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I colori dei sarti di colore

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

22
MAR
2018

Questa settimana solo tre (buone) notizie del nostro almanacco, come augurio anticipato per la primavera e la Pasqua. Una riguarda l'apertura a Taranto di uno store davvero speciale

Fino ad oggi noi tarantini, e non solo, siamo stati abituati a guardare ai migranti come gente disperata alla ricerca di un futuro meno drammatico di quello che hanno già sperimentato.
Ogni giorno troviamo migranti e gente di colore fermi davanti agli esercizi commerciali, alle strutture ospedaliere, agli ingressi ai pubblici uffici e in tutti i luoghi in cui si registra un movimento di gente.
Sono gentili, salutano e chiedono qualche moneta.
Altri, ma pochi, li vediamo impegnati in quei lavori umili che molti tarantini disdegnano, altri ancora trascorrono la giornata nei campi per raccogliere i prodotti della terra.
Fino ad oggi, però, nessuno di questi aveva pensato di poter in termini operativi offrire un contributo concreto all’economia cittadina.
E’ nata così l’idea da parte di dieci sarti di colore, in cerca di asilo, di produrre e di mettere in mostra i loro variopinti abiti e i relativi accessori.
Ma vediamo di cosa si tratta.
Apre a Taranto «Abiti dal Mondo», il primo store in Italia di creazioni sartoriali realizzate da richiedenti asilo ospiti dei centri di accoglienza straordinaria dell’Associazione Salam.
Mercoledì scorso è stato inaugurato il negozio in via Nitti, nel cuore del borgo. Sarà possibile acquistare abiti e accessori prodotti dal laboratorio sartoriale La Maison de La Mode (Lmm), progetto che è stato selezionato e premiato nel contest «Children First» organizzato e promosso da Usaim-Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) in collaborazione con l’Associazione Salam, con l’intento di favorire l’inclusione dei minori stranieri non accompagnati.
Ad oggi a lavorarci vi è una equipe con sarti, di diverse nazionalità, che ogni giorno crescono professionalmente guidati dalla sarta modellista Patrizia Solito  e coordinati dalla direttrice creativa Ida Chiatante della Idakia Art direction e design.
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Nei giorni scorsi sono tornate nella Chiesa del Carmine le statue di Cristo all’Orto del cartapestaio leccese Salvatore Sacquegna e quella di autore sconosciuto del Crocifisso.
L’importante restauro è stato operato nei laboratori di Andria dai maestri restauratori Iaccarino e Zingaro. Il risultato è stato straordinario e i tarantini resteranno meravigliati nel vedere sulla statua di Gesù all’Orto colori splendidi proprio come quelli che volle il Sacquegna.
Anche il Crocifisso è tornato al suo splendore originario, uno splendore, però, che i tarantini non avevano mai visto prima. Infatti i due restauratori andriesi hanno scoperto che il Crocifisso risalirebbe alla fine del 1600, il che significherebbe che sarebbe stato costruito intorno a quel periodo.
Usiamo il condizionale perché dagli archivi della Confraternita del Carmine non risulta né la data di acquisto, né il nome dell’autore e nemmeno la data di costruzione. Si presume, pertanto, che quando la Confraternita nei secoli scorsi decise di portare da due a tre le statue della Processione dei Misteri, forse già conservava abbandonato quel Crocifisso che rimise a nuovo proprio per poterlo portare in processione, forse unito alla Sindone, la cui costruzione è opera di un semplice falegname.
Pertanto se fino ad oggi i tarantini sapevano che 253 anni fa il nobile Calò regalò alla Confraternita del Carmine le storiche statue di Gesù Morto e dell’Addolorata, anche esse antiche, ma senza indicazione alcuna dell’anno di costruzione, e dei rispettivi autori, dalle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dai due restauratori della statua del Crocifisso, la Processione dei Misteri può vantare di avere non più due ma tre statue antiche che fanno riferimento ad un periodo compreso tra il 1600 e il 1700.
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La terza ed ultima notizia viene dal Comune di Taranto che ha fatto sapere che temporaneamente lo storico Archivio del Comune sarà trasferito negli ex locali del Cisi al Quartiere Paolo VI nella speranza che nei prossimi anni possa giungere l’auspicata autorizzazione perché l’Archivio Storico possa trovare definitiva destinazione nella ormai ex sede della Banca d’Italia in piazza Ebalia.

 



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