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Carnevale di Massafra/ Teniamo viva quell´antica passione

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

5
FEB
2016
Erano i primi anni ’50 quando, durante il periodo che precede la Quaresima, un gruppetto di giovani massafresi annunciò un’imminente corrida nella piazza centrale del paese, piazza Garibaldi, a quei tempi cuore pulsante sia dell’antica civiltà contadina quanto della nuova generazione. Comincia così la storia di una tradizione viva ancora oggi, tra alti e bassi
 
 
Un giovane di allora era Roberto Caprara, archeologo e storico dell’architettura rupestre, già docente di Archeologia medioevale all’Università di Sassari, il quale ha raccontato di un gruppo di suoi coetani, fra i sedici e i vent’anni, che sul finire degli anni ’40 e in seguito, si riunivano “in un minuscolo locale del Castello a preparare spettacoli teatrali nella Filodrammatica “Carlo Goldoni”: uno spasso! In quel gruppo c’erano gruppetti minori, legati da affinità elettive, ed uno di questi era formato da Cenzino Vinci, che sarebbe diventato medico, da Franco Rodio, che faceva il fornaio ma, emigrato a Torino, sarebbe diventato un eccellente tecnico della Candy, e da me”. Il prof. Caprara rivela come, nel lontano 1951, durante una passeggiata “Cenzino Vinci ebbe un’idea luminosa alla quale immediatamente aderii: organizzare una beffa in grande per tutta la città pigra, sonnolenta, perbenista e codina e organizzarla in occasione dell’ultima domenica di Carnevale”. Così, qualche giorno prima della data fatidica, in città si videro strani manifesti che annunciavano, alle cinque della sera, ci sarebbe stata, in Piazza Garibaldi nientemeno che una corrida, con tanto di tori, matadores, picadores, banderilleros! Naturalmente non mancò una certa preoccupazione da parte dei vertici dell’amministrazione comunale dell’epoca, ma niente e nessuno riuscì a frenare l’annunciato spettacolo. Tant’è che nel giorno prestabilito e all’ora preannunciata “in Piazza videro arrivare un serioso e bizzarro corteo, con tanto di toro e di quadrillas, con matador e tutto il resto, non escluso un veterinario in camice bianco e picadores a cavallo di manici di scopa. Si comprese allora (lo compresero anche i “benpensanti” e le Forze dell’ordine) che si trattava di uno scherzo carnevalesco e l’applauso scoppiò, liberatorio e spontaneo”. Intanto è doveroso sottolineare che il Carnevale di Massafra iniziava, per tradizione plurisecolare, il giorno dedicato a Sant'Antonio abate, il 17 gennaio, da cui deriva il detto popolare: “De Sant'Antuone, maschere e suòne”. Tornando alle origini sulle tracce della tradizione massafrese, sin dal giorno dedicato al santo, in paese cominciavano i festeggiamenti. Il 17 i contadini, i massari e le donne di casa conducevano il loro bestiame presso la chiesa rupestre dedicata a sant’Antonio abate ove si svolgeva la cerimonia della benedizione degli animali domestici e da lavoro. Non mancavano poi le note iniziative popolari, come il “tiro al caciocavallo” sullo spalto orientale della Gravina San Marco, il gioco della Cuccagna e i falò che, nel tempo in cui la corrente elettrica non illuminava ancora le strade, si rivelavano davvero propizi. A fine serata si banchettava e, per certo, si alzava parecchio ‘il gomito’, ovviamente in vista delle future rinunce quaresimali. Seguiva il periodo in cui “si menava la scianghe”, tra balli e luculliani convivi, in particolare durante le domeniche. Non solo. Anche i giovedì del periodo carnevalesco osservavano, pretestuosamente, un rituale goliardico. Il primo era dedicato ai “monaci”, a seguire quello“dei preti”, quindi il “giovedì dei cornuti”e per ultimo il “giovedì dei pazzi”, quello dedicato ai giovani. Giungeva poi il primo giovedì di Quaresima, quello “della cattiva”, o della vedova. Tantissimi aneddoti sul Carnevale di Massafra sono stati riportati a noi, grazie agli scritti di Raffaele Grippa, in “Cinquant’anni di vita massafrese”. Così si apprende della processione dei 2000 “felpaioli”, che “incappucciati e salmodiando scurrilità, portavano in spalla Sant'Accione, rappresentato da Giovanni Franchino (detto Piciunno), che riceveva omaggi gastronomici dai beccai del tempo. Sant'Accione sfilava di domenica lasciando il posto al martedì alla sfilata dei carrettieri, capeggiati da Vincenzo il Tarantino, che portavano in processione un carnevale in fin di vita, raccogliendo doni e cibarie da negozi, cantine e caffè. Il trionfante corteo, armato di siringhe e clisteri, era aperto da un caratteristico gruppo con vasi da notte pieni di “brasciole” e “polpette de cavadde” che venivano mangiati con le mani, offrendoli anche ai numerosi forestieri che affolavano le vie del paese, e cantava in coro: O ccè cuccagna, o ccè cuccagna addò si caca, addè si magna! O ccè gusto, o ccè piacere addò si piscia, addè si beve!- che tradotto in italiano suona così- Che cuccagna, che cuccagna dove si caca, dove si mangia! Che gusto, che piacere dove si piscia, dove si beve!”. Decisamente scurrile, ma, un tempo, gli eccessi venivano riservati esclusivamente a Carnevale. Infatti pare che meno eccessiva fosse la manifestazione organizzata dai conciapelli e i fiscolai, o quelle dei fornai, con le lussuose bare contenenti il carnevale moribondo, o ancora il “quattro ruote” di Fafuoco con sopra un grosso fantoccio di paglia, in abiti di campagnolo. A tal proposito, si narra che “il corteo era preceduto da una fila interminabile di finti confratelli, preti e molti finti fedeli con lampade e torce accese. Dietro il feretro, procedevano le sghignazzanti accompagnatrici di Rosa, moglie del carnevale, che veniva chiamato Juann (Giovanni), forse in ricordo di Giovanni Carnevale, animatore delle prime manifestazioni massafresi nella prima metà dell'Ottocento. La fanfara minore di Domenico Franchino accompagnava con le sue musiche i cortei. A mezzanotte i lugubri rintocchi della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, (abbattuta nel 1929), segnava la fine del carnevale, che veniva bruciato o gettato nella gravina. Il ricordo amaro delle baldorie è testimoniato dalla strofetta che si recitava all’indomani: ‘Carnivale mije chine di dogghie ajere maccarune e josce fogghie!’ (Carnivale mio pieno di dolori ieri maccheroni e oggi verdura!)”.  Ma, cosa resta di quel Carnevale Massafrese nei giorni nostri, o perlomeno negli ultimi anni?Poco, molto poco! Da oltre un decennio, il tutto si risolve in una copiosa scenografia. L’aspetto coinvolgente e popolano è stato ridotto in cliché da ‘post-spettacolo’. Una parodia coreografica di balletti, sfilate ordinatissime di maschere e mascherine, eventi di o da ‘nicchia’ e poco altro. Sempiterne le sfilate dell’ultima domenica di Carnevale e di martedì grasso, con un lungo e lentissimo scorrere dei carri allegorici, intermezzati da gruppi mascherati, ciascuno vestiti all’unisono e rigorosamente in tema (scelto a loro piacimento). Comunque assurdo è attendere quasi le due di notte per ammirare un carro allegorico, seppur realizzato con maestria. Questi ultimi non sempre originali (testoni riciclati e via discorrendo). Non tutti, sia chiaro.  La gente? Asserragliata dietro le barricate (transenne), ‘immobile dato il mortal sospiro’. Per le strade cittadine, eccetto le vie principali, nulla di che, se non la quotidiana routine. Di certo, alcune tra le diverse Associazioni culturali che insistono sul territorio massafrese organizzano spettacoli contingenti; altrettanto fanno le scuole primarie (i bambini portano pubblico:mamme, papà,nonni e zii..). Eppure, quell’antica passione che ha reso grande il Carnevale Massafrese, ha coinvolto grandi e bambini, inutile nasconderlo, non c’è più. Per chi ha amato mascherarsi fortuitamente e si è lasciato coinvolgere dalla festa popolare, non manca certo un briciolo di nostalgia. In alcuni anche un po’ di amarezza. Probabilmente solo l’infaticabile lavoro di tanti carristi e maestri carta pestati riesce ancora a trasudare fatica e passione. Concausa di questo oblio saranno state le tante promesse non mantenute delle Amministrazioni comunali (ultime due con sindaco Tamburrano e la precedente con sindaco l’arch. Cofano) che non sono state in grado manco di garantire strutture idonee alla costruzione dei carri allegorici.  Negli anni scorsi l’Amministrazione Tamburrano costituì addirittura il Consorzio del Carnevale di Massafra, fallito miseramente in seguito. Eppure, appena percettibile, s’avverte un acre odor di business che pare asfissiare la nota manifestazione e crea disturbo ai tanti autentici amanti della goliardia coinvolgente e popolana. Ma no, magari è solo una effimera sensazione. Ai posteri l’ardua sentenza. Meglio dare uno sguardo al programma (sempre in corso d’aggiornamenti) di questa 63esima edizione che prosegue in attesa delle sfilate previste domenica 7 febbraio: dalle ore 10.00 alle ore 13.00 con la sfilata delle "Scuole in Maschera" e Gruppi Mascherati in Piazza Garibaldi e dalle ore 17.00 in poi(si legge in locandina sino alle ore 23.59) la sfilata dei Carri Allegorici su Corso Roma. Lunedì 8 elezione di Miss e Mister Carnevale 2016 presso il bar Art Cafè. Infine martedì 9 la sfilata conclusiva di Carri e Gruppi mascherati,tutto rigorosamente allegorico.
 


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