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Taranto / Se a candidarsi sono i peggiori

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

16
FEB
2017

Non vogliamo generalizzare, ma è indubbio che finora – in vista delle amministrative - non si siano visto altro che programmini racchiusi in poche parole: si dice cosa si vorrebbe ma non come riuscire a ottenerlo. La verità è che il male peggiore della città sono proprio loro: i cattivi amministratori

Nonostante la buona volontà degli operatori dell’informazione, Taranto non cambia mai ma anzi fa di tutto per corroborare la tesi secondo la quale l’emigrazione di massa ha permesso ai peggiori di restare in città autoproclamandosi classe dirigente e di questi, i peggiori dei peggiori (quelli proprio irrecuperabili) si sono buttati in politica. E’ sempre vero? No ovviamente, ma la concentrazione di mezze figure fa di Taranto una causa persa.
Arrivano le elezioni e con esse i soliti pensierini da scuola elementare: la rinascita del territorio che passa attraverso la portualità e le piastre logistiche, arsenale, cantieristica navale, edilizia, enti pubblici, cementificio, siderurgico e suo indotto, raffineria. Tutti buoni propositi senza contenuti.
Non manca mai il volano culturale (ma quanto è piaciuta ai tarantini questa espressione?) costituito dall’Università, la rinascita economica che passa dall’enogastronomia e dalle bellezze del territorio, l’aeroporto, il mare, le cozze… mancherebbero all’appello le friselle, i fegatini e una statua in onore di Marc Poll per completare il quadro demenziale (anche se siamo sicuri che presto qualcuno correrà il rischio di evocare anche questi scenari suggestivi).
Ovviamente, a margine, c’è sempre qualcuno che ciancia di chiusura dell’Ilva (in campagna elettorale sono tutti cuor di leone onde poi fare spallucce post elettorali ammettendo candidamente che sull’argomento il Sindaco conta poco e niente) e qualcun altro gli fa eco parlando di turismo.
Verrebbe da chiedere a questi geni come l’inquinamento sia conciliabile con il turismo: Taranto è un inferno di inquinamento o un paradiso che può puntare sul turismo? Una delle due affermazioni è di troppo.
Insomma, i politici a Taranto vanno in letargo per cinque anni per poi svegliarsi e ripetere la stessa banale filastrocca basata sempre sugli stessi argomenti affrontati con mediocrità e superficialità inaudite. Ai vecchi si aggiungono le facce nuove che in quanto a coglioneria non hanno nulla da invidiare ai loro maestri. Nuovi testicoli crescono insomma.
Sparano alto ma, ad esempio, non dicono mai con quali finanziamenti realizzare ciò che promettono. Interrogati sull’argomento parlano di tavoli, conferenze di servizi o di project financing senza sapere bene di cosa si tratti.
D’altronde, come ho detto anche altre volte, la passione civile è come il raffreddore; viene in determinati momenti e non si sa mai bene come curarla.
Loro si ammalano di passione civile in prossimità delle elezioni e la curano con gli stereotipi e con la presunzione di apparire appassionati ai problemi del territorio, locuzione tanto vacua quanto abusata.
Ma intanto le difficoltà sono sempre lì a dimostrarci che l’unica vera grande criticità di Taranto consiste nell’avere una classe politica di pippe stratosferiche che non contano nulla sullo scacchiere nazionale ed è per questo da Roma si sentono in diritto di ignorare le istanze di questi Carneade privi di particolari qualità e visione politica.
Poi, capita anche che qualcuno passi in riva allo Jonio a prendersi i voti per continuare a farsi gli affari propri. Vero Senatrice Anna Finocchiaro? Ma forse ce lo meritiamo.
Di questo passo, per disperazione, andrà a finire che Taranto sarà consegnata al qualunquismo pentastellato farcito di ambientalismo senza progetti, senza un domani ma con una insana voglia di distruggere l’oggi.
Ed in mezzo ci sono i tarantini, non scevri da colpe, come a voler confermare l’antico adagio in base al quale “l’acquÉ™ travulÉ™ ‘ngrassÉ™ ‘u cavaddÉ™” (l’acqua torbida ingrassa il cavallo: gli ingenui, a furia di ascoltare chiacchiere, se ne convincono).
 



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