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Torna a casa, Atleta

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

7
SET
2012

 

Alto 1 metro e 70, sulla trentina, fisico scolpito dall’esercizio e dalla dieta proteica: questo ragazzo di 2500 anni fa doveva essere una gran bellezza dell’epoca. Ora ha lasciato i depositi del Museo ma per ammirarlo bisognerà aspettare ancora
 
L'atmosfera, la mattina presto del 3 settembre scorso, sembrava proprio quella della Settimana Santa a Taranto: stesse nuvole basse, stesso cielo grigio, forse qualche goccia di pioggia. É stata quest'aria un po' cupa che ci ha suggestionati, mutando un breve trasferimento in una processione sacra. Solo che oggetto della processione non erano statue in cartapesta e legno, bensì le spoglie mortali di un uomo vissuto 2500 anni fa. Stiamo parlando dell'Atleta di Taranto, vissuto a cavallo tra il VI e il V secolo a.C. e che è l'unica testimonianza anatomica accertata di atleta che abbia partecipato – e vinto – alle gare sportive dell'antica Grecia. La sepoltura, trovata in Via Genova nel 1959, conservava il sarcofago in pietra riccamente decorato, contenente lo scheletro integro e quattro anfore panatenaiche (tre complete e una in pochi frammenti), riportanti in figure nere varie discipline sportive, premio per il vincitore dei Giochi Panatenaici, gare che si svolgevano  nell'antichità ad Atene. Il sarcofago e le anfore sono state per 40 anni il reperto più importante del Museo Archeologico, al centro, oltre che dell'attenzione dei visitatori, dell'interesse di studiosi di tutto il mondo. Poi i lavori di restauro e di riallestimento del MARTA hanno relegato anfore, resti scheletrici e sarcofago nei depositi della Soprintendenza. In questo periodo le ossa sono state oggetto di attenti studi, che hanno permesso di documentarle scientificamente e analizzarle in ogni dettaglio, grazie alle più moderne tecnologie. È emerso che l'Atleta di Taranto era un uomo – un trentenne – dalla muscolatura possente ed elastica, alto circa 170 cm e pesante circa 75 chili. L'analisi della composizione chimica delle ossa ha permesso di risalire anche alla sua dieta: cereali e frutta, ma anche proteine, grazie al consumo abituale di pesci, crostacei e – ovviamente, a Taranto -  frutti di mare. Dalla tipologia della muscolatura è stato, inoltre, possibile dedurre che l'Atleta praticava con successo le discipline del pentathon: la corsa, il salto, il lancio del giavellotto e del disco. Nel 2008, una copia delle ossa e del sarcofago, insieme alle anfore originali, sono state al centro della mostra "Games and Athletes in the Ancient World", allestita a Pechino in occasione dei Giochi Olimpici. Il 3 settembre, quindi, l'Atleta ha lasciato i depositi di Via Pitagora, ha potuto riaffacciarsi al cielo di Taranto e, fatti pochi metri, svoltando in Via Cavour, è rientrato nel Museo, per andare, orgogliosamente, a riprendere il suo posto, tesoro tra i tesori.
Perché il pubblico possa rivederlo, però, bisognerà ancora avere pazienza; i lavori che riguardano la sezione espositiva nella quale l'atleta di Taranto troverà collocazione sono ancora lunghi e potranno essere completati in 12/18 mesi.
 


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