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Avvocati a congresso/La riforma e la sfida generazionale

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
SET
2014
L'imminente Congresso Nazionale Forense, il XXXII° che si svolgerà a Venezia dal 9 all'11 ottobre, sta per celebrarsi in un momento delicato nella storia dell'avvocatura italiana. Il nuovo ordinamento previdenziale forense obbliga, seppure a condizioni di favore, migliaia di giovani avvocati italiani, di cui moltissimi meridionali, all'iscrizione alla cassa previdenziale di categoria, con il conseguente obbligo di versamento di onerosi contributi previdenziali che prescindono totalmente dal reddito. Il corretto e puntuale adempimento di tale obbligo diviene con la riforma condizione necessaria per essere abilitati all'esercizio della professione. L'entrata a regime di questa riforma di fatto potrebbe produrre l'effetto della cancellazione dagli albi di migliaia di piccoli e medi avvocati; secondo taluni si tratterebbe di una vera e propria "rottamazione" di migliaia di legali non in grado di adempiere ai propri obblighi contributivi. Ciò che è certo è che per la prima volta nella sua storia l'avvocatura italiana si pone il problema della sua effettiva rappresentatività anche sotto il profilo dell'età dei suoi componenti; organismi e associazioni sindacali storici non sembrano più in grado di rappresentare pienamente le istanze della media e bassa avvocatura, cioè soprattutto di quei giovani legali che nelle piccole e medie città, moltissimi al sud, esercitano ancora la professione in maniera singola. La sfida generazionale posta da questa riforma e il suo carattere fortemente punitivo nei confronti dei piccoli studi legali (unitamente all’imminente riforma del processo civile) hanno determinato il sorgere di numerose nuove associazioni sindacali forensi locali che si pongono come scopo quello di far sentire la voce di migliaia di avvocati che a differenza di chi li ha preceduti non sa se potrà ancora continuare ad esercitare la professione e se un giorno godrà di una meritata e dignitosa pensione. Non sappiamo ancora quale sarà il futuro della professione forense in Italia ma sarebbe auspicabile che le insorgende proteste e proposte siano comprese da tutti non come una mera recinzione del proprio orticello ma come l'esercizio legittimo del diritto alla difesa del proprio lavoro ed anche dei propri sogni coltivati in tanti anni di studio. 
 
*Avvocato del Foro di Taranto
 


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