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Provenienza sospetta/Il mitile ignoto

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

21
FEB
2014
Alcuni giorni fa siamo andati a Bari, ci siamo fermati in località Torre a Mare, alle porte del capoluogo adriatico. Abbiamo avvicinato un pescatore, uno dei tanti che in quel momento era intento a pulire polpi e calamari e mentre eseguiva il tradizionale lancio ripetuto sugli scogli del  “pescato”. Alla nostra domanda: «Li ha appena pescati ?», il pescatore ha risposto: «no, non sono di Bari… li ho presi a Taranto. Cercavo dei ricci di mare, qui costavano molto e allora ho deciso di andare a Taranto da un mio amico che me li ha venduti a metà prezzo. Poi ho approfittato e ho preso anche cozze, polpi e calamari più convenienti rispetto al mercato barese».
Non osiamo insinuare che ci siano pescatori non tarantini che approfittino delle difficoltà ioniche per trarne dei vantaggi economici acquistando a Taranto e rivendendo poi nelle proprie città a un prezzo superiore.
Non vogliamo nemmeno pensare che a Bari (o in qualunque altra città) ci sia qualcuno che faccia credere ai propri clienti di acquistare un prodotto di provenienza barese che in realtà è un prodotto tarantino.
Ma se certamente non è un’abitudine (speriamo), è un fenomeno che deve far riflettere non poco. Del resto nella città dei due mari ultimamente non si parla d’altro: inquinamento, salute, economia, politica, tutti temi di primaria importanza per la vita e per la crescita dell’intera città.
La settimana scorsa infatti sono state sequestrate 5 tonnellate di cozze coltivate in una zona vietata che avrebbero rappresentato un pericolo per la salute pubblica se fossero state messe in vendita. I mitilicoltori preoccupatissimi per se stessi e per le loro famiglie hanno protestato a gran voce invocando l’eliminazione della fonte inquinante (l’ILVA).
Capiamoci bene, se a Taranto, com’è giusto, ci si preoccupa della genuinità dei prodotti ittici, ci si deve anche preoccupare degli aspetti economici e occupazionali derivanti dalle conseguenti distruzioni dei prodotti risultati contaminati per evitare che casi come quello descritto del pescatore barese non si ripetano troppo frequentemente.
E’ un aspetto molto positivo esportare i prodotti locali ma lo è molto meno se ciò avviene a prezzi notevolmente ribassati e perché rivelatisi prodotti invendibili in “casa propria”. Servirebbe una politica locale interessata ad affrontare seriamente la questione che è anche sociale, occupazionale, economica e commerciale. Tuttavia Taranto è ormai da tempo una città senza un Sindaco a causa dei suoi problemi di salute che lo tengono lontano dall’amministrazione della città e questo rende tutto molto più difficile.
 
 
 


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