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L´ultima nata di casa Chigi

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

2
NOV
2017

Ancora una volta, i politici candidati o al governo perseguono obiettivi assolutamente differenti da quelli dell’elettorato del quale, spesso, non conoscono le vere esigenze. Il Rosatellum bis è una perfetta barriera protettiva per i politici che continuano a non essere i rappresentanti del popolo

Dopo il precedente modello “Rosatellum” prodotto dalla più nota fabbrica italiana, gli ingegneri di Palazzo Montecitorio e i colleghi di Palazzo Madama hanno ripresentato quello che, per loro, si è rivelato il miglior mezzo politico degli ultimi decenni: il Rosatellum bis.
Perché il Governo Italiano, quello che dovrebbe essere l’organo superiore per tutelare e fra crescere l’Italia, è divenuto una fucina per generare prodotti specifici per il mondo della politica come l’ultima legge elettorale, progettata con una tale cura dei dettagli da essere considerata una vera opera d’ingegneria. O almeno, così ci si auspicherebbe ma, a quanto pare, è proprio la mancanza di cura nelle forme e nei contenuti, insieme alla fretta con cui è stata varata, che ne contraddistingueranno il suo futuro.
Approvata da Camera e Senato con il metodo della fiducia - e già questo dimostra quanto largo fosse il consenso operando una così stridente forzatura - la nuova legge elettorale prevede un sistema misto fra il 36% di consenso maggioritario e 64% proporzionale.
Giusto per dare un breve memorandum della procedura elettorale, ricordiamo che il sistema maggioritario è quello che limita le rappresentanze della minoranza, mentre quello proporzionale mira a produrre, come risultato, un organo di rappresentanza generato dalle proporzioni delle diverse parti dell'elettorato. Entrando nel dettaglio, con la nuova legge elettorale dei nominati, 232 seggi alla Camera e 102 seggi al Senato saranno assegnati attraverso i collegi uninominali con il sistema maggioritario, dove vince il candidato che ha ricevuto il maggior numero di consensi ottenendo direttamente il proprio seggio, anche avendo ricevuto un solo voto in più del proprio diretto avversario. I seggi restanti, invece, saranno assegnati con il sistema proporzionale tramite i collegi plurinominali attraverso liste con un minimo di due e un massimo di quattro candidati. La legge è stata approvata con l'appoggio di Pd, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare contro il parere di M5s e delle Sinistre.
Sono state stabilite le soglie di sbarramento pari al 3% su base nazionale sia per il Senato che per la Camera salvo una seconda forca caudina del 10% per le coalizioni al cui interno, però, almeno una lista deve aver superato lo sbarramento del 3%. Fanno eccezione le minoranze linguistiche per le quali lo sbarramento si estende al 20% a livello regionale. La percentuale di sbarramento differirà per Camera e Senato: nella prima la percentuale è ragguagliata su base nazionale mentre nel secondo su base regionale così come previsto dalla Costituzione. Tradotto in termini pratici, le liste possono coalizzarsi per promuovere un unico candidato per il maggioritario ma divenire concorrenti per il proporzionale senza che questo determini un vincolo durante il mandato sicché le coalizioni si possono creare e rompere per convenienza in qualsiasi momento. L’espressione magistrale della coerenza fatta politica. Ulteriore massima attuazione della democrazia è il voto che deve essere congiunto: l’elettore non potrà esprimere preferenze differenti fra partito e candidato. Infine, un candidato si potrà proporre in un collegio uninominale e cinque collegi plurinominali.
Perché questo ennesimo miracolo italiano possa aver visto la luce ci sono due possibilità: in Italia non ci sono più divergenze d’opinione fra le forze politiche e, quindi, non c’è più necessità di confronto, le sinistre e il M5S sono solo disfattisti inguaribili, oppure le “larghe intese” sono così ampie che Lega e PD possono governare tranquillamente all’unisono perché, evidentemente, un incarico governativo c’è per chiunque e l’importante è restare al potere. Non è così complesso comprendere per quale delle due ipotesi protendere.
Anche questa legge elettorale è destinata a rivelarsi un ulteriore fallimento. Non certo per la totale inosservanza dei principi etico-politici ormai ampiamente superati dal raggiungimento degli scopi personali, neppure per le ferruginose modalità di scrutinio che si prestano ad ampissime interpretazioni, ma per vizi legislativi legati alla breve distanza temporale che intercorre fra l’approvazione del Rosatellum bis e il suo prossimo impiego, al contrario di quanto invece sancito dalla Costituzione e dal Consiglio d’Europa che prevedono almeno un anno di attesa. È questa un’altra legge elettorale border-line che tanto giova alla politica e sempre meno all’elettorato. Per comprendere come il sistema elettorale da sempre e ora più che mai, ignori la volontà dell’elettorato, è sufficiente ascoltare le opinioni dei potenziali candidati che non pongono mai in dubbio la loro collocazione nelle posizioni di potere ma dibattono soltanto su quali ambire. La possibilità di scelta degli elettori in merito ai candidati è assolutamente ignorata. L’elettore può soltanto decidere fra una rosa di prescelti, anche se nessuno di loro è rappresentativo della propria volontà. Prescelti non secondo la volontà degli elettori ma dei partiti e del trend istituzionale. Ancora una volta, i politici candidati o al governo perseguono obiettivi assolutamente differenti da quelli dell’elettorato del quale, spesso, non conoscono le vere esigenze. Il Rosatellum bis è una perfetta barriera protettiva per i politici che continuano a non essere i rappresentanti del popolo.
Anche in quest’occasione, s’imputa all’elettorato di non aver colto l’opportunità di far valere il proprio peso non avendo sostenuto il referendum costituzionale proposto-imposto dal precedente governo. Lo abbiamo già detto: la Costituzione necessità di alcuni adeguamenti anche per impedire le aberrazione che, come il Rosatellum bis sono perpetrati in suo nome, insieme a ricatti istituzionali e continui attentati alla democrazia ma, sicuramente, non con un referendum come quello spacciato agli italiani a fronte d’innumerevoli condizionamenti.
È facile presumere come la totale libertà di creare e smembrare le alleanze in qualsiasi momento dipenderà esclusivamente dall’assecondare le volontà dell’una o dell’altra parte delle coalizioni su leggi non certo a favore del bene collettivo ma d’interessi privati. Pervenire a questa conclusione non comporta grandi conoscenze previsionali ma di un minimo di storia della Repubblica Italiana dell’ultimo trentennio.
Sarebbe stato più logico promuovere una riforma elettorale seria, democratica, studiata con tutte le parti, confrontata puntualmente con la volontà popolare, il giorno successivo alle elezioni. Invece è stato improvvisato frettolosamente un ennesimo aborto legislativo tendenzioso ante elezioni cucito come un mostro con i brandelli più estremi e labili della Costituzione. Naturalmente prima di discutere di riforma elettorale sarebbe giusto e corretto definire e approvare lo Ius soli, che è solo un piccolo accenno verso la società civile, oltre a una riforma fiscale che tuteli le fasce deboli della società. Per chiedere fiducia all’elettorato bisogna dimostrare di meritarla ma non di certo con arroganza, sicumera e abusi di potere accompagnati da propaganda degna solo del nuovo governo americano. Questo, com’è evidente, origina populismo, divisione sociale e rigurgiti nazionalisti.
Sino a quando la politica non sarà generata dalla volontà del popolo, riportandola alla sua vera etimologia, continueranno a essere disattese le finalità cui verte la democrazia: l’unità d’intenti, la condivisione e la tutela del bene comune.
Ancora una volta la Costituzione non è stata impiegata nel pieno del suo contenuto, espresso inequivocabilmente dalla parola Democrazia.

 



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