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IN PENSIONE LE OSSESSIONI

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

5
GEN
2017
Quando l’eccesso di pianificazione rappresenta un tentativo inefficace di dare senso al proprio tempo. Dalla domanda di un lettore, delle riflessioni su una forma molto particolare di ossessività
 
 
C’è un comportamento strano che mio padre ha da quando è andato in pensione. Niente di preoccupante però è curioso. In pratica lui fa dei planning per qualsiasi cosa. Schemi in excel sulle spese di famiglia, anche le più minute, collezione di scontrini vari, elenchi scritti in agenda di varie attività quotidiane anche banali. Capisco che deve riempire il tempo ma la cosa mi sembra un po’ strana. Chiedo il suo parere.
Marco
 
Stando al breve resoconto da lei redatto, sembra che il comportamento di suo padre sia al momento caratterizzato da un tratto afferente allo spettro ossessivo, la cui gravità – come in tutte le questioni psichiche – risulta commisurata al danno cagionato. La condizione potrà, quindi, essere ritenuta grave, solo se suo padre dovesse dedicare gran parte della propria giornata a tali attività, compromettendo così il normale svolgimento della vita quotidiana. In caso contrario, tale comportamento costituirebbe giusto una semplice bizzarria, con la quale egli potrebbe anche tranquillamente convivere.
Ma posso ragionevolmente supporre che, a prescindere dalla gravità del caso, le motivazioni di tale comportamento risultino sempre le stesse, ad ogni modo riconducibili alla natura di tutti i fenomeni ossessivo-compulsivi. Mi spiego.
L’ossessione, come suggerisce il nome stesso, costituisce un pensiero ricorrente che, intrudendo a livello consapevole, disturba la quiete psichica. La compulsione costituisce, invece, un tentativo (vano e improprio) di neutralizzare l’ossessione stessa attraverso una serie di comportamenti. Ad esempio riporto il caso di chi, ossessionato dalla presenza di germi, mette in atto una pulizia compulsiva, la quale – mi preme precisare – non potrà mai, per quanto meticolosa, riuscire a scacciare l’ossessione da cui essa stessa scaturisce. La messa in atto del comportamento compulsivo potrà, al limite, indurre solo un sollievo momentaneo, connesso alla fallace convinzione di detenere il controllo del proprio ambiente, nel nostro esempio corrispondente alla fugace illusione di aver eliminato tutti i germi. Ma, di lì a poco, l’ossessione riemerge, magari pure sotto un’altra forma, e con essa la relativa compulsione.
Nel caso di suo padre, sembra che i comportamenti compulsivi sottendano un tentativo di organizzare nel minimo dettaglio la vita quotidiana un po’ come se si trattasse ancora di un occupazione lavorativa. Il tempo svuotato viene così riempito e scandito da una serie di adempimenti più o meno fittizi, aventi lo scopo di conferire una parvenza di lavoro alla condizione, non ancora pienamente conosciuta, del pensionamento, in linea con quella naturale tendenza per cui risulta più confortante agire come si è sempre fatto piuttosto che confrontarsi con qualcosa d’ignoto. La compulsione, qui concretizzatasi in un atteggiamento assai organizzante e pianificatore, costituisce il tentativo di neutralizzare, attraverso la messinscena di un’occupazione lavorativa pressoché fittizia, l’idea stessa dell’entrata in pensione, la quale ben si presta ad evocare fantasie, anche ossessive, di annichilimento.
La soluzione non consiste, quindi, nel tentativo di sopprimere i comportamenti compulsivi, ma nell’affrontare di petto il problema a monte, sforzandosi di conferire al proprio tempo un nuovo senso, che, alternativo alla logica ferrea della produzione, possa risultare confacente ad una dimensione più umana.
 


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