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Dopo la strage/ Grazie Valeria

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
NOV
2015
129 morti hanno caratterizzato la carneficina parigina rivendicata dall’Isis. Fra loro un’italiana, una giovane ricercatrice che mancherà molto alla famiglia e all’Italia 
                                                                                                 
Ore 21:20 circa, otto terroristi violano il relax di un atteso weekend parigino. Esplosioni si odono allo Stade de France, dove è in corso l’amichevole Francia – Germania. In istantanea  altre esplosioni e colpi di mitra in Boulevard de Charonne, Boulevard Voltaire, Rue Alibert, Rue de la Fontaine au Roi e nel Teatro Bataclan. In quest’ultimo avvengono le peggiori atrocità. Oltre settanta ragazzi, decisi a trascorrere una serata all’insegna della musica, finiscono trucidati a colpi di kalshmikov, uno per volta. Tra loro, un’italiana Valeria Solesin, 28 anni, di Venezia. Giovane ricercatrice, da 4 anni a Parigi, per un dottorato borsista in Demografia alla Sorbona. Una ragazza dei nostri tempi che viveva da cittadina del mondo. Volontaria Emergency. Toccante il tweet di Cecilia Strada che compiutamente la descrive nell’ultimo saluto: “Tra le vittime di Parigi c'è una ragazza stupenda, per anni volontaria di EMERGENCY. Un abbraccio forte alla sua famiglia, agli amici, a tutti quelli che l'hanno conosciuta. Buon vento, Valeria. E grazie per come eri, grazie per il pezzo di strada fatto insieme."  Intanto 129 morti hanno caratterizzato la carneficina parigina rivendicata dall’Isis. Moltissimi feriti, alcuni in gravi condizioni. Una crudeltà che ha toccato il cuore della gente perbene ed ha prodotto tensione e preoccupazione. Ma questa crudeltà ha un origine? Quale la miccia di sì tanta violenza? Si accredita la tesi che punta l’inizio del conflitto agli anni ’90-‘91, quando George W. Bush insinuò la presenza di armi chimiche, quindi di distruzione di massa, in Iraq e decise di destabilizzare Saddam Hussein che intanto aveva occupato il Kuwait. Terra appetita per i grossi giacimenti petroliferi che possiede. Mister Bush, forte di una imponente coalizione internazionale invade l’Iraq, Hussein viene ucciso e al suo posto è instaurato un “Consiglio interinale di governo”, con rappresentanti della comunità curda e sciita, non ultimo il gruppo sunnita che per antiche rivalità, finiscono per destabilizzare il  Paese. Nasce l’assurda e prevedibile guerra civile che vede scontrarsi sunniti e sciiti.  Gli sciiti detengono comunque una presenza minoritaria nell'Islam, ma in Iraq rappresentano la maggioranza dei seguaci. I sunniti poco gradiscono un confinamento e si organizzano in gruppi terroristici a danno delle appena ricostituite istituzioni irachene. Si assiste all’avvicendarsi di attentati e scontri tra sunniti e sciiti con migliaia di civili morti. Nascono così le prime milizie dell'Isis che ormai da tempo operano anche in Siria, pur mantenendo il  controllo di una grossa fetta del territorio iracheno. Intanto Toni Blair di recente ha chiesto “scusa per il fatto che l'intelligence abbia sbagliato sulle informazioni relative alle presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein”; ha chiesto inoltre scusa anche per alcuni errori di pianificazione e di valutazione su cosa sarebbe successo una volta rimosso il regime. La Francia invece ha proseguito la scia bellica, sul presupposto di evitare una Libia bis con attacchi aerei sulla Siria contro lo Stato islamico, in coordinamento con la coalizione internazionale, nello specifico gli USA. Anche lì una carneficina di vittime innocenti. Probabilmente è dignitoso valutare con oggettività il nascente conflitto. Parigi ha già risposto agli eventi del 13 novembre scorso sganciando 20 bombe su Rakka. Il Pentagono ha intanto chiesto la creazione di una coalizione militare composta da diversi paesi europei per sconfiggere il sedicente Stato islamico. L’Inghilterra propensa a dar la sua disponibilità. La Russia di Putin vorrebbe salvare la Siria e procedere con azioni diplomatiche. Contrario è  presidente Obama, il quale non gradisce sia la Russia di Putin a “salvare” la Siria. Intanto perché la Nato, ovvero l’alleanza militare che rappresenta l’Occidente, ha assistito senza fiatare alle complicità dell’ Isis con la Turchia di Erdogan, ma si è indignata quando la Russia è intervenuta a bombardare i ribelli islamisti di Al Nusra? E perchè quando l’Isis tentava di espandersi in Iraq l’hanno frenata (organizzando la coalizione americo-saudita), con feroci bombardamenti, per lasciarli liberi d’agire poi in Siria, forse per far cadere Assad? Ancora un interrogativo verte a carico della coalizione filooccidentale, rimasta sorda anche agli appelli dei vescovi e dei patriarchi cristiani, ormai chiamati a confrontarsi con la possibile estinzione delle loro comunità. Se il timore è il primeggiare dell’azione di Putin, indicato quasi complice di taluni attentati, occorre dare una spiegazione sui 224 morti dell’aereo russo abbattuto sul Sinai. Le stragi procedono il loro percorso incontrollato e noi continuiamo a vendere loro le armi.  Abbiamo provato a svuotare il Medio Oriente di un po’ di armi? No! Che fine ha fatto il servizio di sicurezza dell’Onu? La Ministra della Difesa Italiana, Roberta Pinotti, afferma: “La nostra reazione sarà durissima”. In che senso e a spese di chi?! Piuttosto quali investimenti concreti ha affrontato il Governo italiano per mettere in sicurezza il popolo? Al momento non mancano armi e aerei da guerra.
 
 


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