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Cannabis/Caspita, fa bene

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

31
GEN
2014
La si vuole liberalizzare – per scopo terapeutico – con una legge regionale. Sotto controllo medico la cannabis cessa di essere una droga e diventa un presidio sanitario: chissà cosa avrebbe detto Ippocrate
 
Maddalena Migani, 36 anni, ha lanciato una petizione on line sul sito change.org. "Non sopporto il cortisone e per me l'unica alternativa è la cannabis - spiega Maddalena Migani - Quando la prendo sto meglio, sono più serena, riesco a dormire e i dolori sono più leggeri. Tutto diventa più facile". Una battaglia, quella per la liberalizzazione della cannabis, portata avanti prima di lei da altri malati.  Vorrebbe la stessa cosa da tempo anche Lucia Spiri 32 anni, paziente di Sla, di Racale, in provincia di Lecce, che ha fondato il primo 'Cannabis social club d'Italia'  insieme Andrea Trisciuoglio, anche lui colpito dalla stessa malattia. (notizia comparsa su La Repubblica on line). La liberalizzazione della cannabis a scopi terapeutici potrebbe essere presto, anche in Italia, oggetto di una normativa nazionale. Il senatore del Partito democratico Luigi Manconi ha infatti depositato nei giorni scorsi  il disegno di legge che vorrebbe introdurre la possibilità dell'uso terapeutico della canapa. Il provvedimento, inoltre,  mira anche a ridurre i divieti per la coltivazione, estendendola ai privati.  "In Italia l'uso terapeutico della cannabis - ha sottolineato Manconi - è ancora un tabù mentre da anni la letteratura scientifica ha mostrato l'efficacia dei farmaci a base del principio attivo Thc per molte malattie. Questo disegno di legge vuole semplificare le procedure e facilitare l'offerta dei preparati a base di cannabinoidi per chi ne ha bisogno". Nel frattempo ci hanno pensato alcune regioni, licenziando provvedimenti che in qualche misura vanno incontro alle esigenze di chi ha necessità di accedere a terapie a base di cannabis. La Regione Toscana è stata la prima in Italia, con la deliberazione della Giunta regionale n. 1052/2002, a impartire specifiche direttive alle sue Aziende USL, stabilendo che, "in caso di richiesta, da parte di assistiti residenti nella Regione Toscana che si rivolgono alle predette aziende U.S.L. per la messa in atto delle procedure di cui al decreto 11 febbraio 1997 (...) di erogazione di medicinali non registrati in Italia" esse "devono provvedere all'erogazione stessa facendosi direttamente carico, nei limiti di importo indicati nella predetta delibera, delle spese per l'acquisto di detti medicinali e di tutti gli oneri connessi". La Regione Puglia con la delibera n. 308 del 9 febbraio 2010, ha prima disciplinato le modalità di accesso alla somministrazione dei farmaci cannabinoidi, ponendo il loro acquisto a carico delle aziende USL, ora ha varato anche una legge regionale. Ma anche altre regioni consentono l'uso terapeutico di ciò che comunque viene ancora considerata droga: Veneto, Liguria, Lazio, Abruzzo, Emilia Romagna. Un passo in avanti? una scelta di civiltà? Non è facile dare una risposta a queste domande. E' evidente che tutto ciò che può alleviare le sofferenze di un ammalato debba considerarsi un fatto positivo, e da rendere di facile accesso. Ma c'è un limite che possiamo e dobbiamo porci? Perché seguendo il ragionamento che ispira la norma sulla liberalizzazione  - a scopo terapeutico- della cannabis arriviamo, alla fine del percorso, a riprendere anche il discorso sulla eutanasia. Non è che la medicina debba fare qualche sforzo in più in termini di ricerca, in primo luogo per risolvere tante patologie che ancora non riesce a curare, a cominciare da quelle oncologiche?  E' evidente che siamo di fronte a questioni che non sono solo di natura scientifica. Occuparsi della terapia del dolore rappresenta una sorta di rassegnazione di fronte alla malattia; una sconfitta della medicina. Ma tant'è, così come stanno le cose difficile ipotizzare nel breve periodo che le cose possano migliorare. Non sappiamo come si comporterebbe Ippocrate in questi casi, ma stando al suo giuramento, è legittimo pensare che anche lui avrebbe votato si alla legge. 
 


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