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LE SCARPE CHE NON SI TROVANO

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

3
NOV
2016
La mattina del 17 novembre si annunciò sotto un cielo plumbeo, con una luce che smorzava i colori e un’aria pesante che portava gli odori del mare a mescolarsi con le foglie secche dei viali. 
Verso le nove di mattina, presso la bottega del calzolaio Ligorio Arguti si presentò la signora Rina, per ritirare le sue scarpe. Il calzolaio se le ricordava sdrucite, spelacchiate e considerate buone solo per la pattumiera, ma non dove fossero andate a finire. Aveva anche tentato di esprimere un mezzo parere circa l’inutilità di ripararle, ma la signora Rina insistette e allora il calzolaio cercò tra gli scaffali, sotto una pila di altre scarpe, nel ripostiglio, ma quelle che cercava non riuscì a trovarle, e lì cominciarono le giaculatorie della cliente. Ma quando si trattava di discutere Ligorio, essendo di carattere schivo e solitario, si trovava sempre in difficoltà, e pertanto cercò di ipotizzare che probabilmente erano già state ritirate dal marito. Invece la signora Rina ne era certa, le scarpe gliele aveva portate lei ed erano ancora lì, nella sua bottega. Che le cercasse e le riparasse al più presto.
«E ve lo dissi io di passare dopo una decina di giorni?» Chiese Ligorio, tanto per guadagnare tempo e cercare nella memoria una qualunque traccia di quelle maledette scarpe.
«Chi altri, se no? Certo che me lo avete detto voi di tornare dopo una decina di giorni». 
Rispose piccata la signora Rina, accompagnando le parole con un secco colpo del capo.
Il calzolaio depose gli attrezzi, e sfiorandosi i radi capelli tentò ancora una via d’uscita.
«Sapete com’è, il lavoro è tanto e non c’è più nessuno che voglia fare questo mestiere».
Sembrava che la signora Rina se l’aspettasse quella risposta e allora spazientita replicò:
«Voi mi raccontate un sacco di storie e mi fate perdere tempo. Se non siete capace di ripararle ridatemele, provvederò io a portarle a chi sa fare meglio di voi il mestiere».
«Ma no. Vedrete che le scarpe salteranno fuori, se sono qui. Ve lo ripeto, ripassate tra qualche giorno e vedrete che saranno pronte».
«Come sarebbe a dire se sono qui? Certo che sono qui. Ve le ho portate io.»
Ligorio non osò più contraddirla, si girò e ricominciò a cercare ancora, tanto nel retro bottega che nella memoria, tutti e due un guazzabuglio dove le cose si andavano accumulando, confondendo e perdendo.
Assistendo a quella penosa quanto vana ricerca, la signora Rina lasciò che il calzolaio si arrendesse da solo.
«Prima o poi salteranno fuori, vedrete». Concluse, lasciando penzolare le braccia lungo i fianchi.
«Se no me le ripagherete come nuove». Disse la signora Rina. Non lo disse a lui, ma in faccia alla moglie del calzolaio che in quel momento stava entrando in bottega e poi, senza aggiungere altro, si girò e se ne andò.
«Che voleva quella li?» Chiese la moglie. 
«Ma niente. Un paio di scarpe che dice di avermi lasciato una decina di giorni fa».
La moglie sobbollendo e con la schiuma alla bocca puntò il dito contro il marito e gli ingiunse di trovarle subito perché, aggiunse, non aveva nessuna voglia di pagare delle scarpe vecchie come nuove, a quella sfrontata. Infine, con i nervi a fior di pelle e senza dare il tempo al marito di replicare, cosa che per altro lui non avrebbe mai fatto, salì in casa. 
Andata via la moglie il calzolaio si slacciò il grembiule, si infilò la giacca ed uscì. Aveva bisogno di sbollire la rabbia che le due donne gli avevano fatto montare e decise di fare due passi sino al porticciolo. 
Lì giunto vide due giovanotti, uno dal viso conosciuto e l’altro tutto signorino e sconosciuto, probabilmente un forestiero, che stavano salendo a bordo di una piccola imbarcazione a motore. 
«Ma dove volete andare con questo tempo?» Chiese il calzolaio al ragazzo che conosceva e che era il figlio di un possidente del posto.
«A farci una bella pescata al largo. E comunque sono fatti nostri». Gli rispose questo, ridendo e continuando ad armeggiare con gomene e canne da pesca.
«Ma non lo vedete cosa sta arrivando? Guardate com’è nero il cielo e sentite il vento».
«Fesserie. Ci siamo abituati».
«Ma lasciate stare. Guardate il tempo vi dico. E sta iniziando anche a piovere».
I ragazzi, senza più ascoltarlo, avviarono il motore, staccarono gli ormeggi e partirono. 
Ligorio scrollò le spalle e non avendo trovato nessun pescatore al molo, decise di andare a comprare il pesce in pescheria, e lì incrociò il maresciallo della Capitaneria di Porto, al quale avrebbe voluto dire dei due ragazzi, e spiegargli che lui aveva sconsigliato di uscire dal porto con quel tempo, ma loro erano salpati lo stesso, nonostante il mare agitato e mentre stava cominciando anche a piovere. Il maresciallo però, si comportò come se davanti agli occhi gli fosse passato un fantasma invisibile, e allora il calzolaio pensò che alla fin fine poteva farsi anche gli affari suoi, e non disse nulla.
Nel pomeriggio, quando tornò in bottega, trovò la signora Rina che lo stava aspettando sulla soglia e capì che avrebbe dovuto affrontarla di nuovo. 
«Allora le avete trovate le scarpe?» Chiese, appena gli fu a tiro.
«Abbiate pazienza signora Rina, non ho avuto tempo di cercarle, ma vi assicuro che entro un paio di giorni le potrete ritirare, pronte lucide e riparate». 
«Non avete avuto tempo di cercarle perché siete stato anche voi giù al molo?» Gli chiese.
«Questa mattina per comprare il pesce, sì, ma non c’era nessuno.» Gli rispose, tagliando corto il calzolaio.
«Allora non sapete niente di quanto è successo?»
«No. Perché cosa è successo?» Le chiese, più per sviare il discorso che per curiosità. 
Alla signora Rina non sembrò vero di potergli raccontare di prima mano l’accaduto, tanto che delle scarpe non se ne ricordò nemmeno più e gli disse che al largo una barca si era capovolta e il figlio di un compaesano era stato recuperato dalla Guardia Costiera, ma era già morto. 
«E l’altro?»
«Come l’altro? Quale altro?» Chiese stupita la donna.
«L’altro…» Replicò Ligorio e poi aggiunse: 
«Quello che era in barca con l’annegato, li ho visti io, con i miei occhi, salpare questa mattinata, e ho anche cercato di dissuaderli, visto il brutto tempo che stava arrivando. Ma loro si sono fatti una bella risata e sono partiti».
La signora Rina, silenziosa e pensierosa sino a quel momento, tossicchiò e quindi affermò che ne avevano recuperato uno solo e che adesso si trovava sul molo, steso sotto un lenzuolo, in attesa dell’arrivo delle autorità.
«Ma voi che ne sapete, in definitiva?» Replicò la signora Rina.
«Ve l’ho detto. ho visto uscire la barca questa mattina». Soggiunse stancamente Ligorio.
E quando le capitava un’altra occasione simile, pensò la signora Rina, e allora lasciò interdetto sulla porta della bottega il calzolaio e partì di corsa, e sino al molo non fece altro che gridare: «Due, due. Erano in due». 
«Due cosa?» Chiese il maresciallo della Capitaneria di Porti, quando l’ebbe a tiro di voce.
«Erano in due sulla barca.» E sebbene fosse fuori luogo, non seppe trattenere un sorrisino. 
«Muoviamoci, fate uscire di nuovo le motovedette. Ce ne deve essere un altro là fuori». Gridò un maresciallo ai suoi uomini e poi, rivolgendosi alla signora Rina:
«Ma a voi chi ve lo ha detto che erano in due?»
«Il calzolaio Ligorio. Era qui quando sono usciti dal porto, questa mattina».
 
Che due poliziotti fossero lì, nella sua bottega, per indagare sulle scarpe che non si trovavano, a Ligorio sembrò improbabile e del resto lo capì dalla prima domanda che gli posero.
«Dunque, confermate che questa mattina avete assistito alla partenza del natante e che a bordo c’erano due persone anziché una sola, come precedentemente si era ipotizzato?»
Ligorio ossequiosamente rispose di sì e allora i poliziotti gli chiesero se conosceva il secondo navigante. Il calzolaio rispose che non lo aveva mai visto prima, e allora lo pregarono, visto che non ne sapeva declinare le generalità, almeno di fornire una descrizione il più possibile dettagliata della persona, in modo da poter giungere alla sua identificazione. Il calzolaio cercò di essere il più preciso possibile, mentre uno dei due poliziotti trascriveva quello che stava dicendo. 
Dopo un paio di giorni Ligorio Arguti si trovò davanti al magistrato inquirente.
«Si accomodi, devo farle alcune domande in merito al naufragio». Esordì il PM.
Ligorio prima di rispondere deglutì e poi gli disse che era già stato detto tutto e che tutto aveva riferito ai poliziotti, ma il magistrato non si scompose e si accinse a fargli altre domande. 
 
La luce era ancora incerta e il maestrale si era placato. Stranamente perché di solito quel vento di tramontana durava tre giorni o il multiplo di tre, e l’alba del nuovo giorno stava sorgendo con il cinguettio dei passerotti e mentre il calzolaio stava conficcando dei chiodi nella suola di una scarpa. Il trambusto dei giorni precedenti gli aveva fatto perdere del tempo prezioso e l’arretrato si era accumulato oltre misura.
Intanto in tribunale le indagini andavano avanti e gl’inquirenti stavano discutendo se era il caso di archiviare il caso, come la logica suggeriva, oppure…
«Oppure?» Chiese il PM.
«Oppure istruire tanto di processo al fine di scovare colpe e colpevoli». Aggiunse il Procuratore Aggiunto.
«Ma non c’è l’ombra né delle une né degli altri». Rispose il Pubblico Ministero.
«Questo è quanto sembra, se ci accontentiamo di ciò che sta scritto nei verbali».
Insistette il Procuratore.
«E allora?» Chiese ancora il PM.
«Allora…» Concluse il Procuratore, alzandosi e andandosene.
Il PM ci pensò su e poi arrivò alla conclusione. L’imputato c’era, e aveva anche reso spontanee dichiarazioni alla presenza di testimoni, le aveva ripetute ai poliziotti e poi anche a lui, e adesso non avrebbe più potuto ritrattare. Non restava che processarlo.
«Per ordine del Signor Giudice Istruttore, domattina alle dieci vi dovete presentare in tribunale per essere riascoltato dal PM sui fatti in parola. Questa è la relata di notifica e voi mi dovete mettere una firma qui, per avvenuta ricezione». 
Gli disse l’ufficiale giudiziario, appena entrato nella bottega del calzolaio. E senza dargli il tempo di ribattere, girò sui tacchi e se ne andò. 
Il giorno dopo, con molto anticipo, Ligorio era dietro la porta del PM che aspettava di essere ricevuto, e intanto dall’interno della stanza gli giungevano delle frasi che sicuramente erano inerenti ai fatti avvenuti quel 17 novembre scorso.
«Che fossero in due io l’ho saputo dopo, signor Giudice». Sentì dire da qualcuno.
«Però erano due». Ribatté il PM.
«Se lo avessi saputo prima che sul natante erano in due, avrei proseguito le ricerche, anziché sospenderle per un tempo che forse sarebbe stato sufficiente per salvarne almeno uno».
«E quindi? Tornaste in acqua quando?» Proseguì il PM.
«Si. Confermo, feci uscire di nuovo le motovedette e partecipai anch’io alle ricerche. Naturalmente dopo aver saputo che a bordo erano in due e non uno solo». Ripeté la stessa voce.
«E vuole dirmi com’è giunto a sapere che a bordo erano in due e non uno solo?» 
«È scritto nei verbali, Dottore. Mentre stavamo sul molo e aspettavamo il medico legale, è arrivata trafelata una signora, tale Rina Sospisio, poi generalizzata e presa a verbale, che gridando ci informava che a bordo del natante c’erano due persone, e non una sola».
«E come faceva questa signora a sapere che erano in due, se risulta dai verbali che al momento della partenza della barca lei si trovava da tutt’altra parte?»
«È sempre scritto nei verbali Dottore. Ha dichiarato di averlo appreso da un tale, certo Ligorio Arguti, ciabattino, quando nel pomeriggio è andata nella sua bottega per ritirare un paio di scarpe».
Quando si aprì la porta Ligorio ne vide uscire dalla stanza il maresciallo della Capitaneria di Porto, che passandogli davanti non lo degnò di uno sguardo. Pochi minuti dopo anche lui stava seduto davanti al PM.
«Dunque, signor Arguti, a domanda risponde, voi avete dichiarato che la mattina del 17 novembre u.s., vi trovavate sul molo e lì avete visto due ragazzi armeggiare intorno ad una barca, salirci a bordo e poi uscire dal porticciolo. È così?»
«Si.» Rispose il calzolaio.
«E avete anche dichiarato di aver parlato con loro e di aver fatto notare che il tempo non era dei migliori per andare per mare. È così?»
«Si.» Ripeté il calzolaio.
«E loro cosa vi hanno risposto?»
«Niente. Non hanno detto niente. Si sono fatti una risata. Hanno messo in moto e sono usciti dal porto».
Le prime tre domande erano scontate. Rispondevano al vero, ma il PM lo incalzò:
«L’ora dell’accaduto, all’incirca, la ricordate?»
«Verso le undici del mattino». 
«Per quale motivo, vi trovavate al porto a quell’ora?»
«Ero andato per vedere se trovavo del pesce fresco».
«Quindi, una volta giunto al molo, avete visto i due ragazzi, ci avete parlato e avete lasciato che prendessero il largo, anche se il tempo non lo permetteva. È così?» 
«Sì, ma…» Replicò Ligorio.
«Sì ma, poi. Ora procediamo con ordine. Dunque, avete anche dichiarato che dopo la partenza della barca siete andato via subito perché non trovaste nessun pescatore e quindi di esservi recato in pescheria. E lì, il maresciallo della Capitaneria di Porto l’ha fatto mettere a verbale, dice che vi siete incontrati. Perché non gli avete detto nulla. Perché non l’avete messo al corrente che i due ragazzi erano usciti per mare, e soprattutto perché non gli avete detto del pericolo che stavano correndo con quel mare e il tempo in peggioramento?»
Il calzolaio s’irrigidì, ma non se la sentì di dire al PM che da quando il maresciallo si era rifiutato di pagargli una risuolatura non perfetta delle scarpe del figlio, non si erano più degnati di uno sguardo, né parlati. 
«Perché lui stava uscendo e io avevo fretta di tornare a casa con il pesce, e poi dovevo tornare anche in bottega». Riuscì a rispondere il calzolaio.
Mentre il PM, oltre ogni ragionevole dubbio, stava immaginando quello che avrebbe trovato scritto sul dispositivo della sentenza a carico dell’indiziato signor Ligorio Arguti, un silenzio tombale calò nella stanza: 
“… Sebbene consapevole del rischio che i due inesperti minori stavano correndo; per non aver tentato di fermarli; per averli lasciati andare incontro al loro triste destino; per non aver fatto nulla per impedirlo e addirittura omettendo di darne immediato avviso alle Autorità competenti... In nome del Popolo Italiano si condanna il nominato in oggetto alla pena di ...” 
«Silenzio». Ordinò il Pubblico Ministero, come se in quel momento fosse riemerso dai suoi pensieri. Ma nessuno aveva fiatato. Solo il calzolaio Ligorio Arguti stava muovendo leggermente le labbra per chiedersi dove fossero andate a finire quelle maledettissime scarpe che gli stavano causando tanti guai.
 


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