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Tentare la sorte non è sempre saggio

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
OTT
2016
Pare che almeno il 51% dei tarantini abbia giocato almeno una volta sperando nell’agognata vincita in denaro. E’ un fenomeno che preoccupa perché vede coinvolti molti giovani e che fa registrare un aumento annuo del 50%. Il Governo ne è consapevole, tanto che fa sapere che le slot dovrebbero essere bandite dalle tabaccherie e dagli esercizi commerciali. Ma, intanto, nessuna legge fa da supporto a queste espresse buone volontà
 
 
Alzasse la mano chi almeno una volta nella propria vita non abbia tentato la fortuna. E tra costoro ci mettiamo anche alcuni preti e suore, anche se, forse, pochi rapportati alle altre categorie sociali. Potete dire tutto il male che volete del denaro, ma chi lo possiede ne vuole possedere sempre di più e chi non lo possiede si danna l’anima pur di trovare il modo per poterlo avere.
Senza denaro non si fa nulla, non si costruiscono nemmeno le Chiese. Eppure ci sono modi e modi per rincorrere il “Dio-denaro”. Prima di prendere in esame il fenomeno allarmante dei nostri giorni abbiamo chiesto al prof. Antonio Fornaro come si regolavano i tarantini nel passato su questo tema sempre di attualità. 
Ebbene, fino agli anni ’50 erano soltanto i botteghini del Gioco del Lotto a essere invasi dai tarantini di media cultura e di modeste capacità economiche. Questi avevano notti incredibilmente affollate di sogni che al mattino presto trasformavano in numeri dopo aver consultato la Smorfia e ne venivano giocate per ambi, terni, quaterne e cinquine. Era sulle ruote di Bari e Napoli che  i tarantini facevano le maggiori puntate. C’era chi i numeri li giocava una sola volta, chi per scaramanzia tre volte e chi se li portava appresso tutta la vita. Poi giunse il Totocalcio con i suoi 1-X-2, un gioco tutto al maschile che faceva però la felicitò di alcune famiglie tarantine. Poi giunsero la Sisal e il Totip, le corse di cavalli, il Bingo e chi più ne ha più ne metta.
Il Re di tutte le trovate per far denaro restava però il Gioco del Lotto che ai tarantini faceva tanto bene che finivano per chiamarlo con il nome di “bonaficiate”, termine che esprime molto bene il significato della portata del termine.
Un bel giorno giunsero le Lotterie, altro business per far cassa e anche la popolare trasmissione televisiva “Canzonissima” finì per unirsi in nozze con una di queste lotterie. 
Ma non bastava ancora ed ecco gli ultimi due regali dei nostri tempi: il gratta e vinci con i nomi più strani ed attraenti, e le slot-machine.
Per il gratta e vinci è sempre la povera gente che va alla ricerca della combinazione vincente e molte volte, presa dalla febbre del gioco, dimentica di dover comprare il pane con gli spiccioli rimasti e consuma anche questi per gli ultimi gratta e vinci.
Un discorso a parte meritano le slot-machine per le quali Taranto è tra le città italiane dove si spendono più soldi per il gioco occupando il diciannovesimo posto per apertura di sale.
Ben 40 mila metri quadrati dell’intero territorio provinciale sono destinati alle slot-machine con una media di una slot ogni 530 abitanti; così finiscono nelle sale giochi 1.100 euro di ogni tarantino preso da questa ludopatia. 
Taranto è la terza città pugliese per numero di esercizi presenti sul territorio.
Il criminalista Michele Cagnazzo al termine di una sua elaborata ricerca ha tratto la conclusione che almeno il 51% dei tarantini ha giocato almeno una volta sperando nella agognata vincita in denaro. E’ un fenomeno che preoccupa perché vede coinvolti molti giovani e che fa registrare un aumento annuo del 50%. Il Governo ne è tanto consapevole che fa sapere che le slot dovrebbero essere bandite dalle tabaccherie e dagli esercizi commerciali e, intanto, nessuna legge fa da supporto a queste espresse buone volontà.
La Regione Puglia nel 2013 è stata fra le prime regioni italiane ad approvare una legge contro il gioco inteso come patologia. Esistono, tuttavia, già precise disposizioni che prevedono che le sale da gioco devono essere ubicate in un raggio di 500 metri quadrati da istituti scolastici, luoghi di culto, oratori, impianti sportivi, centri giovanili e sociali. Ma la legge consente ai comuni di individuare anche ulteriori luoghi sensibili, oltre a quelli già presenti nell’articolato legislativo.
Fin qui le informazioni di carattere tecnico, sta di fatto però che le sale del Bingo continuano ad essere affollatissime, unitamente ai luoghi che ospitano le slot-machine e che non ci risulta che il nostro, come altri comuni abbiano mai operato alcun controllo per vedere rispettati i parametri di legge per salvaguardare i luoghi sensibili.
I giochi che si definiscono oggi patologici sono estremamente pericolosi per chi li pratica: può portare anche sul lastrico o, talvolta, anche a gesti estremi, ma non sono meno pericolosi per tanti bimbi e ragazzini che osservano, chiedono, si incuriosiscono e, forse, pensano che, superata la maggiore età anche loro possano tentare in questo modo la fortuna.
Queste, in sintesi, la situazione di un fenomeno che preoccupa e che va arginato e adeguatamente normato, salvaguardando le fasce deboli della società. 
Per noi resta sempre il principio che il denaro è bello ma bisogna guadagnarselo con il sudore della fronte. 
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La Jonian Dolphin Conservation è impegnata nella realizzazione di un “Centro Euromediterraneo del mare e dei cetacei”. E’ stato individuato nel Palazzo Amati, che affaccia sulla ringhiera, la struttura che avrà funzioni di area museale, di servizi turistici, di spazi aperti all’imprenditoria sociale, ad una biblioteca virtuale sul mare e troverà lo spazio anche attività legate alla cultura del mare, collegate al turismo, che saranno realizzate dalla J.D.C. e dal Molo San’Eligio nel Centro Polifunzionale dell’ex Ristorante “Al Gambero”. 
Indubbiamente una gran bella notizia se si tien conto di due aspetti positivi: la salvaguardia e la cura della fauna protetta e l’opportunità di dare lavoro a livello scientifico. Ma la bella notizia viene automaticamente spazzata via da quella dell’ultima ora che preannuncia ulteriori trivellazioni nel nostro golfo. Si tratta di un argomento che abbiamo già affrontato qualche mese fa nella stessa rubrica dove si sosteneva che quella delle trivellazioni era una vera iattura per l’ecosistema del nostro mare. Oggi ne arriva la riconferma e tremano i poveri cetacei, delfini in primo piano perché il rumore ne decreterà la loro scomparsa nel nostro mare con danno per loro ma anche per tutto quell’indotto turistico che nel nome e per conto dei delfini fino ad oggi si è andato sviluppando. Per non parlare del danno al novellame, al pescato e ai pescatori. 
Ma chi orchestra tali diavolerie  crede proprio di avere a che fare con gente che pensa di manipolare come vuole? Ora la misura è colma: Taranto e i tarantini facciano sentire la loro voce perché  forse è giunta l’ora che la protesta che parte dal basso possa andare avanti in autogestione.
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Si chiama “Punto di inizio” la onlus presentata nelle scorse settimane per consentire agli ammalati di cancro di Taranto di vivere oltre il tumore. La onlus ha già le idee chiare tanto da aver presentato i progetti per l’anno sociale 2016-17 che si estrinsecheranno in corsi di nutrizione, teatro, estetica, in gruppi di sostegno psicologico, attività informative e nella raccolta di fondi. Per informazioni la pagina Facebook è “Punto di Inizio Onlus” e il cellulare è 3921142383. 
Ma non è la sola notizia bella nel campo sanitario, infatti il reparto di Oncologia ematologica del Moscati di Taranto, mentre si prepara a diventare Polo oncologico, ha incassato tre riconoscimenti di grande prestigio: dal Premio “Amico sanitario” ai mille trapianti realizzati in un solo anno. A ciò si aggiunge la classica ciliegina sulla torta: all’Onco-ematologico di Taranto è giunta l’ufficialità che è stato inserito nell’elenco di coloro che potranno accedere alla Banca europea per il trapianto delle cellule staminali. Sta per finire il calvario per i poveri malati che, non avendo parenti compatibili per il trapianto del midollo osseo dovevano non soltanto attendere a lungo, ma fare salti mortali per poter avere questa linfa vita per la loro esistenza.
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Nella audizione al Senato il ministro dell’Ambiente, Galletti, ha bocciato Taranto per la raccolta differenziata ricordando che già molti comuni pugliesi sono stati sanzionati per non aver prodotto la differenziata richiesta per legge. Così Taranto ha prodotto solo il 18,8% a fronte del richiesto 65%. Con questi dati non si va da nessuna parte, occorre invertire la tendenza con un piano di immediata esecutività, con una capillare informazione agli utenti e con una campagna a tutto campo nelle scuole dell’obbligo della nostra provincia e della nostra regione. 
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Va tutto bene alla Rai e per la Rai. Va bene alla Rai perché sono stati ottimi gli incassi del canone televisivo, ma va bene anche per la Rai perché, con molta eleganza fa sapere che sta lavorando per porre freno agli stipendi d’oro, ma ci saranno, come al solito, le eccezioni, per cui i Paperoni della Rai continueranno a percepire stipendi d’oro che oscilleranno tra una fascia di 650 mila euro fino ad una più misera, si fa per dire, di 302 mila euro. 
“E io pago…”, diceva il saggio Totò! 
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I giovani universitari tarantini aderenti ai Giovani Conservatori e Riformisti lanciano l’allarme perché le tasse universitarie sono arrivate alle stelle e, pur essendo autonoma, la nostra Università ionica viene sempre più bistrattata. Se non riusciremo a mantenere nemmeno i pochi iscritti di oggi, convegni, proclami, promesse di comitati e associazioni saranno soltanto “aria fritta”. Occorrono fatti concreti, delle chiacchiere ne abbiamo le orecchie piene. 
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Tanto tuonò che piovve. E così  crolla la produzione di olio di oliva e la Puglia perde il 40%, il 2% in più rispetto al calo nazionale. Si tratta di un dato allarmante le cui cause sono da ricondurre alle ridotte superfici adibite ad oliveto ma anche a causa della falcidie ad opera della Xylella, non da meno l’aumento del 14% del prezzo dell’extravergine. 
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Un tempo si diceva che la povertà aveva nella figura dell’anziano il suo emblema. Oggi le cose non stanno più così perché le ultime statistiche ci fanno sapere che sono i giovani dai 18 ai 33 anni i più poveri senza alcuna prospettiva all’orizzonte.
Se questo non è un dramma, ditemi, per favore come lo possiamo chiamare diversamente? 
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Bella notizia per i tarantini che puntano tutto sul rilancio del Borgo umbertino. Basterà farsi una passeggiata a partire dalla ex sede del Banco di Napoli in via D’Aquino per contare tutta una serie di altri cantieri che daranno grandi opportunità per il rilancio commerciale dello storico Borgo della Città dei due mari. 
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Povera Birra Raffo. E chi la riconosce più nella sua natìa origine tutta tarantina? Quando chiuse i battenti per traferirsi nella barese sede della Peroni, noi tarantini pensavamo di potercela riprendere un giorno e lo abbiamo dimostrato continuando ad acquistarla, a berla, a propagandarla, a farla diventare il marchio pubblicitario più importante della squadra di calcio della nostra città. Oggi è ufficiale: la Birra Raffo è stata acquisita dalla giapponese Asashi, la vecchia Raffo tarantina sta per farsi gli occhi a mandorla per farsi riconoscere nel continente asiatico, ma la sua amarezza più profonda è che non potrà più far parte del grande coro dei tarantini che fino a ieri cantava: “Noi siamo tarantini e mangiamo ‘chiancaredde, sasizza d’u paìse” con l’inseparabile compagna di sempre, la bionda e inimitabile Birra Raffo che vide i suoi natali nella storica fabbrica di via Orazio Flacco. Ora la Raffo dovrà abituarsi a convivere con il sushi. E non sarà impresa facile! 
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Non tutti i morti sono uguali! Non tutti gli atleti possono pensare di avere lo stesso destino post-mortem. E’ così. Il grande atleta tarantino la cui tomba sta facendo da attrattrice straordinaria al Museo MarTa finirà per diventare addirittura il testimonial dello stesso Museo Nazionale, infatti la direttrice Eva Degl’Innocenti si sta già adoperando perché dallo scheletro e soprattutto dal teschio dell’atleta si possa ricostruire l’immagine reale di questo atleta che continua ad essere l’orgoglio di Taranto. 
 


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