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Buone ragioni/Siamo tutti animali

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

22
GIU
2012

 

Buone ragioni
 
Siamo tutti animali
 
Chi è titolare di quattro zampette (ma non solo) sa quali e quanti sentimenti possano provare, compresi la mortificazione e il dolore. La presidente dell’Enpa Taranto, Rosanna Pisani, ci spiega perché rispettare tutti gli esseri viventi, oltre che buono, è anche conveniente  
 
Esordisce con le parole “inciviltà” e “sadismo” Rosanna Pisani, Presidente dell’Enpa, quando le chiedo di parlarmi della questione dell’abbandono dei cani e del maltrattamento sugli animali. L’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) è una realtà nella nostra città che si occupa della protezione dei cani e degli animali in genere, facendo da supporto alle amministrazioni locali, ai canili e alla cittadinanza. L’Ente è riconosciuto dalla sede di Roma, conta circa 200 iscritti e ha sede in Viale Virgilio, accanto alla concessionaria Loforese; per diventare socio occorre una tessera dal costo di 25 euro l’anno, ma soprattutto un cuore grande, “se ami gli animali, associati a noi”, è il loro motto. L’attività dell’Enpa si districa per strada, nelle piazze, mirando a sensibilizzare il cittadino all’amore verso gli animali, ma soprattutto al loro rispetto, come per tutti gli esseri viventi. L’ultima manifestazione si è svolta lo scorso19 maggio in Piazza Garibaldi contro la vivisezione, poi ancora un’altra in Piazza della Vittoria per l’adozione dei cuccioli, conclusasi con un ottimo risultato di 7 cuccioli adottati su 12.
Quando è diffusa la pratica della vivisezione?
«La vivisezione viene praticata  da diversi anni, sempre con le stesse tecniche: la giustificazione  è quella di poter fare degli esperimenti sugli animali, al fine di trovare idonei farmaci per curare determinate malattie. Si trascura un dettaglio, che gli animali sono biologicamente diversi dall’essere umano, il loro metabolismo è differente, quindi gli effetti che possono apparire positivi per gli animali, potrebbero essere deleteri per l’uomo; in pochi sanno che  la quarta causa di mortalità nel mondo è provocata dagli effetti collaterali dei farmaci. L’aspirina per esempio: tempo fa fu considerata nociva e in realtà non dovremmo assumerla, ma alle case farmaceutiche non conviene. E’ tutta una questione di business, gli animali che vengono raccattati hanno un prezzo, vengono venduti agli Istituti di Ricerca e alle Università… e poi  c’è  la lobby delle varie aziende farmaceutiche».
Come si potrebbe fare? Non si dovrebbero più prendere medicinali?!
«Molti animalisti non assumono più medicine. C’è però una soluzione, la “Tossicogenomica”, e cioè la sperimentazione dei farmaci su cellule umane coltivate in vitreo. E’ già praticata nei laboratori, portando risultati ancora più brevi nel tempo. Alla luce di ciò è bene ricordare il Trattato di Lisbona, che considera gli animali esseri senzienti e capaci di soffrire; il trattato sancisce di non dover praticare gli esperimenti sugli animali, perché soffrono. C’è stata però una Direttiva Europea alquanto scandalosa, che consiglia secondo propria discrezione, ai vari medici e scienziati, di usare  il sedativo o l’antidolorifico sugli animali prima di ammazzarli; ma solo uno scienziato su 100 lo fa, perché lo considera un costo o un gesto inutile. Nella Direttiva è indicato anche che gli animali possono essere sottoposti a più di qualche esperimento fino a che muoiono, oppure possono rimanere menomati a vita. Noi dell’Enpa stiamo facendo una grossa campagna contro queste regole di tortura, inoltre stiamo cercando di istituire un piccolo ospedale per accogliere tutti gli animali sottoposti a vari esperimenti. E’ un discorso di civiltà, e cioè di rispettare la sofferenza di ogni essere vivente, tanto per l’essere umano quanto per gli animali. Ricordiamo l’episodio del Green Hill, l’azienda di Montichiari (Brescia) che alleva cani beagle per laboratori di vivisezione, in cui una volontaria si è sottoposta alle stesse atrocità a cui venivano sottoposti i cani: le è stato effettuato un test di irritazione dell’occhio, per verificare qual è il livello di irritazione che si riscontra quando questo viene a contatto con una sostanza chimica. La volontaria in questione ha lanciato un messaggio molto chiaro.»
Ma come viene implementato tutto questo? Grazie all’abbandono e al randagismo?!
«La Direttiva Europea  permette anche di rifarsi tranquillamente sui randagi di cani e gatti senza nessun controllo né limite. Possiamo comprendere a questo punto che grande bacino di utenza sia la Puglia, data la cospicua presenza di randagi. Oso paragonare il meccanismo al traffico d’organi, il procedimento è lo stesso.»
Perché tanti randagi in Puglia, e a Taranto? E’ dovuto all’abbandono, così costante in questo periodo?
«Il fenomeno dell’abbandono è sempre costante tutto l’anno, anche se si fa una maggiore campagna di sensibilizzazione durante il periodo estivo; è dovuto più che altro alla mancanza di responsabilità, perché alla prima difficoltà, qualsiasi essa sia, il cucciolo viene abbandonato. Bisogna comprendere che quando entra un animale in casa, diventa un membro della famiglia, e abbandonarlo significa dargli una punizione ingiustificata; il cane aggressivo è il più delle volte quello che è cresciuto in cattività ed è stato abbandonato o maltrattato. Il randagismo, oltre che essere una conseguenza dell’abbandono, è una questione di inciviltà che nasce dalle nostre amministrazioni in primis. Nel settentrione l’hanno capito sin da subito che una città non si presenta bene quando ci sono randagi ovunque, cagnette che partoriscono dove capita e insetti fastidiosi qua e là; in quelle regioni già 50 anni fa hanno pensato bene di fare la sterilizzazione di massa, il che significa sterilizzare 5-6 cagne al giorno e contenere le nascite. Normalmente i parti sono dai 5 ai 12 cuccioli, e le femmine che nascono, procreano già dopo 6 mesi. Le nostre amministrazioni ci stanno pensando solo ora, in accordo con la Asl, ma i risultati si vedranno tra 10 anni.»
Qual è la soluzione?
«Bisognerebbe favorire le sterilizzazioni e le adozioni; spesso il canile commette l’errore di segnalare il cane maldestro e birichino, o quello bruttino e malaticcio, rischiando così di allungare i tempi. Purtroppo non sono gestiti bene i canili a Taranto. Abbiamo avanzato una proposta al Comune, di creare dei recinti comunali all’interno di alcuni grandi quartieri, come Paolo VI, Salinella e Taranto2, che possano contenere 15-20 cani, che già si conoscono e fanno branco. Sarebbe una soluzione poco dispendiosa, che eviterebbe di sovraccaricare i canili e permetterebbe di facilitare la sterilizzazione e il controllo delle nascite.»
Quanti canili ci sono?
«C’è il canile sanitario nei pressi della Centrale del Latte, già saturo, in cui vengono ospitati i cani investiti o i trovatelli, che possono permanere solo un periodo di tempo, per essere curati o aspettare che il padrone che li ha smarriti li ritrovi; poi ancora il canile da rifugio, il San Raphael sulla strada per San Giorgio. Per gestire un canile chiaramente si indice una gara d’appalto, alla quale vi partecipano le associazioni iscritte all’albo. Tempo fa i canili sono stati gestiti da imprenditori che hanno fatto solo business e i cani erano lasciati allo stato brado, senza cibo e con gli insetti, oppure da associazioni che non avevano competenza alcuna.»
Quali sono le condizioni dei  canili a Taranto?
«Ci sono varie difficoltà, come la pavimentazione sbagliata, ma i cani non sono maltrattati né denutriti. Il problema è il sovraffollamento, perché la legge dice, che in un determinato box ci deve essere un certo numero di cani; già metterne uno in più è maltrattamento. Sia il canile sanitario che il San Raphael sono sovraffollati, i cani  rimangono per la maggior parte del tempo nei box, tranne quando i volontari li fanno uscire per un breve tempo, poi può capitare che nascono i cuccioli all’interno  della struttura stessa e chiaramente l’adozione diventa ancora più difficile.»
Quindi  l’adozione nel canile non riscuote successo? La gente preferisce andare a comprare il cane di razza nel negozio?
«Si trovano anche i cani di razza nei canili, ma ripeto, sbagliano nella tecnica utilizzata, nel modo di presentarli. L’Enpa riscuote molto successo con le adozioni, avendo inventato 10 anni fa “l’adozione in piazza”, dando al cane un aspetto allegro, pulito, pettinato e sano, senza nessuna malattia o comunque guarito del tutto; a differenza del canile, diamo una certa garanzia, ecco perché le persone che vogliono adottare un cucciolo preferiscono rivolgersi all’Enpa.»
 


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