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Brutte sorprese/Non piangere sul latte versato

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
SET
2014
Acquistare una confezione e trovare un prodotto avariato: può capitare. Storia di una disavventura realmente accaduta, con il parere di un esperto che ci suggerisce cosa fare di fronte a un caso simile
 
 
Oggi parliamo di alimentazione, di sicurezza alimentare, di salute e raccontiamo un fatto accaduto alcuni giorni fa in provincia di Bari.
Un cliente si reca in un centro commerciale barese e acquista una confezione di latte nel reparto hard discount. Il giorno dopo apre la confezione, ne versa il contenuto in una padella e trova la sorpresa: al posto del latte dalla busta fuoriesce una sostanza che sembra acqua sporca con delle sostanze biancastre che galleggiano… insomma non certo latte.
Il malcapitato prende la busta di latte e un bicchiere di plastica e decide di recarsi presso il comando di Forze dell’ordine per denunciare l’accaduto. L’uomo ci racconta che, giunto negli uffici, viene accolto da un agente che alla vista della busta di tetrapak e del bicchiere reagisce in un modo tra lo schifato e il terrorizzato (sembrava avesse visto un kamikaze!). Tranquillizzato con fatica l’impavido agente, l’uomo gli spiega l’accaduto e versa nel bicchiere di plastica il contenuto della busta mostrandoglielo.
L’agente cerca di dissuadere l’uomo dicendogli: «Io non sono un esperto… fino a prova contraria quello per me potrebbe anche essere latte». L’uomo stupito: «Ah quindi che faccio? Bevo?».
L’agente, dopo essersi consultato con i colleghi di un altro corpo, convince l’uomo che la cosa migliore da fare sia quella di recarsi al centro commerciale.
L’uomo, che non pensava certo alla restituzione dei soldi spesi, con pazienza e calma a dir poco olimpiche, si reca presso il punto di ascolto del centro commerciale dove “stranamente” viene accolto da un’addetta che già sapeva del suo arrivo (ma com’è possibile? Il personale del centro commerciale era stato avvertito? E da chi? E per quale motivo?). Mah, misteriose stranezze…
Il consumatore viene condotto da un responsabile che versa il contenuto della busta in un bicchiere di plastica e verifica l’effettiva “non conformità” del prodotto ammettendo: «Sì, è stato mal conservato». Entrambi si recano nello stesso reparto, l’addetto apre un’altra busta a caso dello stesso lotto che però risulta buona (almeno visivamente) e “offre” all’uomo la possibilità di sostituire la busta di latte oppure a recarsi al punto d’ascolto con lo scontrino (che il signore aveva conservato) per farsi restituire la somma spesa (0,64 cent)… cosa che poi ha scelto di fare per il timore di incappare nello stesso problema.
In questa vicenda gli interrogativi che ci poniamo sono diversi e abbiamo interpellato l’avvocato Barbara Pirelli che esercita la sua professione a Taranto per capire meglio la situazione, cosa eventualmente si sarebbe potuto fare e cosa prevede la legge.
 
Avvocato Pirelli, se si acquista un prodotto difettoso o avariato cosa si deve fare?
«Per evitare di acquistare un prodotto difettoso è opportuno sempre che il consumatore controlli bene il prodotto verificando che non ci siano rigonfiamenti o difetti. Se dovesse riscontrare queste anomalie chiederà la sostituzione con un altro prodotto mentre il personale del supermercato si attiverà a eliminare il prodotto dallo scaffale o dal banco frigo. Ipotesi diversa è invece se si acquista un prodotto avariato.
In questo caso il consumatore può accorgersene solo al momento della consumazione perché il prodotto si presenta alla vista, al gusto e all'olfatto con proprietà organolettiche alterate (per esempio come nel caso raccontato nell'articolo).
Può accadere che il prodotto avariato venga inavvertitamente consumato da un adulto o un bambino provocando eventuali malesseri fisici.
In alcuni casi, nelle confezioni acquistate, c'è chi ha trovato un pezzo di metallo nei biscotti, pezzi di vetro, e chi perfino bombe a mano in un sacco di patate messe in vendita in un mercato rionale di Bari, nel quartiere Carrassi. Corpi estranei che non potevano esserci al momento della lavorazione del prodotto.
Un consumatore ha trovato uno scarafaggio in una puccetta alla pizzaiola. Su questa storia ho scritto un articolo giuridico commentando la sentenza emessa dal Tribunale di Lecce nel gennaio 2014 che ha poi condannato il titolare del panificio per aver detenuto gli alimenti da forno in cattivo stato di conservazione».
 
Se il prodotto avariato è stato consumato quali sono i primi passi da compiere?
«La consumazione di un prodotto avariato può certamente causare una intossicazione alimentare, dunque, la prima cosa da fare è conservare una parte del prodotto oppure effettuare delle foto al contenuto e al contenitore (nella parte dove sono riportate: la data, il luogo di produzione, il codice a barre ecc.).
Ovviamente se si accusa malessere fisico bisogna chiamare un medico o, se possibile, recarsi al pronto soccorso.
Riguardo al prodotto, lo si può far analizzare a un laboratorio di analisi oppure ci si può rivolgere ai NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) che collaborano con il Sistema Rapido di Allerta europeo.
La segnalazione del problema sarà fatta tempestivamente anche ai produttori e ai grandi distributori che, in presenza di un prodotto potenzialmente pericoloso per la salute, devono prendere gli opportuni provvedimenti (esempio: ritiro del prodotto) nel più breve tempo possibile.
Dunque, dopo aver raccolto le prove (le foto del prodotto), le analisi chimiche effettuate sul prodotto e i referti medici, il consumatore può anche avanzare una richiesta di risarcimento del danno».
 
 
Quali responsabilità si configurano in capo a chi vende un prodotto difettoso o avariato ?
«La materia è disciplinata dal DPR 224/1988 (responsabilità) e dalla legge 713/86. L’art. 1 del DPR 224/1988 stabilisce che “il produttore è responsabile del danno cagionato dai difetti del suo prodotto”. Altre fonti normative sono: codice civile art. 1490 ss,2043 c.c., 2050 c.c.; Direttiva 374/85/CE; Direttiva 1999/34/CE; Direttiva 2001/95/CE; D.lgs. 206 del 2005; D.lgs. 221 del 2007; D.lgs 172 del 2004 (sicurezza)».
 
Come prevenire dunque questo tipo di pericoli ?
«Le aziende devono essere molto accorte affinché il prodotto, durante la lavorazione, non venga contaminato da altri fattori che possano determinare poi il suo cattivo stato di conservazione.
Per evitare che nel prodotto finiscano corpi estranei devono peraltro utilizzare delle barriere (setacci, metal detector o  raggi X) per poterli individuare.
Il sistema di controllo HACCP prevede di individuare i punti di rischio nel processo produttivo, che variano a seconda del tipo di prodotto, per metterli in sicurezza, e in genere funziona abbastanza bene. 
Possono essere utilizzati altri accorgimenti come colori vivaci per facilitare l’individuazione di eventuali frammenti».
 
 


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