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LA DOTTA IGNORANZA

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

1
MAR
2017

Cos’è l’ignoranza? Come si spiega il fenomeno dell’ignorante presuntuoso? Dalla domanda di un lettore, delle riflessioni psicologiche in merito ad un tema spesso dibattuto.

Mi sono scocciato di quegli ignoranti presuntuosi che pensano di saperne di più di chi ha studiato. Credono di avere loro le soluzioni e che tutto sia semplice. Cosa fare con queste persone?

Peppe

Di solito col termine ‘ignorante’ si designa colui che ignora nozioni di pubblico dominio indispensabili per la partecipazione alla vita civile di una data comunità. Ma, il termine copre, come ben sappiamo, un’area semantica molto più estesa. Di fatto, ignorante risulta, stando all’accezione letterale del termine, chiunque ignori qualcosa. Ne consegue che qualsiasi essere umano, per quanto istruito, possa tranquillamente rientrare in questa categoria.
D’altronde, oggigiorno, il costante nonché esponenziale incremento dello scibile umano ha determinato lo sviluppo di ambiti di conoscenza e competenza sempre più settoriali. Giusto per riportare un esempio clarificatore, le ricordo che un tempo si parlava solo di medicina; poi, all’interno di questa disciplina, sorsero le varie specialità (gastroenterologia, endocrinologia, dermatologia etc.); e, oggi, all’interno delle stesse specialità, già di per sé settoriali, cominciano a delinearsi dei profili iperspecialistici (ad es. endocrinologo diabetologo etc.)
Tanto più ampie le conoscenze scientifiche di cui l’umanità dispone nel suo complesso, tanto maggiore lo specialismo indotto, quindi tanto più profonda l’ignoranza conoscitiva a livello individuale.
D’altronde, a prescindere da queste importanti considerazioni generali, risulta, a proposito di ignoranza, molto interessante quanto scoperto, non tanti anni or sono, da due colleghi d’oltreoceano: Dunning e Kruger. Essi hanno dimostrato, nel corso di una serie di esperimenti, che una relativa ignoranza, intesa quale competenza approssimativa in un dato ambito specifico, corrisponde ad una sovrastima irrealistica delle proprie capacità in quel dato ambito. Essi stessi hanno anche dimostrato che la conoscenza più approfondita di un determinato settore specifico comporta, al contrario, un’autovalutazione più coscienziosa, tendente addirittura alla sottostima delle proprie potenzialità in quel dato ambito.
Per esempio, chi non è avvocato, quindi chi fondamentalmente ignora la legge, tenderà a presumere di conoscerla molto di più di quanto non lo presuma un avvocato stesso, il quale, magari proprio perché la conosce, sa bene quanto essa costituisca una disciplina vastissima, impossibile da padroneggiare in ogni suo aspetto. Chi ignora, invece, non sospetta nemmeno quanto possa essere vasta una data materia e si convince che essa sia limitata  a quel poco che gli è dato sapere.
Dunque, in qualsiasi campo dello scibile umano, la crescita culturale induce la consapevolezza dei propri limiti, della propria inevitabile ignoranza socratica («so di non sapere»). Solo attraverso questa consapevolezza si può contrastare la convinzione di sapere già tutto nonché quella pericolosissima chiusura mentale che ne consegue.
Perché l’ignoranza non è una condizione ma un atteggiamento.
 



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