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Francesco Serra/Palagiano nel cuore

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

4
OTT
2013
A quattr’occhi con il candidato sindaco alle scorse amministrative, attuale consigliere comunale d’opposizione. «La città è in stallo. L’amministrazione è inesistente e lontana dai problemi della gente»
 
Consigliere Serra, dopo quasi un anno e mezzo di attività amministrativa “targata Tarasco”, come giudica l’operato di questa maggioranza?   
«Francamente penso che il giudizio non lo debba dare io (il mio è scontato ovviamente), ma la gente. E io più volte ho consigliato al Sindaco di frequentare i luoghi pubblici del nostro comune per rendersi conto che, a causa dello sfascio amministrativo prodotto, non è solo la sua credibilità politica a essere compromessa ormai, ma anche quella personale non gode più dei lustri di una volta. Le famiglie che hanno sostenuto un progetto fidandosi di una persona oggi si mordono le mani. Si figuri che due consiglieri eletti in maggioranza, dei quali uno addirittura nella lista personale del Sindaco, sono di fatto all’opposizione sin dall’insediamento dell’amministrazione! L’inconcludenza è sotto gli occhi di tutti, un fatto oggettivo».
Quali sono le problematiche da risolvere con urgenza nella comunità palagianese? 
«Tante purtroppo, la maggior parte delle quali ereditate dalla passata amministrazione, nella quale si badava alla teatralità e non alla sostanza: il nostro palazzetto dello sport ormai compete più alla Sovrintendenza per i beni archeologici che al Comune: ne hanno fatto un rudere dopo che l’ex sindaco Ressa posò la prima pietra tra flash e riprese di sorta. Ma tante altre sono le sciagure di questa comunità: il vecchio Cimitero comunale cade a pezzi; il servizio di nettezza urbana è un colabrodo (e non per colpa dei dipendenti, ma di qualche pazzo che all’epoca stilò un capitolato d’appalto “con i piedi”, perché non voglio pensare sia stato fatto col cervello!); le blatte e nuovi animali sconosciuti anche al Wwf invadono le nostre strade; siamo eternamente in attesa di un rilancio urbanistico che pare un miraggio. E poi, ciliegina sulla torta, negli altri comuni l’imprenditoria si lavora per attrarla, noi invece abbiamo gli imprenditori locali di Città Impresa che non solo hanno coraggiosamente investito per il territorio senza andarsene via, ma adesso sono sull’orlo del fallimento perché l’amministrazione gira la testa dall’altra parte negandogli finanche il minimo aiuto. Vogliamo parlare poi dei disabili, degli anziani  e dei problemi del sociale? Meglio di no, altrimenti le verrà da piangere. E dico sul serio, purtroppo».
Secondo lei, Palagiano merita di più? 
«Guardi, io non so cosa dirle, sono un ragazzo come tanti di questa terra che fa parte di una famiglia come tante, coi suoi problemi e le sue speranze. Però una cosa la so con certezza, ed è quella che mi spinge e mi spingerà sempre a impegnarmi politicamente: Palagiano non può morire lentamente, come sta facendo da diversi anni a questa parte. Palagiano non può vedere crescere e svilupparsi i comuni vicini mentre sprofondiamo economicamente, socialmente e dal punto di vita occupazionale. Non attraiamo più come una volta, quando l’agricoltura pompava economia ed era il nostro fiore all’occhiello. Oggi investire qui significa rimetterci. Invece un amministratore con gli attributi deve, e dico deve, necessariamente attivarsi per attrarre investimenti, quindi soldini, quindi lavoro, quindi speranza e non disperazione. Sono stanco di vedere amici e amiche andare via: se gli altri crescono, perché noi no? "Una città non può essere amministrata e basta. Non è niente amministrare una città, bisogna darle un compito, altrimenti muore", come diceva Giorgio La Pira».
Ci dica un solo aggettivo per descrivere questa Amministrazione comunale. 
«Inesistente, non è un’amministrazione: è una unione  di più persone con scopi differenti l’uno dall’altro».
Parliamo di Lei. Da poco, assieme ad altri consiglieri, ha costituito un nuovo gruppo consiliare di opposizione. Cosa vi ha spinto a fare questa scelta? 
«La volontà di essere uniti rispetto a una maggioranza divisa su tutto, inconcludente e quindi dannosa per il nostro Comune. Da anni l’opposizione non si univa in un unico gruppo, ora è una realtà! E di questo ringrazio gli amici e colleghi consiglieri Mancini, Carucci e Marangione che mi hanno onorato di rappresentarli come capogruppo del “PDL-Per il bene di Palagiano”, oltre ai tanti che hanno lavorato a che ciò avvenisse. Fare l’opposizione con una maggioranza sorda e cieca è difficile, ma noi non demordiamo e continuiamo a portare avanti le battaglie per le quali crediamo fino in fondo. A questo siamo stati chiamati, e sta a noi dimostrare che siamo pronti a governare, e governare bene, imparando dagli errori che l’attuale amministrazione sta commettendo».
Qualche giorno fa su Facebook ha scritto che: “Ora tutti vogliono tutto dall’opposizione come se governasse”.  Vuole lanciare un appello ai cittadini di Palagiano? 
«Più che un appello, li invito a interrogarsi in coscienza alla luce di un anno di legislatura: abbiamo fatto più noi dall’opposizione che l’amministrazione. Per questo in tanti vengono da noi, dimenticando però che, per dirla alla spicciola, alla fine “chi comanda fa le leggi”. In ogni caso, io non mi nego e non mi negherò mai dinanzi a un problema qualsiasi cittadino lo ponga. Tuttavia, consentitemelo, io sono ancora con la Palagiano che non crede nell'uomo o nella donna della provvidenza. La Palagiano che crede nella comunità che si emancipa, che sceglie, che partecipa, che indica le soluzioni per risolvere i problemi che la politica a volte non vede. La comunità, che non è la gente, non è il popolo. La comunità che è la comunione di persone che ogni giorno riscopre i motivi dello stare insieme, proprio in quest’amato fazzoletto di terra nel quale abbiamo, ben piantate, le nostre radici. E mi impegno a continuare a essere ciò che sono sempre stato: una persona che innanzitutto ascolta. Perché sono convinto che molte soluzioni possiamo trovarle insieme. Solo in questo senso "La politica è la forma più alta ed esigente della carità" per dirla con Paolo VI».
 


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