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La fiera dell'est pugliese

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

25
GEN
2018

Alla fiera dell’est per due soldi una promessa Taranto comprò.  E venne Michelone, che si mangiò Melucci, che si mangiò le promesse che al mercato Taranto comprò. Sembra la canzone di Branduardi ma in realtà è la storia recente della città al centro di una fortissima tempesta di puttanate che sembrano spazzare via le residue possibilità di ripresa

Cominciamo dalla polemica stucchevole sul caso Ilva: adesso Melucci si domanda come mai non arrivino più segnali di dialogo da parte di Calenda e annuncia iniziative clamorose. Qualcuno gli spieghi (ma lo sa benissimo) che siamo sotto elezioni e il Ministro sta facendo gli scatoloni, sta sbaraccando, sta cercando un nuovo impiego possibilmente ben pagato e in Parlamento.
Che poi l’unica domanda che il duo pugliese delle meraviglie avrebbe dovuto fare (e che non ha fatto a tempo debito) è una sola: ma qualcuno ha imposto a MIttal di usare le migliori tecnologie in circolazione e di farlo in tempi brevi per rendere l’Ilva una fabbrica moderna e in grado di stare sul mercato producendo acciaio in maniera pulita come succede in molte parti del mondo? Il resto sono chiacchiere per arrivare a ridosso della campagna elettorale facendo la figura dei buoni. Della serie: caro tarantino ti prometto di tutelarti (non si capisce come) ma purtroppo siamo sotto le elezioni e l’interlocutore con il quale avrei dovuto trattare sta per evaporare politicamente.
Poi ci fu il Contratto Istituzionale di Sviluppo e milioni di euro (virtuali) piombarono su Taranto generando una serie di orgogliose esternazioni da parte di quello stesso Ministro De Vincenti che oggi ci fa sapere che quel famosissimo CIS – a due anni dall’inizio – è stato attuato il solo 9,7%. Orgogliose esternazioni finite nel nulla ma, come noto, di orgoglioni ce ne sono tanti in politica oggigiorno.
Dopo il CIS ci fu la ZES ed anche sulle zone ad economia speciale è calato il buio pesto così come è accaduto per la famosissima delibera di indirizzo sull’Aeroporto Arlotta una dichiarazione di intenti buona per tenere a bada il popolo bue, il nulla cosmico, il sottovuoto spinto.
Ma l’ultima in ordine di tempo, la bomba atomica delle puttanate è la “Legge speciale per Taranto”, fresca di pacca perché licenziata dalla Regione qualche giorno fa.
In questa “fiera dell’est” (est pugliese) – tranne che degli ufo e della fame nel mondo – si parla di tutto e, come in un comizio di Cetto Laqualunque, le elargizioni di “pilu” sono copiose oltre che sparse in ogni direzione.
Si dovrebbe teoricamente trattare di un provvedimento che delinea gli “Indirizzi per lo sviluppo, la sostenibilità ambientale e la coesione economica e sociale del territorio di Taranto”, un roba grossa sviluppata su ogni dimensione che ha la pretesa di rivoluzionare in profondità il tessuto connettivo di una città con enormi problemi.
Ed infatti si spazia dallo sviluppo urbano tarantino alla catalizzazione di processi di riposizionamento economico, produttivo, sociale e culturale con particolare attenzione alla valorizzazione delle risorse locali mediante la promozione e l’integrazione di filiere produttive di vario genere senza dimenticare l’attrazione di investimenti sul territorio volti ad internazionalizzare le imprese locali.
Particolare attenzione sarà riservata al miglioramento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese ioniche le cui condizioni dovrebbero essere agevolate anche mediante la programmazione di una serie di infrastrutture portuali e aeroportuali  in grado di renderle competitive sul mercato globale.
Non saranno escluse da questo complesso di interventi anche le iniziative volte a sostenere le startup attraverso la creazione di un fondo di venture capital per l’acquisizione di partecipazioni in imprese innovative e misure di stimolo e supporto al crowdfunding senza però dimenticare la ricollocazione, riqualificazione e riassunzione di lavoratori inoccupati e disoccupati di lunga durata o licenziati, la semplificazione delle procedure autorizzative ambientali per le attività economiche non inquinanti, la tutela e valorizzazione delle risorse urbane e del paesaggio, la rigenerazione urbana e la diffusione di sistemi di produzione dell’energia da fonte rinnovabile.
La Giunta regionale si impegna inoltre a potenziare l’offerta integrata dei servizi sanitari e socio-sanitari e di prevenzione delle patologie oncologiche, a rimuovere i limiti assunzionali in ambito sanitario limitatamente ai presidi ospedalieri (e questa, dato il trattamento riservato alla sanità ionica fino ad oggi, è la bomba finale).
Trascorso un anno dall’entrata in vigore della legge, la Presidenza regionale relazionerà al Consiglio in merito allo stato di attuazione della normativa. E siamo pronti a scommettere che Emiliano farà la stessa figuraccia di De Vincenti, il campione delle furie francesi e delle ritirate spagnole.
Gianni Liviano, colui che più di ogni altro si è battuto per portare a casa questo “enorme” risultato, dopo aver ringraziato tutti ci ha tenuto a sottolineare le finalità generali della legge che sono quelle di promuovere e sostenere, con un approccio di governance multilivello, il necessario cambiamento delle direttrici dello sviluppo della città restituendo alla comunità la dimensione del futuro. “Queste finalità generali sono declinate in obbiettivi specifici: a solo titolo esemplificativo indichiamo, tra l’altro, la localizzazione di funzioni regionali, espresse dai dipartimenti regionali e dalle Agenzie nella città di Taranto, la promozione e integrazione di filiere produttive del mare, artigianali, industriali e agroalimentari, di miglioramento della sostenibilità ambientale con la previsione di ulteriori vincoli all’insediamento di attività economiche appartenenti a classi potenzialmente inquinanti e la contemporanea semplificazione per le procedure di autorizzazione ambientale per le attività economiche appartenenti a classi non inquinanti, il potenziamento del sistema di competenze professionali, dell’offerta formativa, la crescita del tasso di permanenza della popolazione tarantina nella fascia di età  compresa tra i 18 e i 25 anni attraverso azioni mirate che promuovano l’occupazione giovanile, la diffusione di innovazione anche culturale, l’emersione dei talenti e molto altro ancora. E’ evidente – conclude Liviano -, che perché tutto il lavoro fin qui fatto abbia ora un senso, occorre strutturare in tempi rapidi, in accordo col Comune, e in maniera integrata col tavolo Cis, un programma strategico, magari anche attraverso la costruzione di un laboratorio urbano territoriale, individuando un programma di rapido avvio con l’indicazione precisa delle priorità. Se la Regione non destinerà in maniera esplicita al sostegno di questa legge una parte consistente dei fondi europei destinati allo sviluppo e alla coesione territoriale, rischieremo di aver fatto solo un esercizio di buona volontà”.
Ecco appunto, caro Liviano, i soldi dove sono?
Resta da sviluppare, tra l’altro, un “piccolo dettaglio” e cioè il Piano Strategico denominato “Taranto Futuro Prossimo” che va considerato come lo strumento attuativo della Legge Speciale per Taranto, lo strumento senza il quale questa legge è una mera scatola vuota buona solo come spot elettorale.
E quindi, di grazia, le iniziative concrete dove sono? Le vedremo nel futuro prossimo o a babbo morto? Ah ecco, abbiamo capito: si tratta del “metodo Arlotta” ossia come scrivere un temine di fantasia, chiamarlo in maniera roboante “Legge” o “Delibera di indirizzo” e farlo poi diventare lettera morta.
La tradizione dialettale imporrebbe un sano “veffuttallgnur” anche se, in tempi di retorica boldriniana, ciò potrebbe apparire politicamente scorretto.



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