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E ADESSO UN MINISTRO PER TARANTO

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

17
APR
2018

Potrebbe essere una settimana decisiva per la formazione del nuovo governo. Da ambiente a lavoro, da turismo a commercio: c’è tanta brace da mettere sul fuoco. Per questo serve un rappresentante tarantino in Consiglio dei Ministri

È passato circa un mese e mezzo dall’ultima tornata elettorale nazionale, e la situazione pare essere ancora in stallo. Dopo due giri di consultazione al Quirinale andati a vuoto, appare chiaro che senza un ampio e condiviso accordo tra le forze politiche, la palla passa in mano al Presidente della Repubblica Mattarella. È lui, infatti, che dovrà far valere le proprie prerogative presidenziali e procedere al conferimento di un mandato esplorativo o alla designazione diretta di un primo ministro - tecnico, politico o di fiducia che sia - che possa dare all’Italia un governo autorevole e forte sul piano decisionale.
Intanto, malgrado la situazione di marasma che ha visto totalmente sconfitti i rappresentanti istituzionali uscenti e i due principali partiti di destra e sinistra quali Forza Italia e Pd, ridimensionati nei numeri e travolti dall’ondata del neo-civismo a cinque stelle, la città di Taranto è riuscita comunque a portare a Roma una piccola schiera di parlamentari del territorio. Dalla giornalista locale Rosalba De Giorgi, vicina al gruppo imprenditoriale dei Cardamone, all’imprenditore “bio” Giampaolo Cassese, dai meno noti Alessandra Ermellino e Giovanni Vianello (quest’ultimo già lavorava all’ombra di altri deputati a cinque stelle), fino al professor Mario Turco, noto per i suoi studi sul dissesto del Comune di Taranto, che a differenza dei suoi colleghi di partito è stato eletto invece al Senato. Tutti questi, eletti “portavoce” nel partito di Grillo e Casaleggio. Poi ci sono Giuliana Labriola, eletta alla Camera nel listino bloccato di Forza Italia, partito in cui è transitata dopo essere giunta per la prima volta a Montecitorio sempre grazie al Movimento a Cinque Stelle, e l’avvocato Ylenia Lucaselli di Fratelli d’Italia, romagnola d’adozione ed eletta appunto in Emilia Romagna, ma tarantina di nascita: la quale si dice anche molto orgogliosa e legata ai suoi natali.
Tuttavia, nonostante la polemica montata nei partiti tradizionali, in rotta di collisione con i rispettivi vertici nazionali sulle candidature imposte dall’alto che avrebbero fatto perdere considerevoli punti percentuali a Forza Italia e Pd (si pensi che nello stesso partito democratico l’unico deputato eletto su Taranto è, come noto, un barese), poteva andare peggio.
Al di là di ogni riferimento politico e simpatie personali, ciò che conta però deve essere il bene comune. E la città di Taranto è tristemente nota tra i temi dell’agenda politica nazionale in primis per la complessa vicenda Ilva, che ha visto frequenti prove di forza tra il Ministero dello sviluppo economico a guida Calenda, la nuova proprietà che parla il linguaggio globale, i sindacati e gli stessi lavoratori che reclamano la difesa dei loro diritti sociali acquisiti, nonché tra le stesse – e molto spesso poco silenziose – associazioni di cittadini che si battono per la tutela del diritto alla salute (non disdegnando qualche bizzarra e azzardata idea di chiusura in tronco della stessa fabbrica). Questo, e non solo, tra i principali problemi che attanagliano la splendida città culla della Magna Grecia, e che certamente nessuno è in grado di risolvere con la bacchetta magica. Per non parlare dei recenti scandali che hanno colpito, non soltanto sul piano etico, alcune istituzioni e uffici pubblici tarantini.
Ciò che serve è allora anzitutto un duro lavoro di mediazione politica, di compromesso, di lobby e difesa degli interessi tarantini nei luoghi che contano, ossia nelle famose “stanze dei bottoni” di pertiniana memoria. Ciò che non si vede forse da decenni, o che probabilmente non si è mai visto nella recente storia della città dei Due Mari. Perciò, di qualunque colore esso sia, dare rappresentanza a Taranto nella formazione del futuro governo, ossia permettere a un deputato tarantino, o per lo meno a una persona esterna che abbia le capacità umane, la legittimazione politica e le competenze culturali giuste per affrontare su vasta scala gli annosi problemi del territorio, magari scelta di comune accordo tra i nuovi eletti, potrebbe essere non solo un’occasione ghiotta per prendere in mano le sorti della città ma anche un’opportunità di riscatto per un’intera classe politica. Spesso percepita irrilevante e distante dai problemi concreti dei cittadini.
I nuovi deputati - ai quali va anche il nostro augurio di buon lavoro - ci pensino e portino le nostre rimostranze all’interno del frenetico Transatlantico. L’auspicio è quello di ottenere, se non un ministro di Taranto, almeno un Ministro “per” Taranto.



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