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E se tornasse il Papa re?

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

22
MAR
2013

 

Quattro settimane! Sono trascorse solo quattro settimane dal 24 febbraio e quanto è accaduto al nostro Paese, e non solo, in questo lasso di tempo mi fa pensare alla realtà precedente come un era geologica lontana, se non fosse per l’anacronistica persistenza di una liturgia politica e di alcuni dinosauri che avrebbero dovuto essere completamente estinti.
Cosa è accaduto in questo breve tempo? Ripercorriamo. Con le elezioni i cittadini hanno mandato un messaggio chiaro che nessuno, a cominciare dai politici eletti, è riuscito ad interpretare correttamente. Hanno dato voce, in parti uguali, a tre differenti esigenze di cambiamento, non per dividere ulteriormente le coscienze, ma al contrario per sollecitare la ricerca dei motivi di condivisione piuttosto che di arroccamento su posizioni pregiudiziali, per mettere al centro i bisogni della gente e a sottolineare che nessuna forza politica, in questa fase grave della vita nazionale, può pensare di decidere per tutti. Da quanto abbiamo visto nei primi giorni di legislatura il messaggio è stato ignorato, a ulteriore conferma della distanza incolmabile tra la politica e la vita reale. Il secondo evento, di gran lunga più significativo, ci ha regalato Francesco, nuovo Vescovo di Roma. Probabilmente è vero che l’elezione del Pontefice è guidata dallo Spirito Santo, di certo dobbiamo ringraziare la lungimiranza ed il coraggio di Benedetto XVI e l’edificante esempio di un Conclave durato appena 36 ore che hanno donato al mondo una guida spirituale di tale levatura morale. Il terzo avvenimento ci riguarda come europei con la gravissima crisi cipriota. Intollerabile che la tecnocrazia europea calpesti inermi cittadini con i carri armati dei poteri forti della finanza, espropriandoli della loro sovranità nazionale. Quali le considerazioni che si possono trarre da questi eventi? Il primo ci conferma una penosa realtà: possono cambiare le bandiere, i nomi, i volti, gli slogan ma l’attuale politica nazionale è una metastasi conclamata che sta portando a morte certa il corpo del paese, troppo debilitato dell’inettitudine dei molti ciarlatani che si sono alternati al suo capezzale. Il secondo evento ci dà una speranza: è la dimostrazione plastica di come la capacità di volare più in alto degli interessi di bottega possono portare ad una benefica rivoluzione anche all’interno di un potere spirituale e temporale consolidatosi nell’arco di duemila anni, occorre solo avere il coraggio del cambiamento. Infine la questione cipriota dimostra, anche a chi pervicacemente vuole continuare a tenere gli occhi chiusi sulla realtà, che l’attuale governo dell’Unione Europea sta scivolando irreversibilmente in una dittatura finanziaria che calpesta il diritto fondamentale di ogni popolo di scegliere il proprio destino. Ciò detto, come si esce da questo cul de sac? Non lo so! Ma a volte mi piace coltivare la propensione onirica o, se preferite, la mia provocatoria indole visionaria.
Allora immagino che domani si possa indire un referendum popolare che proponga l’annessione dell’Italia allo Stato del Vaticano. Ci pensate agli enormi vantaggi? Innanzi tutto ci liberemmo di colpo e definitivamente di una classe politica cialtrona che ci ha messo in mutande. In secondo luogo potremmo godere del privilegio di avere governi seri e stabili. In terza istanza potremmo uscire in modo indolore da quell’autentica trappola mortale che si è rivelata essere l’Unione Europea e la sua maledetta moneta unica, ritenendo impossibile che il Vaticano aderisca mai ad una federazione meramente economica. Infine potremmo godere della soprannaturale benevolenza di nostro Signore Gesù Cristo. E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno!
 
 


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