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The day after/Di cosa abbiamo bisogno

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

6
GIU
2014
I metodi spicci e urlati di Grillo non hanno convinto gli elettori, che hanno preferito la prospettiva riformista di Renzi. Aspettando la presidenza italiana del semestre in UE
 
 
Il tanto atteso voto per il rinnovo del Parlamento Europeo è stato un vero e proprio test elettorale, una specie di resa dei conti tra tutti i partiti. Una campagna elettorale intensa, in alcuni casi violenta, ha chiarito le idee degli elettori, lanciando messaggi del tipo “no all’Europa, no all’Euro”, col solo scopo di recuperare consenso, lasciando vuota l’agenda del fare, ossia quel programma elettorale composto da scelte e decisioni per cambiare l’Europa e farla crescere sempre più. 
Ovviamente da non sottovalutare la “vittoria del partito dell’astensionismo”, infatti solo il 57,22% degli aventi diritto, si è recato alle urne per esprimere il proprio voto. Questo è un dato allarmante, un dato che deve far riflettere ognuno di noi. Un dato che è frutto della rabbia, delusione, demotivazione e credibilità nei confronti della Politica, che nella maggior parte dei casi sfocia il suo enorme consenso nel Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che certamente, a mio modesto parere, non credo sia la soluzione ai problemi della nostra Italia. 
Nonostante il “partito dell’astensionismo” risulta essere vincitore da un bel po’ di competizioni elettorali, nessuno ancora ha studiato una strategia politica per recuperare i tanti delusi, nessuno ha ideato un percorso politico per far ritornare la Politica alla credibilità e alla fiducia dei vecchi tempi. 
Unico dato, realmente positivo, ed evidente, è il risultato del Partito Democratico, che ha ottenuto circa il 42%, un dato numerico storico e largamente soddisfacente per il partito maggior azionista di Governo. Sarà stata la figura del giovane Renzi? Probabilmente sì. Sicuramente la gente vede in lui una persona giovane, capace, una persona di cui aver fiducia. A prescindere dall’azione di Governo, giusta o sbagliata che sia, ma certamente la sua personalità, il suo “novismo”, e il suo saper comunicare con il popolo, ha portato un grande vantaggio.
Analizzando questo dato, ci rendiamo conto che la gente ha bisogno di tornare a credere e ad avere fiducia, prima di tutto nella politica, e successivamente in chi la opera, ossia i politici.
Spostando la lente di ingrandimento anche nel maggior partito di centro destra, reduce da un 17% circa di Forza Italia, anche qui sorgono delle analisi, nascono delle nuove idee per puntare al futuro del movimento. Attribuendo a Silvio Berlusconi la guida del movimento e confermando la leadership indiscussa, certificata dal possente risultato personale di Raffaele Fitto, certamente una somma aritmetica tra partiti e partitini di centro destra non potrà essere la soluzione per tornare a sperare alla guida del Paese. In realtà, c’è bisogno di ben altro. C’è bisogno di nuove leve, di più soldati e meno generali, di idee innovative, di proposte di crescita, di una minore mania di protagonismo e di una più collaborazione nel partito. Tutto questo, potrebbe davvero portare un grande risultato al centro destra, ratificando il giusto ruolo che merita.
Le aspettative alla vigilia del voto erano ben diverse. Oggi a mente fredda bisognerebbe effettuare una seria analisi del voto, eventualmente bisognerebbe accettare la sconfitta e ripartire da zero, cercando di raggiungere un solo obiettivo: far tornare la gente ad avere fiducia nella politica.
 
 
 


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