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CALCIO ED EUROPA

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

22
GIU
2012

 

CALCIO ED EUROPA
 
Siamo in pieno Campionato Europeo per Nazioni, consistente antipasto sportivo che precede il piatto forte dell’Olimpiade londinese. Che meravigliosa, pantagruelica, bulimica scorpacciata di calcio! A dispetto del caldo torrido che comincia a farsi sentire a tutte le latitudini compresa la mia pianura padana, a irriverente sberleffo per i valori del mio colesterolo e dei trigliceridi, ho abbracciato senza ritegno l’intramontabile dieta lanciata dal Ragionier Ugo Fantozzi: frittatona di cipolle, birrone ghiacciato e rutto libero!
Ma non abbiate timore, non è mia intenzione tediarvi con formazioni, tattiche e schemi di gioco, anche perché ne capisco poco e niente al pari degli altri sessanta milioni di commissari tecnici in pectore che compongono la popolazione del nostro Paese.
Piuttosto vorrei sottoporre alla Vostra attenzione una considerazione che mi ha colpito, con la sua realtà cruda e violenta, sino dai primi incontri della competizione calcistica continentale. Questo Campionato Europeo di calcio è la perfetta metafora di cosa è oggi l’Europa e, soprattutto, di cosa non è oggi l’Unione Europea!
Il Fato ha voluto che le quattro aree in cui è suddiviso lo scacchiere Continentale siano pariteticamente rappresentate dalle sedici Nazioni finaliste: c’è il Nord con l’Irlanda, l’Inghilterra, la Danimarca e la Svezia; l’Est con Croazia, Polonia, Cekia, Ucraina e Russia; la Mitteleuropa con Francia, Germania e Olanda; infine il Sud con Portogallo, Spagna, Italia e Grecia. Ebbene da un Continente che da sessantacinque anni sta sperimentando la capacità di far prevalere i baricentrici motivi di unità rispetto agli eccentrici valori nazionalistici, ci si aspetterebbe una manifestazione di civile dignità che, oggettivamente, abbiamo visto non far parte del patrimonio di nessuna delle nazioni suddette.
Abbiamo iniziato con i fischi agli inni nazionali prima delle partite (in particolare di spagnoli, più sorprendenti, e croati, meno sorprendenti, avverso noi italiani); per proseguire con i violenti scontri provocati dai gruppi ultranazionalisti dei paesi dell’Est; con il boicottaggio diplomatico annunciato, ma nei fatti inapplicato ed assolutamente ininfluente, a tutela dei diritti civili conculcati da parte del controverso regime ucraino; con il capitano della nazionale celtica che, dopo la pesante sconfitta subita dalla sua squadra da parte degli iberici, irride i propri avversari facendo il giro di campo sventolando la bandiera irredentista basca; con l’irritante snobismo con cui i paesi nordici hanno disonorato la loro partecipazione alla competizione, dando prova di quanto poco essi tengano alla comune appartenenza; alla supponenza con cui franchi e nibelunghi rivendicano il diritto di primogenitura nel consesso europeo; infine alla guerra tra i poveri del Sud che vivono ancora del ricordo di fasti passati non più riproducibili.
Su tutto e tutti domina incontrastato le Roy Soleil, Michel Platini, circondato dall’ozioso ed inetto codazzo di cortigiani del governo del calcio europeo.
Una granita di caffè con panna per chi scova le analogie con la politica comunitaria.


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