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Le parole, i fatti

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

15
MAR
2013

 

Lo scollamento in atto tra il mondo politico, non solo nazionale per la verità, e la società civile trova la sua motivazione nella genericità delle proposte legislative atte a risolvere i gravi problemi del Paese e, soprattutto, nella incapacità dei nostri rappresentanti nelle istituzioni a tradurre i buoni propositi dei programmi in concrete realizzazioni. Parliamoci chiaro, indipendentemente dal fatto che le proposte provengano da destra, da centro o da sinistra, chi tra noi non concorda sul fatto che l’IMU sulla prima casa sia una tassa iniqua e vessatoria e quindi da eliminare o, quantomeno, da rendere più tollerabile? Chi tra noi non ritiene sacrosanto aumentare le pensioni minime per consentire una vita più dignitosa agli anziani che sono oggi, insieme ai bambini, la parte più debole della società? C’è qualcuno che potrebbe obiettare sulla necessità di non dilapidare i soldi pubblici eliminando i finanziamenti ai partiti? Qualcuno tra noi potrebbe obiettare sulla necessità di privilegiare innanzitutto il lavoro della popolazione giovanile ed abolire le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro? Chi si può dire contrario alla necessità di prevedere tutele economiche per tutti i lavoratori, senza distinzioni di categorie, che loro malgrado perdono il posto di lavoro? Come si può non essere d’accordo sulla necessità di moralizzare la res publica? Potrei andare avanti per pagine intere ad elencare i buoni propositi contenuti nei programmi elettorali di tutti i partiti, dall’estrema destra all’estrema sinistra. Ne sento parlare da più di venti anni ma, correggetemi se la mia mente vacilla, non ne ho visto realizzare uno solo. Come se ne esce? Non ho ricette miracolose da proporre ma forse si può iniziare da due requisiti ormai caduti in disuso: buona volontà e buon senso! Vi porto un esempio pratico.
Navigando nel mondo del web mi imbatto sempre più spesso in immagini dolorose per la loro drammaticità: anziani, uomini e donne, che costretti all’indigenza più completa rovistano nei rifiuti lasciati alla chiusura dei mercatini di paese alla ricerca di un ortaggio, una verdura, un frutto ancora utilizzabile. Una vergogna che pesa come un macigno su tutti noi!
Così alcuni giorni fa, trovandomi nel più grande dei supermercati che operano nella mia cittadina, ho deciso di fare due chiacchiere con il direttore del negozio e gli ho chiesto che fine fanno tutti i prodotti alimentari, freschi o a medio-lunga conservazione, che quotidianamente vengono tolti dai banchi e dagli scaffali invenduti per aver raggiunto il limite della scadenza consigliata. Immaginate la quantità di pane, carne, verdura, frutta, scatolame, oltre ai prodotti già cotti di rosticceria, di pescheria e di pasticceria che deve essere ritirata. Ebbene non è necessario avere una laurea in biologia per comprendere che se quei prodotti vengono consumati nei giorni immediatamente successivi alla scadenza, a condizione che siano stati conservati correttamente, non rappresentano alcun pericolo per la salute dei fruitori. Il direttore del magazzino mi ha confermato che i prodotti vengono smaltiti e distrutti. Alla mia osservazione che avrebbero potuto essere distribuiti gratuitamente a famiglie in condizione di grave disagio sociale, mi ha fatto presente che per legge hanno l’obbligo di distruggere i prodotti, pena gravi sanzioni. Ha aggiunto che l’Italia è uno dei pochi paesi con una legislazione così restrittiva e penalizzante. Allora la domanda è questa: perché nessuno è mai intervenuto a correggere questa legge evidentemente abnorme, con tutte le garanzie sanitarie del caso, che consentirebbe di dare una piccola risposta a costo zero al drammatico problema della sopravvivenza di milioni di persone? È proprio questo che fa la differenza tra le parole, troppe, ed i fatti, pochissimi.
 


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