di un mese. Mia moglie e mio cugino Fabrizio sono stati la mia forza, coloro i quali mi sono stati vicino e mi hanno supportato durante l’apertura della Trattoria, quando nessuno mi dava fiducia né un dollaro per partire».
 
Beh, oggi tutte quelle persone dovranno ricredersi.
«A tre anni di distanza Mercato è un ristorantino di sessanta posti che serve 1600 persone a settimana, siamo presenti sulle guide  Michelin e Zagat. Abbiamo ricevuto anche diverse recensioni, tutte estremamente positive, da testate importantissime, dal New York Times a Time Out New York. Una grandissima soddisfazione».
 
Qual è il punto di forza del tuo ristorante?
«Il punto di forza? Beh, il sapore della mia Puglia, ovviamente. Ma soprattutto, il grande successo che ha riscontrato la trattoria Mercato lo devo a mia madre Francesca. Quando ero a Taranto e in Sardegna a servire una bevanda dietro l’altra, lei mi preparava i piatti semplici della nostra terra, sua maestà fave e cicoria, in primis, ma anche polpo e patate o la irrinunciabile impepata di cozze alla tarantina. Quelli che credevo fossero piatti scontati si sono rivelati la fonte del mio successo a New York. Gli americani vanno matti per la nostra cucina. Mia madre è stata nel mio ristorante un paio di volte, e in quelle occasioni ha insegnato al mio chef Emanuel Concas, cagliaritano che vive in America già da una decina d’anni, moltissimi dei piatti che abbiamo in menu, tra cui il delizioso salame di cioccolato».
 
Deve esserci un bel viavai di celebrities. Quali sono stati gli ospiti più famosi? 
«È vero, vengono molti attori e personaggi noti. L'altra sera mi hanno detto che c'era Tom Cruise mimetizzato il più possibile e nascosto nella sala più appartata, ma io non ho potuto vederlo perché quella sera badavo ai miei piccoli monelli. Per fortuna ho mia sorella Barbara qui in questo periodo che mi aiuta tantissimo assieme ai miei cugini Fabrizio e Marco Pavone, anche lui ultimo arrivato da Taranto».
 
Immagino che sia una grande soddisfazione per te aver realizzato un obiettivo così importante.
«Senza dubbio, ma ho ancora tantissime cose che… bollono in pentola, letteralmente!».
 
Puoi anticiparci qualcosa?
«Sono nel pieno dei lavori per la prossima apertura di Pastaioli, il mio nuovo ristorante. Avrà centocinquanta posti a sedere e due diversi bar su due livelli. Inoltre ci sarà un vero e proprio laboratorio di pasta fresca. Se in Trattoria Mercato ho trenta impiegati, con Pastaioli darò lavoro ad almeno cinquanta persone, considerando anche il fatto che nel basement avremo uno Speakeasy bar, con musica jazz dal vivo».
 
Torneresti in Italia?
«Beh, con mia sorella Barbara ho un grande progetto in cantiere di cui vado davvero fiero. Vorremmo aprire, infatti, un mini alberghetto a Taranto vecchia, con una cantina di vini internazionali e un lounge sul terrazzo con vista sul Mar Piccolo. Il mio obiettivo è quello di tornare dove sono nati i miei nonni, ma allo stesso tempo non voglio abbandonare l’America, che mi ha dato così tanto. Per il resto della mia vita voglio vivere fra le mie due splendide isole: Taranto e Manhattan».
 
Tutto questo parlare di cibo e di buoni propositi mi ha messo appetito…
«E allora che altro dire? Ci vedremo presto a Taranto, ma intanto… vi aspetto a New York!». 
 



Commenti:

Paolo 6/SET/2013

Ciao, mi chiamo Paolo Cavallo, sono tarantino ,ho 45 anni e sono un vecchio amico di Marcello Rosas. Vivo da tanti anni a Bologna e per mestiere faccio la pasta fresca al mattarello per professione, lavorazione completamente a mano. Ho anche un negozio da qualche anno di specialità bolognesi in centro città. Ho visto il tuo futuro progetto della pasta e sono entusiasta e mi piacerebbe poter parlare con te , perchè da tempo penso di andare via anche io dall'Italia per le tue stesse motivazioni Potrei aiutarti molto nel tuo progetto , sarei lieto di poterne parlare personalmente. Spero di risentirti presto. In bocca la lupo ciao Paolo

Dedy 6/SET/2013

Sei grande cugino

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