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La supercazzola sulla questione siriana

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

19
APR
2018

Che quello anglo americano non sia un attacco effettuato per ragioni umanitarie lo si capisce subito da ciò che cova proprio alle spalle della Siria: il Quatar (il migliore alleato degli Usa) freme per costruire un gasdotto lungo 1500 Km che, passando per Siria e Turchia, rischia di sottrarre a Putin lo scettro di maggiore distributore di gas naturale

La Siria di Bashar Al Assad sta combattendo da anni una lunga guerra contro l’Isis nonostante Obama avesse provato a destabilizzare il suo Governo con quel pasticciaccio brutto chiamato Primavera Araba, una sorta di sobillazione dei popoli mediorientali risoltasi in una destabilizzazione di portata mondiale.
E la scusa è sempre la stessa: attacchi chimici, armi di distruzione di massa, presunti genocidi e tutta quella chincaglieria di prove false che i servizi segreti americani ed inglesi sono bravissimi a fabbricare per abbattere il Saddam Hussein di turno.
Ma stavolta sarà più difficile perché in ballo c’è anche Vladimir Putin e gli interessi della Russia nella Regione.
Che quello anglo americano non sia un attacco effettuato per ragioni umanitarie lo si capisce subito da ciò che cova proprio alle spalle della Siria: il Quatar (il migliore alleato degli Usa) freme per costruire un gasdotto lungo 1500 Km che, passando per Siria e Turchia, rischia di sottrarre a Putin lo scettro di maggiore distributore di gas naturale. Bashar Al Assad – forte dell’appoggio di Iran e Russia - ha mandato a pallino questo piano attirandosi gli strali degli Americani da una parte - i quali vogliono sostituirsi a Putin nel controllo del mercato dell’energia -  e degli europei dall’altra, i quali vogliono sottrarsi al giogo energetico russo. Discorso a parte meritano gli inglesi per i quali un attacco al potere russo è divenuto un fatto personale dopo i continui sconfinamenti in territorio anglosassone da parte delle spie russe armate di polonio ed altre diavolerie.
Guerra legittima? Posizioni comprensibili? Le posizioni in campo sono assolutamente legittime e comprensibili ma non chiamatela guerra umanitaria o attacco portato dai buoni per difendere i poveri bambini dall’orco Assad perché altrimenti diventa menzogna aggravata dalla costruzione di false prove da dare in pasto alla pubblica opinione per giustificare quella che è una sacrosanta guerra di potere.
Meno male che in questo quadro che ondeggia tra il tragico ed il serioso ci si mette l’Italia a far ridere i polli con le sue interpretazioni in chiave provinciale di una guerra di posizione con riverberi così importanti da sfuggire ad un pubblico distratto che si sveglia solo se Giggino Di Maio urla “honestà”.
E cosa si dice in Italia? In Italia la parola d’ordine è “uscire dallo stallo politico e avere un governo nel pieno delle sue funzioni per affrontare la crisi siriana anche e soprattutto prima del prossimo Consiglio europeo previsto per fine giugno”.
Se non fosse per il rispetto che nutriamo per le vittime di una simile sciagura e se non ci bruciassero le circostanze che hanno originato questa guerra (le cosiddette Primavere arabe) scoppieremmo in una fragorosa risata.
Quindi questi signori – che evidentemente si sono stancati di mostrarsi intransigenti e coerenti con i risultati elettorali bramando invece per fare un inconfessabile accordo -  vorrebbero farci credere che è per la situazione internazionale che bisogna fare presto a formare un Governo in Italia.
Questo pensierino infantile (fare subito un governo in Italia perché c’è la crisi siriana) ci ricorda tanto le giustificazioni che utilizzavamo quando andavamo a scuola impreparati: è morta nonna, si è allagata casa, mamma è stata male e castronerie simili escogitate per non ammettere la nuda ed inconfessabile verità: la pigrizia si era impossessata di noi facendoci preferire il buon vecchio pallone allo studio della letteratura latina. E invece no, rendevamo serioso il fancazzismo appesantendolo con scuse gravi e da cimitero.
Ma quand’anche la situazione internazionale costituisse vero motivo di preoccupazione per le alte cariche dello Stato, quale valore aggiunto potrebbe avere il govericchio di una nazione di gregari come l’Italia nell’ambito della crisi internazionale? E come potrebbe incidere in sede sovranazionale la nostra bistrattata Nazione soprattutto nell’ambito di una istituzione come l’Europa che storicamente non ha mai preso una posizione univoca facendo costantemente la figura del bradipo politico in occasione di ogni tensione diplomatica mondiale? L’Europa sta facendo ciò che ha sempre fatto in questi casi e cioè andare in ordine sparso. Non è necessario quindi uno storicamente inascoltato Governo tricolore in carica per moralizzare una Istituzione come quella europea che non c’è e che non si fa certo influenzare dall’Italia (come per i migranti, la guerra in Libia, l’Iraq ecc).
Eppure da Mattarella in giù hanno la faccia tosta di ciulare nel manico della crisi internazionale piuttosto che ammettere di essersi incartati avendo bisogno di un inciucio per venire fuori dalla situazione di melma in cui questa legge elettorale ha cacciato il Paese.
Stenti a credere che la politica possa essere così cialtrona e meschina fino a quando non odi provenire dalla vicina televisione il coretto unanime di coloro che ti fanno la supercazzola sulla tensione siriana.
Fulgido (ma non unico) esempio è Piero Grasso il quale afferma che “la crisi in Siria rende necessaria un’accelerazione sulla soluzione della crisi italiana, sul trovare intese e non attendere le elezioni regionali per poter stabilire i rapporti di forza all’interno all’interno delle coalizioni” (che poi i rapporti di forza li abbiamo già misurati alle elezioni politiche per cui questo giochetto a chi urina più lontano in Molise non si capisce proprio).
Tra poco ci verranno a raccontare che c’è il DEF alle porte e che gli impegni presi con l’Unione Europea rendono urgente la nascita di un Governo quando sarebbe più semplice ammettere di essersi impantanati senza sussultare al grido ipocrita “lo si fa per la Patria!”.



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