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Impegno, sì: ma solo per lo shopping

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

5
APR
2018

Camminavo sabato scorso lungo via Pupino. Era quasi mezzogiorno. Mi sono messo a osservare  l'enorme numero di negozi chiusi, tutti in fila, uno dopo l'altro. Tanto rabbrividente era lo spettacolo che non avevo notato una moltitudine, forse un centinaio, di giovani dall'età che va dai 15 ai 30 anni, tutti assiepati fuori a un negozietto di scarpe di tendenza

Sono rimasto colpito dal gran vociare e dalla calca arrembante, quasi a strapparsi i vestiti. La prima cosa a cui ho pensato è che si mangiasse a “sbafo”. Mi volevo accodare anche io a questa vociante moltitudine ma sono stato invaso dallo stupore, quando mi sono informato,  a che cosa fosse dovuta tale fila. Udite, udite: tutto questo ambaradan era causato dall'accaparrarsi poche paia di scarpe di tendenza. Mi hanno spiegato che ci sono solo alcuni negozi in Italia e nel mondo dove avvengono queste vendite miracolose e noi a Taranto eravamo unti dal Signore  perchè il negozio al cospetto al quale eravamo, era uno di questi. I miei occhi non riuscivano a vedere nulla di tanto sensazionale. I ragazzi mi hanno spiegato che erano lì sin dalle prime ore del mattino, ad attendere l’apertura del negozio e che sarebbero stati pochi gli strafortunati ad aggiudicarsi 5 o al massimo 10 paia di scarpe di estrema tendenza. Sì, certo, mi direte: questo è il capitalismo... ma io, quando mi trovo al cospetto di queste nevrosi, non so più cosa pensare. Credo che questo spettacolo desolante debba essere sottratto alle parole e al biasimo in quanto è specchio della società in cui purtroppo ci siamo calati consapevolmente o non. La cosa peggiore  è che ci sono coinvolti i nostri figli, quelli che sono perennemente incollati al telefonino. Diodato Tarentino canta nello splendido brano "Adesso" questa esortazione: “dici che torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari". Forse mi sarò fatto vecchio e brontolone, pur appartenendo a una classe, quella del '68, che senza ombra di dubbio, a mio parere, ha portato a tutta questa degenerazione,  culminando nell'affermazione dei Grillini.  Primo caso dove la terapia per curare le grosse ferite statali è peggiore della malattia. Ma i “ragazzi  smartphone”, credo siano messi molto peggio di noi. E' vero, sono nati in un periodo che non è di crisi ma di cambiamento epocale, di perdita di equilibrio e certezze, come posto fisso, allontanamento delle pensioni, perdita del welfare. Per questo bisognerebbe affilare le armi, lasciando perdere chimere demoniache come la moda, i selfie, il consumismo, il comunismo ed i grillini, i falsi miti, la pornografia, sostituendo a tutto ciò l'impegno anche politico, la correttezza, la fratellanza e la socializzazione, l'educazione civica, la partecipazione alla cosa pubblica e non ad ‘x factor’, alzando lo sguardo dai cellulari, ponendolo sulle cose che hanno contato, contano e sempre conteranno. Vorrei un grido unico accorato, anche di dolore da parte loro. Pensate se questa moltitudine, con questa energia, fosse impegnata a manifestare sotto il Comune di Taranto, o meglio i 200.000 che andarono al concerto di Vasco Rossi a Modena si fossero recati sotto il Parlamento a manifestare la distruzione dello Stato Italiano: non sarebbe stato meglio, più edificante?Erich Fromm scrisse "avere o essere", è questa, a mio avviso, la scelta che si deve, prima (sarebbe auspicabile) o poi fare, nella vita!

 



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