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Categoria: ATTUALITA'
Questa settimana una madre mi chiede se tutti i programmi per bambini possano essere compresi dai bambini di tutte le età. Perché storielle complesse, per quanto garbate e gradevoli, potrebbero anche essere travisate. Ci sarebbe forse bisogno di un ulteriore livello di protezione del minore?
Salve, dottore, sono la mamma di un bimbo di due anni. Voglio porle una domanda particolare che riguarda alcuni cartoni per bambini piccoli. In pratica in alcuni di essi c’è una morale finale che mio figlio non riesce ancora a capire. Il punto non è questo. È che nel cartone i personaggi fanno cose che poi alla fine capiscono che non dovrebbero fare, intanto a mio figlio rimangono in mente solo le cose cattive ma non quelle buone…Insomma ho cercato di spiegarglielo a parole mie. Dottore, io quel cartone non glielo sto facendo vedere più, però mi chiedo perché se fanno questo effetto vengono trasmessi in canali per bambini piccoli. La ringrazio.
Anna
Non potendo in alcun modo risalire alla serie animata dei cui presunti effetti lei mi parla, dovrò tenere un discorso di natura generica, che, però, immagino possa tornare utile a molti.
Di fatto, la materia che stiamo discutendo soggiace da tempo ad una normativa che regolamenta appunto i contenuti audiovisivi fruibili dai minori. Ciononostante, essa, per quanto lodevole nelle intenzioni, sembra che non sia entrata ancora nel merito delle sottigliezze di cui si va discorrendo in questa sede. Nella normativa, infatti, vengono proibiti contenuti visibilmente non adatti alla sensibilità del minore; ma, sembra che non venga in alcun modo contemplato l’effetto che sul minore potrebbero sortire certe storie che, pur non presentando contenuti visibilmente inadatti, risultano di fatto caratterizzate da un grado di complessità narrativa per nulla o poco comprensibile in certe fasi dello sviluppo cognitivo e morale. Si corre, quindi, il rischio che una storiella educativa non adeguatamente compresa possa venire addirittura fraintesa dal bambino: egli capirà alcune cose piuttosto che altre e trarrà magari una conclusione tutta sua, la quale potrebbe benissimo influenzare pure il comportamento.
La comprensione di una storia richiede, infatti, delle capacità cognitive: tanto più complessa la storia tanto più evolute le capacità richieste per comprenderla. Ogni narrazione (ovviamente qui mi limito a trattare di quelle più elementari) risulta articolata in una sequenza di momenti concatenati lungo una linea temporale; e, la capacità di gestire mentalmente delle informazioni così strutturate implica il raggiungimento di un’adeguata maturazione cerebrale, alla quale corrisponde un certo grado di efficienza di funzioni cognitive quali la memoria, l’attenzione e la logica.
D’altronde, trattandosi di raccontini moraleggianti, il nostro discorso non può limitarsi ai soli aspetti cognitivi, bensì dovrà anche considerare l’adeguatezza della storia alla fase di sviluppo morale che il bambino sta attraversando. Per fare un esempio: un bambino molto piccolo non contempla affatto il concetto di giusto o di sbagliato: per egli è giusto ciò che gli viene permesso e sbagliato ciò che gli viene proibito. Ne consegue che una storia moraleggiante sulla giustizia come valore in sé possa risultare non adatta, benché magari garbata, gradevole e ben costruita.
Quindi, l’eventuale mancanza di un’indicazione ancora più dettagliata rispetto a quanto già giustamente stabilito dalla normativa, implica che debba ancora spettare al genitore la valutazione della complessità di un dato prodotto audiovisivo per minori, che dovrà essere esaminato alla luce della fase di sviluppo cognitivo e morale che il bambino sta attraversando.
Nel dubbio ci si può avvalere dell’aiuto professionale; di certo, le associazioni, qualora ritenessero opportuno colmare eventuali mancanze in tal senso, possono direttamente interloquire con le emittenti affinché queste ultime provvedano a migliorare ulteriormente il servizio.
