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Gli scienziati della politica

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

31
AGO
2017

Rinaldo Melucci ha cambiato aspetto: a valle della sua elezione a Sindaco di Taranto ha assunto una mimica facciale totalmente diversa, affrancandosi da quell’immagine di inclusivo buonista kennediano

Il primo cittadino ora ha assunto un’aria arcigna da grigio funzionario sovietico che siede nel palazzo ponendosi al di sopra degli amministrati, assurgendo quasi al ruolo di vecchio burocrate silenzioso più che di politico.   
E che fosse poco inclusivo, la sua maggioranza lo ha capito subito visto che sui ruoli chiave della giunta non c’è stata trippa per gatti e che gli assessori sono stati concordati con Michelov Emilianov manco fosse il Segretario generale del Comitato centrale del PCUS.
All’atto del suo insediamento, Melucci aveva detto che “troppo grande è la sfida d’essere sindaco di Taranto per essere sostenuta da una sola persona, indipendentemente dalla sua qualità”. Infatti il nostro Rinaldo ha deciso di affrontarla con Emiliano, complici i tarantini che, se da un lato si definiscono Spartani, dall’altro non si sono comportati come Filonide al cospetto del console romano ma hanno accettato di buon grado l’invasione barese.
Ma basta leggere i comunicati stampa che il nostro Rinaldo – in stile Pravda - fa diffondere agli organi di stampa per capire che è partito per la tangente ed ormai ama farsi descrivere assorto a studiare dossier, concentrato ad imbastire “speditamente l’opera di recupero di materie strategiche per il rilancio dell’ente comunale e lo sviluppo della città, materie per troppo tempo accantonate o affrontate con superficialità”, intento ad espletare “la fase di studio, approfondimento e ricerca del Comune di Taranto in vista della produzione delle osservazioni sull’AIA dell’ILVA”.
Coerentemente con il profilo comunicazionale che il Sindaco ha scelto di darsi, anche le stampa lo immortala sempre al tavolo della giunta con quel tono da livido decisore o torvo in consiglio comunale con un’aria algida ed infastidita da un consesso che evidentemente non giudica alla sua altezza.
Ma la ciccia dov’è? I fatti?
La fredda cronaca, ad esempio sulla questione Ilva, ci restituisce una situazione paradossale che vede la nuova proprietà intenta a dilatare oltremodo i tempi di attuazione dell’AIA (dimostrando già dalle prime battute la scarsa serietà degli investitori ), il Governo intenzionato a chiudere la cessione senza farsi troppe domande e la politica tarantina (sindaco compreso) completamente tagliata fuori da qualsivoglia processo decisionale. Il Sindaco Melucci, nonostante la sua prosopopea, è stato chiamato a fornire (come da norma) un parere non vincolante sulla nuova AIA, trattato come un Ippazio qualsiasi, relegato politicamente in periferia  ad osservare la vicenda con i canonici mutismo e rassegnazione.
Sempre volendo far parlare i fatti, non ci pare che lo statista impalcato a Palazzo di Città per una manciata di voti abbia saputo fare di meglio in tema di Zone ad Economia Speciale visto che ci avviamo verso una spartizione in favore degli altri porti pugliesi delle risorse originariamente destinate alla sola Taranto.
Eppure il tema portuale doveva essere il pezzo forte di colui che si era presentato come un professional, come un imprenditore marittimo prestato alla politica.
Anche sul turismo, l’uomo del mare, colui che si era adoperato per  far sbarcare i crocieristi a Taranto (a proposito, le crociere sono terminate con la fine della campagna elettorale?) è cascato sulla banale buccia di banana delle idrovie.
Questa estate passerà alla storia per  la stucchevole querelle relativa alle motonavi Clodia ed Adria le quali, per problemi tecnici verificatisi in momenti diversi, hanno reso impossibile il collegamento con le isole Cheradi proprio nel periodo di punta, danneggiando quel famoso turismo di cui i tarantini ultimamente vanno cianciando. Ma l’uomo del mare è rimasto in silenzio, lasciando che si consumasse una tragicomica polemica di maggioranza.
Probabilmente il Sindaco è impegnato in cose più alte e nobili come la situazione esplosiva del bilancio comunale la quale non avrebbe dovuto costituire una sorpresa per l’attuale maggioranza visto che si tratta della stessa che sosteneva le giunte Stefàno.
E si starà domandando come conciliare le promesse di rinascita elargite copiosamente in campagna elettorale con  la situazione disperata delle casse comunali  che, a detta di Francesco Andrea Falcone, commercialista ed esperto in materia di bilanci, abbisogna di almeno 50 anni di tempo per essere risolta.
Interpellato sull’argomento  il Dott. Falcone ha sottolineato che  “sul tema del bilancio del Comune è utile sensibilizzare l’opinione pubblica su alcuni aspetti che secondo me sono determinanti. Il Comune di Taranto ha tardato veramente troppo in questi ultimi dieci anni a lavorare concretamente per risanare le condizioni economiche dell’Ente. Indubbiamente nessuno si aspettava che l’amministrazione avesse la bacchetta magica e risolvesse problemi così grandi con un click, ma mi sembra di osservare che le condizioni generali di bilancio non siano migliorate così come l’organizzazione degli uffici, senza che l’eredità finanziaria del dissesto si sia ancora affacciata sui conti attuali del Comune”.  
Ed allora non nascondiamoci dietro un dito, non ci atteggiamo a grandi pensatori e soprattutto non ci meravigliamo se Taranto colleziona l’ennesimo primato negativo anche in tema di emigrazione: secondo i dati forniti dalla Cgil, che ha rielaborato quelli Istat pubblicati dal Corriere del Mezzogiorno, Taranto, dal 2008 ad oggi, ha “perso” 3.643 giovani diventando  la terza città d’Italia, per valore assoluto, in questa terribile classifica.
Sempre secondo i dati forniti dal Corriere del Mezzogiorno, la classifica è guidata da Molfetta con il 14,3% di giovani che emigra, seguita da Modugno (13,3%), San Severo (12,6%), Martina Franca (11,3%) e Taranto (11,2%).
Forse sarebbe opportuno fermarsi a riflettere su questi numeri e comprendere che, se è davvero la passione civile a muovere l’impegno politico, la tua comunità viene prima degli equilibri con i capibastone del Partito o degli accordi di potere. La situazione è disperata, c’è poco da giocare a fare gli scienziati della politica.



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