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Non notizie/Bimbo povero uguale adulto povero

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

11
APR
2014
Dati sconfortanti durante un importante convegno voluto dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Alcune note a margine della Conferenza nazionale per l’Infanzia tenutasi a Bari nei giorni passati
 
Inno nazionale e tutti in piedi alla Conferenza nazionale sull’Infanzia e l’adolescenza voluta dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali – svolta ormai una settimana fa, ma qualche nota a margine può farsi ancora - e si tiene ovviamente nell’hotel sala ricevimenti quattro stelle di Bari… Tosti e tristi i rappresentanti del popolo: sindaco di Bari, presidente della Regione, Ministro della Repubblica, Garante nazionale dei diritti dell’Infanzia: en plein al maschile e allora per ripicca più che sentirli li osserviamo, li guardiamo e punto, anche se si rischia di finire a: 1. coglionare l’accento emiliano del presidente di Lega coop prestato al Lavoro grazie a Renzi; 2. Pensare che stona di brutto sull’argomento povertà l’extra large sindaco barese (eterno candidato a tutto); 3. Avast con i commenti del tipo “è stato bravissimo” detto con la lagrimuccia da chi ha ancora il garbo istituzionale di ascoltare Nichi, ecc.
Quando finalmente inizia la Conferenza vera, per magia compaiono anche le donne sul palco degli oratori ed è a tratti uno sferragliare di monili ed oreficeria varia al microfono e in sala dove, manco a dirlo, all’80% la presenza è femminile. Spesso saranno gli interventi più centrati. In effetti, una conferenza a parlare di ragazzini dove non ci sentisse un po’ madre sarebbe fuori luogo, anche se dire ciò è retorico: è solo l’influenza della due giorni dove il leit motiv ‘povertà’ dà la stura a pie promesse, ad overdosi di statistiche, a buffet di gala con pochi diritti per le minoranze alimentari (per chi ha celiachia, intolleranze e allergie varie o più semplicemente segue scelte vegetariane e vegane), insomma dovuto alla frequentazione di un posto titolato a fare e bere retorica liquida. Tanto quanto dieci anni fa si parla di protagonismo dei bimbi, di rinforzare il loro capitale umano (tradotto, vorrebbe dire più istruzione, maggiori opportunità… non l’avevate mai sentite prima?): si crea una spirale del tipo che alla maggiore povertà si associa la bassa scolarità che porterà quei bimbi con una approssimazione quasi infallibile ad essere adulti poveri, ciò che in gergo vien detto darwinismo sociale: quanto approssimato? Nel 75% dei casi: roba da ‘rizzicare’ le carni. In gergo, i tecnici parlano di mobilità sociale, ossia l’ascensore che può portare anche il figlio dell’operaio a diventare da grande presidente della Repubblica. In Italia, più che in ogni altro paese dell’Europa unita questo ascensore non sale più da tempo. Se sei figlio di un notabile puoi pure scivolare in basso, ma bisogna davvero sprecare la qualunque. Al contrario, voler emergere sarà per i bimbi ‘millennials’ un’impresa ardita. Saperlo già nel 2014 fa male. 
Non basta: il ‘contesto’ fa il resto. Una delle scoperte più care ai sociologi dell’importanza del luogo dove un bimbo vive e cresce serve come ulteriore ingranaggio per fare andare più veloce in su l’ascensore sociale. Quanto spende e come investono i soldi nel sociale lo Stato e tutti gli enti pubblici diventa allora ancor più strategico: lo scenario delineato a Bari è quello di una decremento nel biennio 2011-2012 del 4,6%. A differenza delle nazioni di tutta Europa, soltanto noi e la Grecia non abbiamo ancora messo mano per riformare le leggi su povertà e le non-autosufficienze, non c’è una legge quadro sulle famiglie, non è stato istituito un reddito minimo di cittadinanza che il terzo settore preferirebbe chiamare reddito di inclusione sociale (REIS) e che funzionerebbe pressappoco così: una misura  nazionale  rivolta  al le  famiglie  che vivono  in  povertà  assoluta -   nel    2012  erano  il  6,8%  del totale – con un importo dato dalla differenza mensile tra il proprio reddito e il dato Istat mensile sulla povertà assoluta, per permettere un livello di vita minimamente accettabile.
Se ancora continuerà così, invece, accadrà altro: saranno tagliati nei prossimi due anni ulteriori servizi sociali e non solo ciò di cui può farsi a meno - ed i comuni l’hanno già fatto a modo loro riallocando risorse -  ma l’essenziale: e così anche le prestazioni per i casi gravi rischierebbero di saltare. Dunque, o lo Stato investe si è detto chiaro e tondo a Bari o subiremo un arretramento, un salto indietro e nel vuoto senza precedenti a memoria di almeno due generazioni di italiani.
La notizia buona, a fronte di questo sconquasso, è che a breve anche l’Ambito n.5 Martina-Crispiano sarà uno dei cinquanta luoghi della sperimentazione nazionale del progetto ‘PIPPI’ (un programma di prevenzione dei casi di ragazzini fuori famiglia) nel biennio 2014-2016, lavorando sulle famiglie negligenti e sulla mitigazione del disagio familiare.
La non notizia che va segnalata,  è che non si è parlato più durante la Conferenza di ‘spesa’ sociale, bensì di ‘Investire sull’Infanzia’, ed è un segnale non solo lessicale. A furia di farci credere che aiutare bambini e anziani siano soldi gettati dalla finestra si rischia di spazzare via il terzo settore, di spiazzare le famiglie, di spezzare la società italiana. Quell’investimento garantirà semplicemente l’esistenza dell’Italia così come l’abbiamo conosciuta sinora. Naturalmente la lotta alla povertà deve essere una strategia di sistema, occorre più meritocrazia, occorre investire risorse: mica tanto, basterebbe una mezza ala di un ‘F35’, il famigerato aereo da guerra che l’Italia deve per forza acquistare in gran numero dagli Stati uniti nostri alleati.
Tra le citazioni infinite, merita farne una in forma di  consiglio di lettura: da Maria Pia Veladiano, autrice di ‘Parole di scuola’ pubblicato giusto ora dal Centro Studi Erickson nella collana ‘I mattoncini’ (insomma, vi stanno pure avvisando, no?!). Veladiano, per venti anni docente ed ora dirigente scolastica, mastica l’argomento e conosce a menadito il lessico della scuola e dunque della vita. Teniamoci strette almeno alcune sue frasi e facciamone programma: “Ce la puoi fare! Certo che ti aiuto! Come sei bravo! Senza di te non sarei riuscito, grazie! Proviamo insieme, volentieri! Vedi che era facile? La prossima volta andrà meglio, che meraviglia! Noi ci siamo!”
 


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