MENU

Abbiamo capito/ Non esiste più il posto fisso

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
FEB
2015
Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere? Tante, troppe volte. Ma è un pugno nello stomaco quando lo si sente ripetere dai politici e dai governanti. Non importa di che colore politico siano, di destra o di sinistra, ce lo hanno ricordato tutti
 
 
L’Onorevole Brunetta lo disse quando era Ministro per la Pubblica Amministrazione e Innovazione (2008/2011): «Lo Stato non può essere un ammortizzatore sociale. Dobbiamo riformare la Pubblica Amministrazione». Lo sentii dire ancora prima dall’onorevole Massimo D’Alema, quando era primo ministro (1999/2000): «I giovani devono comprendere che il posto fisso va scomparendo e che pertanto dovranno adattarsi a cambiare, a fare più lavori nella vita». Anche Monti ci ha messo del suo con un carico da novanta, quando ha detto: «Che monotonia il posto fisso. I giovani si abituino a cambiare lavoro». 
In un Paese che può offrire più possibilità di lavoro, frasi come queste possono essere intese come incoraggiamento, sprone e stimolo per i giovani che stanno cercando la loro strada. Dove i posti di lavoro ci sono o si creano, certe frasi non farebbero nemmeno notizia. Ma sentirle dire in Italia, da governanti e politici italiani, le stesse frasi suonano come spregio. Come un pugno nello stomaco, appunto.
Quello che dimenticano i politici, i nostri parlamentari (che viaggiano sui 12.000 euro al mese e senza obbligo di firma) è che prima di cambiarlo il lavoro, bisognerebbe essere in grado di trovare il primo.
Se pensiamo a quante volte i politici: nazionali, regionali, provinciali e comunali, si sono adeguati, sempre al rialzo, i compensi; nonché emolumenti extra, più i rimborsi spese: dal taxi al caffè preso al bar; dal conto del ristorante alle ricariche telefoniche, all’acquisto di libri, ecc.. Nonché le consistenti buone uscite che percepiscono a fine mandato, viene da rabbrividire di indignazione.
Fino agli anni ’90 circa, lo Stato provvedeva, a cadenza regolare, a indire concorsi per adeguare i propri organici alle necessità dei suoi dipartimenti: Forze dell’Ordine, Forze Armate, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco. Provvedeva a rimpiazzare gli impiegati dei ministeri che per ragioni varie venivano collocati in quiescenza. Non trascurava nemmeno i Tribunali, dove ora invece non si trova più un Cancelliere che non abbia meno di una certa età. Senza parlare dei concorsi nella Magistratura.
Invece ora cosa succede? Succede, ad esempio, che le Forze dell’Ordine hanno gli organici ai minimi storici, sebbene i loro sindacati non facciano altro che ricordarlo. Ma non basta, c’è il rischio che nei prossimi 3 anni vengano a mancare altre altri 35 mila uomini a causa dei tagli previsti dalla spending review, che ha previsto una riduzione di spesa di 1.46 miliardi (DL 95/2012 convertito in Legge 135/2012). Dal 2012 al 2014, ogni 100 Agenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza che hanno lasciato il servizio, solo venti ne sono stati rimpiazzati. Stessi vincoli hanno colpito Vigili del Fuoco, Università, Centri di ricerca, ecc.. Solo dal 2015, se non cambiano le regole, è previsto un reintegro del 50%. E non sta meglio il Corpo della Polizia Penitenziaria, come lamenta il loro sindacato (SAPPe), che per far fronte ai 207 penitenziari italiani, nel 2008 lo Stato prevedeva una pianta organica di 48.550 Agenti, mentre il DM del 22 marzo 2013, ne riduce il numero a 45.121 unità.
Poi ci sono gli Enti Pubblici: Regioni, Province e Comuni. Aggiungiamoci anche ASL, Poste Italiane, INPS e quant’altro. 
Nelle Regioni i concorsi banditi, si possono contare sulle dita di una mano; nei Comuni non va meglio: non parliamo poi dei Comuni come quello di Taranto che non essendo ancora usciti dal dissesto finanziario in cui sono caduti negli anni passati, hanno dei vincoli imposti dal Ministero degli Interni. La pianta organica generale del Comune di Taranto è sotto organico di almeno 900 unità e il Corpo dei Vigili Urbani, che ne prevede 250, in servizio ne conta soltanto 174, con un’età media che supera i 43 anni.
Nelle AA.SS.LL., di alcune Regioni del nord, dove da tutta Italia si sono presentarti in migliaia per partecipare a concorsi che prevedevano l’assunzione di una sola unità: un solo posto da infermiere, un tecnico di laboratorio, ecc.. Bandi che sembrano fatti ad hoc più per giustificare i costi delle commissione esaminatrici, che per le vere esigenze dell’Ente. (Che senso ha bandire un concorso, formare una commissione di almeno 5 esperti, per scegliere un solo infermiere?)
E le Poste Italiane? Una volta il portalettere passava ogni giorno a lasciare la posta ed era sempre lo stesso. Ora, per ricevere una lettera si deve aspettare anche una settimana e oltre. Oppure, se si sa che la missiva è stata inviata dal mittente, ed è urgente venirne in possesso, si deve correre al centro di smistamento e cercare di farsela consegnare, pro manibus, dal comprensivo impiegato. Un postino interrogato sull’argomento, si è giustificato dicendo che da una sola zona assegnata che aveva, ora era passato a due e poi a tre, e che, se qualche collega si dovesse assentare, le zone potrebbero aumentare ancora, con conseguente disagio e a discapito degli utenti, naturalmente. 
Ripreso dal Sole 24 Ore, rileviamo che l’utile netto di Poste Italiane nell’anno 2012 è stato di 1.032 miliardi, e nel 2013 di 1.005 miliardi, con un ricavato di 26 milioni. Al riguardo, i vertici dell’azienda così hanno commentato: «Poste italiane si colloca ancora una volta al primo posto per redditività tra gli operatori postali mondiali». Ma stranamente e incomprensibilmente i posti di lavoro, invece di essere cresciuti sono diminuiti.
Vogliamo parlare dell’INPS? Se un pensionato deve recarsi nei suoi uffici, magari per chiedere un semplice chiarimento sulla sua posizione, una richieste di integrazione, quanti giorni dovrà perdere, quante ore di attesa dovrà fare fuori dai cancelli dell’ente? E se mai chiedesse le motivazioni di tanta attesa, cosa gli verrebbe risposto? Che la colpa è della mancanza di personale.
 
Adesso sommando tutti questi Enti, dallo Stato all’ultimo ufficio periferico, pensiamo a quanti posti fissi di lavoro si potrebbero creare: migliaia e migliaia. Ma i nostri governanti, purtroppo, siano essi di destra o di sinistra, sono di diverso avviso. (Sparito l’art. 18, soppressi i cococo, per loro il problema è chiuso e risolto?.
E il sindacato? Il sindacato organizza manifestazioni di piazza, cortei e minaccia serrate; o indice per una certa data una intera giornata di sciopero. Ma non spiega quando, in passato, una sola giornate di sciopero abbia mai avuto delle ripercussioni positive sui lavoratori. Lo ammetta: il sindacato tanto è forte quanto è debole la controparte. Ma da tempo ormai la controparte ha preso il sopravvento. Allora, il sindacato, non si limiti a parlare il primo maggio, dal palco di piazza San Giovanni a Roma, a una folla di scalmanati che non aspettano altro che finiscano i comizi per godersi i concerti. Cambi strategia, trovi altre soluzioni, se è capace. Perché è inutile e deleterio, far perdere una giornata di lavoro a chi fa già fatica ad arrivare alla fine mese con il misero stipendio che ha, se lo ha.
 
Il problema della mancanza di lavoro, dell’ambiguità del lavoro precario, purtroppo, non viene ancora recepito in tutta la sua gravità dai diretti interessati: i giovani. Disoccupati che a 30 anni e passa, sono ancora a carico dei genitori, o si accontentano di lavori saltuari e sotto retribuiti, non sanno opporsi. 
Questa mortificata forza lavoro inespressa, sotto stimata, con in tasca fior di diplomi e lauree, non si rende ancora conto, o forse lo ha capito ma non sa come reagire che un giorno si troverà senza la paghetta dei genitori, senza lavoro e in vecchiaia, senza pensione.
Ma questo tipo di problemi ai nostri governanti non interessa, non può essere sentito, né tantomeno percepito in tutta la sua gravità, perché tale eventualità potrà accadere si ai giovani ma solo ai nostri figli, ai nostri nipoti, non certo al figlio o a un nipote di un parlamentare che della politica ne ha fatto, lui sì, il “suo posto fisso”.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor