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Michele Mastrovito/Un domani anche per loro

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

23
NOV
2012

 

Le adozioni a distanza costituiscono il modo più semplice per sostenere l’opera educativa e formativa di ragazzi più poveri e disagiati. L’associazione Ambasciatori d’amore aiuta chi è meno fortunato attraverso il contributo di numerose famiglie
 
«Essere non amati, non voluti, dimenticati.
E' questa la grande povertà,
peggio che non avere niente da mangiare».
Madre Teresa di Calcutta
A chiunque sarà capitato, almeno una volta, di vedere la foto di bambini provenienti da paesi poveri e disagiati: sono creature innocenti che forse conosceranno solo una parte del mondo, quella dominata dalla miseria, dalla polvere, dal degrado culturale e ambientale, eppure nei loro occhi brilla una luce diversa, i loro sorrisi sono spontanei, sinceri e travolgerebbero chiunque, perché animati dalla speranza di un domani migliore. Una speranza che spesso viene alimentata da alcune persone, che nella loro umiltà cercano di regalare un sorriso e di garantire a questi bambini, la possibilità di poter vivere i loro diritti. È questo il caso delle adozioni a distanza: in Italia, nonostante le incalzanti difficoltà economiche, sono molte le famiglie che hanno intrapreso questa scelta grazie all’aiuto di associazioni serie e oneste. Michele Mastrovito, presidente della onlus ‘Ambasciatori d’Amore’, è radicato da tanti anni in questa realtà che, a giudicare dall’emozione e dall’orgoglio che animano le sue parole, gli ha regalato tante gioie e soddisfazioni. Le stesse che con la sua associazione garantisce ad altre famiglie che come lui hanno scelto di intrecciare i loro destini con quelli di questi bambini, pronti a regalarci tanto amore. 
Michele come nasce la scelta di occuparvi di adozioni a distanza?
«L’idea di fondare questa realtà è partita da una mia adozione fatta tanti anni fa: questa esperienza ha portato parecchie persone a chiedermi un po’ di informazioni e quindi con alcuni amici abbiamo deciso di creare un’associazione che si occupasse di adozioni a distanza. In tre anni siamo arrivati a contare circa 180 adozioni e abbiamo raggiunto traguardi importanti fino a costituirci in un’associazione vera e propria regolarmente iscritta all’Albo della Regione Puglia. Inoltre abbiamo anche creato un nostro logo raffigurante un occhio, in cui la pupilla è formata dall’immagine del mondo e le ciglia sono rappresentate dai colori dei cinque continenti, mentre il nostro motto è “una mano al cuore … un occhio sul mondo” che contiene in sé tutto il nostro modo di operare». 
A quale area geografica appartengono i bambini delle vostre adozioni?
«Noi siamo in cooperazione con l’ordine dei Canossiani, formatosi sull’esempio di Santa Maddalena di Canossa, una veneziana molto ricca che lasciò i suoi averi per darli ai poveri, per questo siamo in stretto contatto con Padre Giovanni Gentilin: lui vive e opera nelle Filippine e di conseguenza le nostre adozioni riguardano solo ed esclusivamente questo territorio. D’altra parte quando si effettua un’adozione a distanza è molto importante dare sicurezza a chi adotta un bambino, noi abbiamo tastato a lungo questa zona, perciò siamo ormai certi che qui arrivano tutte le risorse che destiniamo e in più possiamo contare sulla serietà di Padre Gentilin».
Come si pone la gente rispetto al tema delle adozioni a distanza?
«Inizialmente la gente appare molto perplessa e scettica, anche perché ci sono alcune famiglie che hanno vissuto, in precedenza, esperienze negative con altre associazioni: può capitare che durante l’adozione il bambino muoia per condizioni igieniche precarie, oppure la vera famiglia decida di prenderlo con sé per spostarsi in altre zone e quindi non si può più aiutarlo. Per noi ha giovato molto il fatto che siamo quasi tutti educatori di azione cattolica e quindi veniamo da un cammino formativo svoltosi nella Chiesa del Carmine: la gente si avvicina, perché già ci conosce ed è consapevole di quanta serietà e passione ci mettiamo nella nostra associazione. Ovviamente lavoriamo molto per l’organizzazione di alcune manifestazioni di sensibilizzazione, in modo da estendere la nostra conoscenza, ma non è sempre facile, perché con i tempi che corrono non tutte le persone possono permettersi un’adozione». 
Cosa viene garantito al bambino che viene adottato?
«Con la quota che viene assicurata garantiamo un pasto al giorno, servizio sanitario, divisa, libri, materiale scolastico e mezzi pubblici per andare a scuola. A seconda del grado di istruzione conseguito dai ragazzi adottati, la quota mensile varia da dieci euro (per la scuola elementare) fino a ventotto euro ( per la scuola superiore). Nella maggior parte dei casi i bambini si fermano alla scuola elementare, perché in quei paesi significa già possedere un livello culturale più alto della media. Inoltre per chi volesse c’è anche la possibilità di spedire una cesta basica: si tratta di un quantitativo di alimenti non deperibili che garantisce il vitto base per un mese a una famiglia di quattro persone».
In alcune associazioni che si occupano di adozioni a distanza, i rapporti tra genitori adottivi e bambini sono molto distanti e non ci sono molti contatti tra loro. Anche per Ambasciatori d’Amore è così?
«No, da noi genitori adottivi possono scrivere delle lettere o spedire dei doni, in più hanno la possibilità di parlare con i loro bambini via skype, naturalmente ci si mette d’accordo e grazie all’aiuto del padre missionario, con il suo computer è possibile vedersi tramite internet. I ragazzi adottati possono venire in Italia per incontrare di persona i loro genitori solo dopo i diciotto anni, anche perché riteniamo diseducativo farli venire prima. Un po’ di tempo fa è venuto a trovarci un ragazzo che grazie ai suoi genitori adottivi si è laureato, adesso è un ingegnere e vive in maniera autonoma lavorando in Italia». 
Dunque questo ragazzo rappresenta un grande esempio di riscatto, ma in fondo per combattere la povertà e rendere felice un bambino a volte basta molto poco …
«Sì assolutamente, penso che per combattere la povertà si possa iniziare anche da qualche sorriso in più: viviamo in un’epoca molto diversa dal passato, i bambini sono sempre più presi dalla tecnologia e non riescono più a emozionarsi, tra l’altro i genitori sono molto impegnati col lavoro oppure vivono delle problematiche difficili. Voglio ricordare che in questi giorni si è svolta la Giornata Nazionale per i diritti dei bambini e noi come associazione ci stiamo organizzando per rinnovare l’incontro con Babbo Natale. Il 1 e 2 dicembre, in Piazza Immacolata, ci sarà Babbo Natale con la sua casa gonfiabile offerta dalla Fondazione Leo Cassano, e tutti i bambini potranno avere un colloquio con lui. L’anno scorso abbiamo avuto più di 350 colloqui ottenendo un grande successo: questo dimostra che a volte basta mettersi a disposizione regalando emozioni, animazioni e sorrisi per rendere felici i più piccoli».
Oltre alle adozioni a distanza Ambasciatori d’amore si occupa di tante altre iniziative.
«Sì tra i vari progetti che abbiamo svolto c’è stato un concorso sulla bontà che invitava i bambini delle scuole primarie a rappresentare il loro concetto di bontà e attualmente stiamo cercando di creare un gemellaggio tra Martina Franca e Tondo (città delle Filippine), facendo sì che in occasione dell’arrivo di Padre Giovanni Gentilin, i bambini del nostro paese possano consegnarli delle lettere a cui poi dovranno rispondere i bambini delle Filippine: un modo per dare spazio al confronto tra realtà molto diverse. Infine in occasione del Natale stiamo organizzando “The day after Christmas”, un’iniziativa che prende origine dal Boxing Day inglese: raccoglieremo tutti i regali non graditi o i giochi che i bambini non usano più, per darli a tutti coloro che non ne hanno. L’hanno scorso ci siamo rivolti ai bambini di alcune comunità di Taranto, ma quest’anno cercheremo di rendere più felici i ragazzi della nostra città».
Qual è il vostro sogno nel cassetto?
«Il più grande desiderio sarebbe quello di andare direttamente nelle Filippine per constatare in prima persona la realtà di quelle terre e incontrarsi con i ragazzi adottati, ma ovviamente tutto questo è molto costoso perciò cercheremo di realizzare un progetto appropriato che ci aiuti a recarci dai nostri bambini». 
 


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