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Biscazziere lecito/Stato, ti piace vincere facile?

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

14
FEB
2014
Il giornalista e scrittore, conosciuto per le sue inchieste “scomode”, ha spiegato agli studenti della “Leonida” l’intreccio tra il gioco d’azzardo e lo stato italiano; dati allarmanti di un’economia cancerosa, a cui si aggiungono anche tante ipocrisie
 
Al terzo incontro della Pace organizzato da “Libera” (associazione nomi e numeri contro le mafie) presso la scuola media statale Leonida di Taranto, a parlare del gioco d’azzardo, è stato ospite il giornalista-scrittore Daniele Poto.  In "AZZARDOPOLI", il suo ultimo libro,  redatto per e con Libera, l’autore ci fornisce un ricco e dettagliato ritratto del gioco d'azzardo legale e illegale, in Italia. L'Italia è il primo paese europeo nel settore, terzo paese del mondo, e nasconde, nel caso del gioco illegale, una realtà criminale consistente. Tutto ciò ha un notevole costo sociale, con lo sviluppo della ludopatia che colpisce circa 800 mila soggetti in tutta Italia. Durante l’incontro, Poto ha raccontato di un’economia malata, di cui ne è responsabile lo Stato che è biscazziere. Nel 2013 il fatturato dell’azzardo è stato di 86 miliardi, ma lo Stato ne ha incassato solo 8 miliardi perché sono i concessionari, 13 in Italia, che guadagnano la percentuale più alta; Sisal e Lottomatica sono i più potenti, che finanziano di tutto, persino le mostre d’arte. Strumento geniale è la pubblicità, assolutamente ingannevole come “Ti piace vincere facile” o “Azzarda il Giusto” che rimbombano nella testa del giocatore dipendente, quello che sta davanti alla macchinetta e gioca finché non perde tutto. Per non parlare della mafia che si nasconde dietro tutto questo, che ha un fatturato di 23 miliardi e che apre i bar per copertura, per inserirci le slot machine. Nel nostra Paese legalità e illegalità convivono perfettamente, e se da una parte Angiola Armellini è stata denunciata per una maxi evasione al fisco, perché aveva accumulato un patrimonio da ben 1.243 immobili tra alberghi, appartamenti e relative pertinenze, su cui sarebbero stati evasi Imu, Ici e tasse locali per un totale di 2,1 miliardi di euro, dall’altra, lo Stato promuove il gioco d’azzardo. Una regolamentazione ferrea e trasparente è sicuramente quello di cui, secondo Poto, il settore necessita. Prima dell’incontro, Daniele Poto ha lasciato un’intervista a noi di Extra, in merito agli incentivi stanziati dallo Stato in favore del gioco d’azzardo e alla sua prospettiva.
“101 motivi per non vivere in Italia”, il suo libro precedente; qualche giorno fa è venuta Silvia Avallone a Taranto e diceva esattamente il contrario , che la scelta coraggiosa è proprio quella di restare; lei cosa propone invece?
«E’ un consiglio realistico quello che do ai giovani; è un dato statistico che qui non si trova lavoro, che non ci sono possibilità, che non c’è investimento sulla ricerca, la scuola è depressa e quindi le possibilità sono molto limitate. A questo punto, perché non trapiantare questo grandissimo know-how italiano, essendoci le capacità, tant’è che i nostri cervelli fanno sempre una bellissima figura all’estero, a volte vincono espatriati Nobel, e valorizzarlo all’estero. Naturalmente non escludo che le persone che trovano lavoro e si realizzano all’estero possano tornare e regalarci ancora ricchezza. E’ una conclusione realistica, perché lo Stato Italiano e le condizioni economiche in Italia, in questo momento offrono questo. È una fotografia dell’esistente».
La dipendenza dal gioco potrebbe essere paragonata alla dipendenza di una droga. Secondo lei potrebbe essere breve il passo verso la legalizzazione delle droghe leggere, visto che questo è anche un momento in cui se ne sta parlando tanto?
«Il passo sarà molto lungo purtroppo. Se pensiamo che è stato suscitato il problema dell’indulto, in relazione alla situazione carceraria italiana abbiamo 67000 detenuti e se fosse sdoganata la legge legata all’uso delle droghe leggere, 23000 persone, quindi un terzo degli attuali detenuti, sarebbe messo in libertà.  Il problema a questo punto sarebbe virtualmente risolto, ma dobbiamo ricordarci di vivere in un Paese dalla tradizione profondamente cattolica, ci sono molte pulsioni negative, quindi l’Italia è nettamente ben lontana dalle posizioni moderniste assunte dall’Uruguay, per citarne uno. Di tanti altri paesi europei siamo praticamente alla retroguardia per quanto riguarda un indicatore della vita civile: l’ipotesi del divorzio breve per esempio,  è ancora lontanissima. E’ inverosimile che gli Italiani vadano a divorziare in Romania acquisendo una finta residenza e in tre mesi sbrighino la faccenda. in Italia invece devono ancora aspettare tre anni dopo la separazione, con un cumulo di spese legali considerevoli che scoraggia molte persone a divorziare».
Veniamo alla legge sul gioco d’azzardo. Lei come se lo spiega questo cambio di rotta, dal 2010 con un minidecreto sulla sanità che ostacolava il gioco d’azzardo e le slot machine, adesso improvvisamente si adoperano tanti incentivi statali?
«Io vedo una linea dritta, a parte questo episodio del 2010, una linea dritta dal 2003 fino ai giorni nostri; incitamento di spaccio e in particolare dell’azzardo, da parte dello Stato e dai vari Governi che si sono avvicendati al potere, ogni compreso, destra e sinistra che si sono susseguiti, hanno fatto, scusa l’espressione, “carne di porco dell’azzardo” e i risultati si vedono: in 11 anni abbiamo una popolazione di 800.000 malati patologici, quindi una popolazione esattamente doppia dei tossicodipendendenti. E’ stato creato un mostro, non ci siamo fermati, non abbiamo messo la vigilanza. La politica e le lobby d’azzardo legate a essa, questo intreccio sottile e ramificato, hanno provocato questo disastro sociale, questo corpo canceroso che ha invaso l’Italia».
Secondo lei qual è lo stato di cose che dobbiamo attenderci tra qualche anno?
«Noi con “Libera” e “Mettiamoci in Gioco”  (organizzazione che unisce 21 sigle),  si vorrebbe arrivare a una legge quadro che risistemi tutto il settore, un miraggio chiaramente. Chiediamo una moratoria sui giochi d’azzardo, in maniera che non ne vengano più introdotti dei nuovi; chiediamo una destinazione precisa e vigilata di fondi per il recupero dei malati patologici che adesso non viene stanziata, chiediamo che cessi questa espansione delle slot machine e che queste in particolare, siano confinate solo nelle sale giochi, che non invadano più l’arredo urbano di bar, tabaccherie, lavanderie a gettone, così come è stato permesso impunemente di fare negli ultimi anni. Questi  sono i principali paletti che vorremmo mettere».
E pensa gli adolescenti siano dei soggetti di facile mira?
«Assolutamente sì, sono dei soggetti molto vulnerabili e attaccabili; ad esempio, la pubblicità che l’azzardo utilizza ha un appeal che non si può negare. E’un dato gravissimo se consideriamo che su 15 milioni di minorenni, 2 milioni giocano, abbiamo percentuali di 11% di undicenni che giocano. Lo Stato cerca di conquistarsi questa fetta perché tenta di portarsela fino alla maggiore età, quindi opinabile utenza per incrementare il bilancio dello Stato». 
 


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