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Matteo Pizzigallo/Il detto, il non detto e l´indicibile

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

23
GEN
2015
Inizia con l’intento di analizzare la situazione medio orientale con la “freddezza e la distanza di un anatomo patologo” ma, alla fine dell’incontro, è un fiume in piena, travolgente.
 
Il professor Matteo Pizzigallo, Teo per gli amici di Martina Franca come lui stesso ci tiene a sottolineare, ha ammaliato una sala di duecento persone per due intere ore analizzando la questione medio orientale, in modo particolare con riferimento alla Siria e all’Iraq, in una interessante iniziativa organizzata dal Rotary Club di Martina Franca.
 
Utilizzando le categorie de “Il  detto, il non detto e l’indicibile” il professore, Ordinario di Relazioni Internazionali all'Università di Napoli e all'Accademia dell'Aeronautica militare di Pozzuoli e uno dei più quotati studiosi di diplomazia economica e relazioni euro mediterranee, ha trattato un tema complesso e delicato con la semplicità e la chiarezza del grande luminare. Un contributo di sensibilità e di stimolo verso la pace attraverso una comunicazione vera, diretta e volta a trasmettere l’autenticità delle informazioni.
 
La “lectio magistralis”, svolta con il tono non del docente ma di chi vuol condividere, con passione ed entusiasmo, la conoscenza della materia con “gli amici” della propria città, ha suscitato un dibattito stimolante nella Martina pensante, nella “città della pace e della solidarietà”, come direbbe il professor Antonio Scialpi.
 
A margine dell’incontro abbiamo avuto il privilegio di porre qualche domanda al professor Pizzigallo.
 
Che cosa non si può ancora sapere su ciò che sta accadendo in Medio Oriente?
«In realtà quel che non si può ancora sapere è ben poco; invece quello che ancora non si può dire con chiarezza per non urtare la sensibilità dei potenti è che gli Stati Uniti non hanno finora concepito una strategia politica credibile e condivisa per l’Oriente Mediterraneo. La strategia americana appare dunque incerta e oscillante fra varie opzioni: dai bombardamenti aerei all’intervento militare sul campo, alle sanzioni economiche e altro ancora. L’aspetto più grave è che questa incerta linea politica viene di fatto imposta agli Alleati europei generando ulteriori difficoltà e incomprensioni».
 
C’è chi ritiene che i conflitti in Medio Oriente siano religiosi e di civiltà e c’è chi  è convinto che la religione non abbia nulla a che vedere con questi fatti dovuti, invece, a questioni geostrategiche, economiche e sociali. Dove sta la ragione, se sta da qualche parte, e chi è la vera vittima di questa situazione?
«Per quel che può valere la mia opinione, mi sembra che, pur senza sottovalutare la componente legata al fanatismo religioso, la madre “matrigna” di tutte le questioni che destabilizzano il Medio Oriente  è la forte volontà dei vari Attori statuali e non statuali presenti sul territorio, di metterne in discussione e distruggere il vecchio assetto geopolitico definito tempo fa dalle grandi potenze occidentali e di disegnare, invece, una nuova “carta” dell’intero scacchiere dal Mediterraneo al Golfo Persico che tenga conto dei nuovi interessi e dei nuovi protagonisti. In mezzo a tutto ciò, come sempre, le vittime designate sono le inermi popolazioni civili».
 
I fatti del Medio Oriente influenzano il nostro mondo orma da anni. Dall’11 settembre alla strage di Parigi... un suo commento sui recenti fatti che hanno colpito la capitale della Francia.
«I fatti di Parigi suscitano orrore e dolore. Ogni volta che si tenta di soffocare o peggio si soffoca con la violenza la voce di un intellettuale, chiunque esso sia, qualunque cosa egli dica, si spegne sempre un frammento di libertà. Abbiamo dunque bisogno di vigilare sempre e produrre anticorpi come ad esempio la straordinaria marcia popolare di Parigi cui hanno idealmente partecipato tutti gli intellettuali liberi del mondo e i credenti ‘adulti’ di tutte le religioni del mondo».
 
Per quanto concerne la posizione europea manca una visione strategica globale in campo di politica estera. Eppure i Paesi membri mediterranei – in particolare Italia (che lei ha definito “Il ponte sul Mediterraneo”) Francia e Spagna, pur nelle difficoltà economiche e finanziarie che stanno attraversando – dovrebbero essere in prima linea nell’orientare e definire le linee guida e i contenuti dell’azione e della politica dell’Unione Europea. In questa nostra apatia di pensiero quanto influisce l’instabilità americana.
«Come ho già detto, l’atteggiamento ondivago degli Stati Uniti in Medio Oriente produce instabilità ed incertezze che si ripercuotono anche sull’atteggiamento dei loro Alleati europei dai quali gli Stati Uniti stessi pretendono sempre un allineamento costante senza deviazioni. Dai tempi della sciagurata coalizione dei “volenterosi” a quelli più recenti delle sanzioni economiche alla Russia. Per quel che riguarda l’Italia mi sembra importante aggiungere che la nostra Diplomazia ed i nostri Servizi di Intelligence, pure in un quadro di sostanziale fedeltà ai vincoli atlantici ed europei, cercano di ritagliarsi un autonomo spazio di manovra nel Mediterraneo nel quadro dell’antica tradizione politica italiana ispirata alla cooperazione e al dialogo».
 
Sui mercati asiatici il prezzo del petrolio ha raggiunto un nuovo minimo dal 2009, toccando quota 47,41 dollari per il barile. Ciò dipende esclusivamente da un calo di domanda dovuto all’utilizzo di altri combustibili o anche su questo tema c’è qualcosa di indicibile?
«Il possesso e il controllo del mercato energetico sono da sempre il terreno privilegiato di scontro della moderna conflittualità interimperialistica fra le grandi multinazionali che, inevitabilmente, coinvolgono anche i rispettivi Governi di riferimento. Attualmente è in atto una fase acuta di quella conflittualità che nella fattispecie attiene alle ripercussioni politico internazionali innescate dal possibile utilizzo dello shale gas, che potrebbe sconvolgere assetti consolidati. Per correttezza va subito detto però che, prima di formulare ipotesi e valutazioni che potrebbero rivelarsi avventate, occorre attendere e monitorare la durata del fenomeno e l’evoluzione del mercato nei prossimi 
 


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