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La figlia dell'orco

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

1
MAR
2018


Ancora una storia di degrado dove protagonisti sono i minori. Una bambina di nove anni era costretta dai genitori a subire violenza da amici di famiglia in cambio di denaro. Un copione ripetuto troppe volte che inizia con un'infanzia spezzata e termina con una vita distrutta

 "Vivo con mamma e papà. Sono figlia unica. Mio padre fa l'agricoltore. Il primo agosto l'ho accompagnato a raccogliere i pomodori nel campo. Lui si era messo d'accordo con un amico di  famiglia che ci aspettava all'interno della sua macchina. Ha aiutato papà a prendere i pomodori, poi si è steso in macchina". Questo è un estratto della tragica testimonianza rilasciata da una bambina di dieci anni agli inquirenti durante le indagini che hanno portato all’arresto di quattro persone per sfruttamento della prostituzione minorile nel palermitano. "Io non volevo avere rapporti con lui ma lui insisteva: poi quando andava via ci dava dei soldi, li dava a me perché diceva che mi voleva bene. Mi dava cinque euro se gli davo un bacio, venticinque se facevo qualcosa in più. Questo è successo prima che facessi dieci anni", così continua l’agghiacciante racconto della vittima. A nove anni i bambini studiano, giocano, guardano la televisione, amano i loro genitori, sognano. Nulla di più. Purtroppo non è così per tutti, come non lo è stato per questa piccola vittima e per tante altre. Per loro non ci sarà mai la scoperta del primo bacio buffo e innocente così come non potranno mai più decidere quando avere il loro primo rapporto intimo. Qualcuno ha deciso che loro erano abbastanza grandi, tanto da diventare una fonte di reddito con quello che potevano offrire come se la loro esistenza non fosse già il migliore dei doni che si possa ricevere. Quello di Partinico non è un caso isolato e, oltre l’indignazione, non ha destato così tanta sorpresa e scalpore. Anche senza visitare i quartieri degradati di Rio de Janeiro o la Sin City di Bangkok è possibile incontrare, anche in Italia, bambini che hanno smesso di studiare, giocare, guardare la televisione, amare i loro genitori, sognare e che, per il solo fatto di esistere, devono pagare un assurdo tributo. Se ci sono esseri umani che soffrono di una pulsione patologica verso i bambini, ce ne sono altri che hanno imparato a trarre vantaggi economici da questa patologia, sfruttando creature innocenti, nate nel posto sbagliato fra persone sbagliate. Se la pedofilia è una malattia psichiatrica, lo sfruttamento della prostituzione infantile è uno dei crimini più efferati. Eppure è un fenomeno antico ma così attuale da essere in pericoloso aumento, che serpeggia nella “società civile”; sempre che civile possa considerarsi una società che conviva con distorsioni mentali così inumane. Lo sfruttamento della prostituzione infantile e minorile in genere è una piaga difficile da individuare perché occulta e protetta dall’omertà. Innumerevoli sono i provvedimenti legislativi nazionali e internazionali che sanciscono le modalità di prevenzione e lotta alla prostituzione infantile e minorile facendole rientrare nelle forme di schiavitù. Eppure il fenomeno tende alla crescita, tanto da assumere rilievo alla pari della prostituzione femminile e maschile. Chi pensa che sia una condizione lontana dalla quotidianità sarà, al contrario, sorpreso nello scoprire quanto sia tangibile attraverso i canali della rete internet o negli ambienti della prostituzione e della pornografia. Nei pressi dello stadio S. Nicola di Bari, ad esempio, i viali e i parcheggi circostanti, sono un abituale luogo d’incontro per coppie occasionali e scambisti, una vetrina del sesso mercenario e il luogo dove bambini e minori si prostituiscono. L’ambito in cui i minori sono sottratti alla normalità e instradati alla prostituzione è, principalmente, quello familiare in ambienti degradati dove un contributo economico, qualsiasi ne sia la provenienza, è dovuto da tutti i membri, qualsiasi età abbiano. Oltre allo spaccio di stupefacenti e i furti, l’impiego dei bambini nella prostituzione è largamente diffuso. Il fenomeno ha origini differenti: mentre in alcuni ambienti al confine della società avvezzi al crimine è indotto dai genitori quale mezzo di sostentamento, in altri è favorito dal crescente interesse verso beni non indispensabili ma ritenuti utili all’identificazione sociale. Complice il lato oscuro dei social network, gli eccessivi stimoli, il confronto con i coetanei, i genitori immaturi e insoddisfatti, i dilaganti egocentrismo, edonismo e narcisismo, tali da spingere alcuni minori a offrirsi in cambio di denaro, spesso assecondati dai familiari che non ne disdegnano i vantaggi. È, questo, il caso in continua espansione delle “baby squillo” che a Roma, ad esempio, ha visto coinvolti numerosi clienti fra insospettabili professionisti e imprenditori. Il mercimonio era divenuto così dilagante da richiedere un’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto la “Roma bene”, compreso un ex capitano della Guardia di Finanza, Mauro Floriani, marito dell’europarlamentare Alessandra Mussolini. Emerge, quindi, una torbida visione dell’infanzia e dell’adolescenza, tale da far rientrare la prostituzione minorile in una delle voci dell’economia sommersa. Il caso di Partinico oltre ad essere un orrendo delitto, assume un aspetto incredibilmente depravato anche per i corrispettivi pattuiti a fronte delle violenze cui era sottoposta la bambina, come per rimarcare l’inconsistente valore della sua vita. Così come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la pedofilia è una malattia ma i clienti e gli sfruttatori della prostituzione minorile rientrano raramente in questa casistica pertanto i protagonisti di questi scenari sono criminali dediti alla violenza e alla prevaricazione che esercitano il potere sui più deboli. I delitti da loro perpetrati sono puniti dalla giustizia ordinaria i cui percorsi, a volte, sono imperscrutabili. Il procedimento nei confronti di Mauro Floriani, ad esempio, è terminato con il patteggiamento per una pena pari a 1 anno di reclusione e una multa di 1800 euro. Il prezzo pagato alla giustizia per aver violato la dignità e il corpo di una minorenne è stato pari a quello speso per sottoporla più volte ad abusi e violenze sessuali. È difficile percepire la differenza che intercorre fra i genitori delle baby squillo dei Parioli e quelli della bambina di Partinico così come quella fra i facoltosi clienti delle prime e gli amici di famiglia della seconda. Varia soltanto la posizione nella scala sociale ma il degrado etico e le finalità sono identici. È lapalissiano come l’interminabile sequenza di provvedimenti varati a tutela dell’infanzia, dei diritti dei bambini e della loro identità siano inefficaci. Per una bimba sottratta a un triste destino, quante continueranno a subire violenza? Una bambina siciliana era costretta a prostituirsi dai suoi genitori. E questo accade qui e ora e nulla garantisce che non accadrà ancora. Intanto, nella propaganda e nei programmi dei candidati alle prossime elezioni politiche non si spende neppure una parola per la tutela dell’infanzia che, di fatto, è la prosecuzione dell’umanità. Questa è la dimostrazione di quanto siano insignificanti le reali necessità ed emergenze sociali per la classe politica. Il mood ricorrente è la trattativa economica a costo di qualsiasi cosa sia rimasto di umano nella società. La famiglia, la scuola, i servizi, sono sempre più inadeguati e rivestono un ruolo secondario per l’infanzia e l’adolescenza, che divengono specchi della condizione involutiva della società. Qui morale e pudore c’entrano poco. Salvo gravi turbe psichiche, i bambini sono privi di propensioni al male che, al contrario, è indotto dagli adulti anche con l’uso di violenze fisiche e psicologiche, a volte spacciate per educazione. Le generazioni future avranno difficoltà a perdonare gli obbrobri e i crimini che ora sono commessi in nome di ragioni prive di positivo riscontro filosofico, etico, sociale o religioso.



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