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Un gigante tra i Pigmei

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

1
MAR
2013

 

La settimana che sta per concludersi rischia di essere ricordata per il trionfo della mediocrità nazionale piuttosto che per l’evento che azzera gli ultimi 2013 anni dell’avventura spirituale dell’uomo sul pianeta terra. I due eventi a cui mi riferisco sono, ovviamente, le elezioni politiche italiane e la “rinuncia” di Benedetto XVI alla Cattedra di Pietro. Per quanto riguarda l’esito delle elezioni evito di unirmi al coro dei tanti che hanno stigmatizzato l’imbarazzante sterilità del panorama politico nazionale, se non per sottolineare il solo aspetto, a mio avviso, positivo che consiste nell’aver visto finalmente scendere il sipario su una parte della mala genia di parassiti politici che hanno devastato la vita del Paese per troppi decenni.
Vorrei invece riflettere brevemente con voi, e mi scuso se posso apparire presuntuoso, sulla portata universale della decisione di Sua Santità. Molte cose ho letto e molte cose ho ascoltato sull’argomento nelle tre settimane trascorse dallo scioccante annuncio, alcuni argomenti li ho condivisi ma molti altri li ho trovati intellettualmente volgari e, quindi, inaccettabili per la mia coscienza di uomo e di cristiano.
Tante le “scempiaggini” da chi ha parlato di dimissioni del Pontefice, come se si trattasse di un banale Amministratore Delegato di una qualsiasi multinazionale, a chi ha maldestramente azzardato un confronto tra la rinuncia di Benedetto XVI e quella di Celestino V, come può constatare chiunque di noi abbia la pazienza di leggere qualche pagina di storia, a chi ancor più maldestramente (ed oserei dire anche ignobilmente) ha comparato la presunta grandezza morale di Giovanni Paolo II, che ha esibito fino alla morte la sua prostrazione fisica, con la sottintesa presunta debolezza morale di Benedetto XVI rispetto alla sua debolezza fisica. Giovanni Paolo II ha coerentemente portato alle estreme conseguenze la Sua vocazione mass mediologa, il grande comunicatore aveva a disposizione la Sua figura, il Suo corpo, per illuminare il Suo Ministero ed il Suo atto d’amore nei confronti della comunità dei fedeli. Benedetto XVI è invece trasfigurato dalla Sua vocazione teologica ed in essa ha ricercato la forza e la grandezza di un atto di rinuncia, dolorosa, che rappresenta l’estremo tentativo di ricondurre la Chiesa, prostrata e soccombente del XXI secolo, all’essenza spirituale di Cristo.
Rinunciando al Suo pontificato Benedetto ha denunciato tutti i mali che affliggono la gerarchia ecclesiastica, dagli scandali finanziari agli scandali sessuali, alle spy story che Suo malgrado lo hanno coinvolto, iniziando un percorso di purificazione della Chiesa come istituzione che non avrebbe potuto compiere da Pontefice, stante le pesanti ingerenze delle varie congregazioni che strangolano ormai come una piovra la vita del Vaticano. Il Papa rinuncia ma non è morto, rimane con la Sua presenza silenziosa ed allo stesso tempo dirompente e con i Suoi scritti, monito vivente per il Suo successore e per tutti gli uomini di fede che è giunto il tempo di spogliarsi del potere temporale per rivestire il saio dello spirito. In questo consiste la Sua grandezza e la grandezza incommensurabile del Suo gesto. Un gigante per l’umanità! Il 28 febbraio 2013 rappresenta una cesura netta con il passato e nulla sarà più come prima.
 


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