MENU

Migranti / Mare, abbi pietà di loro

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

30
APR
2015
Dopo la tragedia, dall’Unione Europea, all’ONU, sono sempre tutti pronti ad indignarsi, a dire la loro, soprattutto sui social. Intanto però la strage continua e il mare continua a inghiottire cadaveri 
 
 
Tutti dicono la loro. Tutti saprebbero come fare. Le responsabilità rimbalzano da destra a sinistra, ma nessuno interviene, se non a catastrofe avvenuta. Vale per tutto: alluvioni, dissesti idrogeologici, crolli di scuole e palazzi, mareggiate, frane, valanghe ed anche, e soprattutto, per quanto riguarda il continuo ripetersi di naufragi di barconi carichi all’inverosimile di poveri disgraziati che, in cerca di una vita migliore, trovano invece la morte.
Le notizie si susseguono da un telegiornale all’altro, da un quotidiano all’altro, su internet e alla radio, ma ormai noi le recepiamo come cronaca, informazioni quotidiane che non fanno quasi più notizia. Solo quando succedono catastrofi come quella accaduta pochi giorni fa, al largo della Libia, dove un barcone inabissandosi ha provocato la morte di oltre 800 migranti o quella accaduta il 3 ottobre 2013 davanti al porto di Lampedusa che causò l’annegamento di 366 persone e oltre 20 dispersi, ci si allarma e ci si indigna. Ma è un pezzo, da anni ormai, che questi naufragi si susseguono e si ripetono con una cadenza quasi giornaliera. Il 7 marzo 2002 più di 50 curdi scomparvero in un naufragio al largo della Sicilia; il 20 giugno 2003 altre 159 persone, tra uomini, donne e bambini, sparirono nell’affondamento di un barcone di fronte alle coste tunisine; il 31 marzo 2009 ancora 214 migranti muoiono in un naufragio nelle acque libiche; il 14 marzo 2011 perdono la vita 60 persone imbarcate su un barcone che si capovolge e affonda al largo della Tunisia; tra il 22 e il 27 marzo 2011 due imbarcazioni scompaiono mentre tentano di raggiungere le coste italiane e causano 335 dispersi e mai più ritrovati; il 29 e 30 marzo 2011 muoiono altri 61 migranti quando l’imbarcazione si capovolge al largo dell’isola di Lampedusa; il 6 maggio 2011 un’imbarcazione sovraccarica affonda al largo della Libia e nel naufragio si contano oltre 600 vittime; il 2 giugno 2011 ancora 270 persone svaniscono al largo delle coste tunisine, mentre tentavano di fuggire dai conflitti e dalle guerre che ancora stanno martoriando e devastando l’Africa. Facendo un rapido calcolo, approssimativo e in difetto, si possono contare più di 3000 morti accertati, più un numero imprecisato, ma consistente e impressionante, di dispersi in mare che si differenzia poco dalle vittime accertate. 
Tutti pronti a suggerire soluzioni atte a risolvere l’annoso problema dell’immigrazione. I politici sono sempre i primi a correre davanti ad una telecamera e a scagliare strali contro tutti e tutto. Le dichiarazioni vanno dalle più fantasiose alle più inverosimili: ”Bisogna affondare i barconi”, si è affrettata a dire una parlamentare, ma non ha precisato se con o senza passeggieri a bordo. “Bisogna chiudere e blindare i passaggi in mare”, ha suggerito un altro, senza rendersi conto che 200 miglia di mare non hanno le stesse dimensioni del lago Como. “Bisogna fermare i barconi carichi e rimandarli indietro”, ha sentenziato un altro, dimenticando però di spiegare se a nuoto, in nave e in quale porto sbarcarli, visto che si tratta sempre di disgraziati di nazionalità diverse. “Il pericolo di attentati terroristici rivolti al nostro Paese arriva con i barconi”. Io non penso che i terroristi, di qualsiasi nazionalità siano, scelgano delle carrette del mare per raggiungere i loro obiettivi, hanno ben altri mezzi e possibilità per raggiungerli. Quelli che si azzardano ad attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni vecchie, improvvisate e insicure, non possono essere terroristi, sono solo poveri disgraziati che dopo aver attraversato l’Africa, a piedi o con mezzi di fortuna, raggiungono le coste della Tunisia o della Libia sperando di trovare oltre il mare una vita migliore, ma sempre più spesso trovano la morte ancor prima di avvistare le coste e la salvezza. 
Come nel naufragio del 2013 che causò 366 morti, anche ora le autorità e i politici, tutti si sono premurati di esternare subito la loro indignazione. Ora, come nel 2013, si approntano tavoli di lavoro, si cercano soluzioni, si chiede la collaborazione degli altri Sati europei. Ma come finirà? Manzoni nel 1821 scrisse: “…..ai posteri l’ardua sentenza….”. Noi non siamo ancora posteri, ma di anni ne abbiamo a sufficienza per azzardare come andranno a finire le cose.
Vedendoli agli angoli delle strade, davanti alle chiese, ai super market, ai negozi e ai bar che chiedono l’elemosina, anch’io mi sono chiesto cosa spinga questa gente a venire in Italia. Forse la stessa speranza che spingeva, dalla fine dell’800 alla metà del ‘900, gli emigranti italiani che dal Veneto alla Sicilia si imbarcarono per le americhe in cerca di fortuna. Anche i nostri connazionali partirono fiduciosi e pieni di speranze, ma una volta giunti al di là dell’oceano molti si dovettero ricredere e accontentare di fare i lavori più umili, le attività meno gratificanti. Ma era sempre meglio che morire di fame.
Io, a differenza dei politici e statisti di turno, non ho soluzioni da suggerire, iniziative da indicare, mi limito a costatare l’assoluta inadeguatezza delle misure sin qui adottate. Mi chiedo solo sin quando potremmo continuare ad accogliere questa gente disperata, non avendo nulla da offrire loro. Mi domando perché non sia possibile fare uno sforzo comunitario ed aiutare questi uomini donne, bambini e famiglie nel loro Paese, dove sono nati e vissuti, senza che si mettano a rischio le loro vite, la credibilità delle nostre istituzioni e suscitare il sempre latente razzismo di coloro che avendo la pancia piena, un lavoro e una casa dove rientrare a sera, non sopportano, ottusamente, di dover condividere con questa povera gente l’aria che respiriano.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor